Verità e passione: yes we can!

Gianrico Carofiglio presenta "con parole precise"

di Margherita Marzari

Dopo “La Manomissione delle Parole”, Gianrico Carofiglio torna a parlare dell’importanza del linguaggio e delle sue sfumature, di termini giusti, meno giusti, di termini veri, più veri. L’importante è parlare chiaro, dire la verità e dirla con passione: questo secondo lo scrittore barese è il cuore della democrazia. Un cuore che ora come ora non sta troppo bene, manca di salute in quanto troppo spesso le parole possono essere e sono fraintese. Questo problema non riguarda solamente i politici o la classe dirigente ma riguarda chiunque, tutti i cittadini che, senza ribellarsi, accettano di brancolare nell’oscurità senza pretendere chiarezza. Da troppo tempo i cittadini sono sotto anestesia e si rifiutano di svegliarsi e di accendere la luce.

Durante la presentazione del nuovo libro “Con parole precise. Breviario di scrittura civile” alla Feltrinelli di Verona, oggi 1 dicembre ’15, Carofiglio affronta in maniera vivace e autoironica temi seri e importanti. Parla di politica, di tribunali, ma soprattutto parla di libri, di parole e di atteggiamento nei loro confronti. In particolare ricalca con forza l’importanza di dire la verità. La verità non è sufficiente dirla, deve essere detta con passione. Utilizza proprio questo termine, passione, per sottolineare il valore del vero. Per spiegare al meglio la differenza tra dire bene o male la verità porta un esempio preso in prestito dalla politica. Infatti, dice, molti politici dicono molto bene le bugie, ma altrettanti dicono molto male la verità e questo è comunque grave. Un perfetto esempio di verità detta con passione è lo slogan “Yes We Can”, utilizzato da Barack Obama per la prima volta in occasione delle primarie nel New Hampshire nel 2008. Durante il discorso, Obama utilizza molte metafore per colpire al cuore i destinatari e parla di schiavi e abolizionisti che, insieme, nella più buia delle notti, tracciano la strada versa la libertà. Il verbo per “tracciare una strada” utilizzato dal presidente è blaze che, oltre a tracciare significa anche risplendere. Con una frase esprime con forza e con passione un’idea, un concetto. Al contrario in italiano è stato utilizzato in altre occasioni lo slogan “si può fare”. È subito evidente come l’effetto sia differente: il “si” è diventato impersonale e, invece di unire l’affermazione e l’ascoltatore, li divide. Da una parte abbiamo forza, verità, convinzione, dall’altra abbiamo una possibilità, un consiglio titubante che rasenta il comico.

Nella seconda parte dell’incontro, si è concentrato sulla sua personale esperienza e sul suo rapporto con la letteratura e con il suo essere scrittore. Racconta che scrivere è una strada buia dove si procede a tentoni cercando l’uscita. Quando si comincia un libro si accetta di aprire le porte di stanze della propria coscienza che potrebbero essere scomode, non confortevoli e potrebbero mostrare lati del proprio io che non si vorrebbero conoscere. Allora perché una persona si mette a scrivere? Perché le piace stare in quel corridoio, le piace aprire quelle porte e scoprire cose nuove, perché lo sa fare o perché vuole donare qualcosa al pubblico.

"Perché un libro no appartiene mai a chi lo scrive, appartiene sempre a chi lo legge."