Poesia ed età liquida.

Intervista alla coordinatrice del Trento Poetry Slam - Lucia Gambuzzi

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di Lorenzo Zaccaria

Lunedì 10 Luglio all'Uva e Menta si è tenuta una serata di poesia organizzata da Trento Poetry Slam. Abbiamo raggiunto Lucia Rosanna Gambuzzi, la coordinatrice, per fare due chiacchiere con lei e per capire cosa succede di fatto in queste serate.

Raccontami un po’ di Trento Poetry Slam: c'era un sacco di gente stasera.

Sì, per fortuna! Trento poetry slam è una realtà nuova e sperimentale. All’inizio, l'autunno scorso, avevamo cominciato con la paura che non venisse nessuno quando in diverse occasioni invece ci siamo trovati a dover limitare il numero dei poeti che volevano partecipare perchè erano troppi. 

Di quante persone stiamo parlando? 

Di solito abbiamo circa 15 poeti sul palco e un centinaio abbondante di persone nel pubblico. Due anni fa, mi ricordo che alla prima serata eravamo in 20 tra pubblico e poeti. Per mettertela giù in termini social, quest’anno  abbiamo raggiunto piccchi di duecento partecipanti e quattrocento interessati ai nostri eventi: per il giro del poetry slam sono numeri importanti. Devo dire che ovviamente ci speravamo, ma non ce lo aspettavamo assolutamente. 

Qual è il motivo di questo successo, secondo te?

Se la cosa è molto seguita e sta andando molto bene è perché abbiamo un pubblico figo. Ma mi sbilancio e dico che il vero motivo è Adriano Cataldo, con cui organizzo, presento e vivo il tutto. Questa è la condizione che ci siamo posti per cominciare questo nuovo anno: se il Trento Poetry Slam si fa insieme, altrimenti non si fa. Conclusa questa nostra prima stagione di successo puntiamo alla seconda caricati a molla dalla finale nazionale, alla quale abbiamo partecipato (molto intesamente intermini di energetici, emozionali e enologici) a Milano in quest’ultimo weekend. Lì abbiamo visto il meglio del panorama italiano del poetry slam e essenzialmente abbiamo capitocosa vorremmo fare nella vita di lavoro. 

Mi pare ci siano le premesse per ottimi per i progetti futuri. Ma proviamo a fare un passo indietro per noi poveri neofiti che magari qualche dubbio ancora lo abbiamo: che cos’è il poetry slam?

Il poetry slam è una competizione di carattere poetico. Spesso il pretesto della competizione serve stimolare di più chi scrive. Lettori, poeti e performer (slammers sarebbe il termine più appropriato) si sfidano su un palco, uno alla volta, valutati da una giuria popolare. Poi chi vince le competizioni delle varie serate che facciamo durante l’anno compete alle finali regionali qui a Trento e, una volta vinte quelle va alle finali nazionali: si svolgono una volta all'anno in una città italiana decisa dalla LIPS, la Lega Italiana Poetry Slam, che è la grande associazione in cui tutti quanti noi facciamo parte. Questa sera, in particolare, hai avuto la fortuna di assistere a un evento davvero prestigioso, perché con me sul palco c'era Sergio Garau, il presidente della LIPS, un poeta che ha girato per dieci anni gli slam italiani e mondiali. E non solo: c'è anche il nostro amico Ignacio Perini, il finalista dell'Argentina. 

I presentatori nel mondo dello slam si chiamano MC, giusto?

Sì, esatto: è un ruolo molto divertente ma anche di responsabilità perchè presentare uno slam vuol dire anche condizionarne il pubblico e l'atmosfera della serata in generale. Ad esempio, bisogna saper fare la battuta giusta al momento giusto e far sentire ogni poeta a suo agio. Certo a volte è complesso, ma è sempre un grandissimo onore. E lo ribadisco, ci si diverte davvero moltissimo: la cosa che più adoro del Trento Poetry Slam sono le risate con Adriano sul palco. Come capirai, è un clima molto informale e familiare. 

Mi pare un’attività molto interessante per portare la poesia – che lo stereotipo vuole decrepita – nell’attualità. Penso ai miei ricordi del liceo, quando si arrivava (a stento a Montale) e poi sembrava finisse tutto lì. Può essere un modo per unire questi due mondi, apparentemente quasi opposti?

Hai ragione e penso che questo sia importante. A volte ci si dimentica del tipo di tradizione che si sperimenta al liceo. Parlassimo di cosa sia poesia, di cosa non sia, apriremmo una parentesi troppo grande questa sera per parlarne. È un dibattito però molto attivo in Italia, perché qualcosa sta cambiando, come è normale che sia. Quanta distanza c'è tra un Carducci e, per fare un esempio, un Guido Catalano – che ha letto per noi l’altra sera della finale nazionale?. È anche vero che qua a Trento ha partecipato gente che ha letto anche odi carducciane. Quindi come faccio a mettere un limite, a definire un canone alla poesia contemporanea e poi dire il Poetry Slam si identifica o non si identifica in questo? Però è un interrogativo molto attuale, per cui il successo del Poetry Slam italiano, non solo a Trento, rappresenta il fatto che l’interesse è vivo. C’è interesse per la parola “parlata”, perché è un tipo di performance nuova e socialmente coinvolgente. Quindi dici giusto se ti sembrano due mondi totalmente diversi: le forme cambiano, sì, ma non sono così sicura che tra tradizione e contemporaneità la rottura sia totale. Ma, appunto, è un giudizio che lascio volentieri ai posteri e a chi ne sa più di me.

Aggiungerei anche un’altra cosa: prima hai citato Carducci e ho notato che la poesia di stasera sembra molto lontana dall'accademia. Sembra una poesia di temi quotidiani, potremmo definirlo quasi uno stile comico?

Comico mi sembra piuttosto forzato. Se vuoi dire teatrale quello ci sta, perché dipende dallo stile che un autore ha. Sicuramente è fondamentale la questione dell’intrattenimento, quindi lì dici giusto, c’è una componente catchy che ha un peso. Lo stile dipende tanto da chi legge e dalla poesia singola: conosco autori come ad esempio Mattia Zadra, il nostro finalista, o lo stesso Adriano o Alberto Baggio, che è un altro tra i nostri poeti, che possono spaziare dal serissimo all’ipercomico. L'aspetto teatrale conta tantissimo: perché poetry slam è performance, urlata o cantata, o addirittura anche in lingua diverse. Sul palco bisogna intrattenere un pubblico: la questione della differenza tra poetry slam e la poesia penso passi assolutamente anche – ma non soltanto – attraverso questo. È chiaro che a concepire un testo per lo scritto, si pensa letto da un lettore, magari in solitudine, se invece si pensa di scrivere per una platea al poetry slam lo si pensa diversamente. Lo slammer sa che deve coinvolgere il pubblico emotivamente. Quindi farà leva sulle emozioni, farà leva sulla lettura sentita, farà leva sulla risata e sulla assenza della risata.

Un’ultima domanda: chi vuole partecipare cosa deve fare?

Noi abbiamo una pagina Facebook sempre attiva, dove proponiamo gli eventi, di norma cinque o sei durante l’anno – anche se quest’anno puntiamo a farne di più e più variegati – quindi basta scrivere alla pagina facebook per prenotarsi alle serate di lettura.

immagine: Trento Poetry Slam