Venerdì 16 maggio alla Filarmonica a Trento c’è Qui è altrove: rigenerare il carcere attraverso la bellezza

Punta ad utilizzare l’arte e la cultura come chiave per aiutare le persone in carcere ad esprimersi e rigenerarsi, a trovare spazi di libertà pur vivendo in uno stato di detenzione il progetto “Per Aspera ad Astra”, l’iniziativa nata nel 2018, e cresciuta attorno all’esperienza del regista Armando Punzo e della sua Compagnia della Fortezza. E’ un progetto promosso da Acri, l’associazione nazionale delle casse di risparmio e delle fondazioni di origine bancaria. Una sfida, nonché un rigoroso e ininterrotto percorso di ricerca che, partito dalla casa di reclusione di Volterra, vede coinvolte oggi sedici compagnie teatrali attive in altrettante carceri italiane, dove realizzano innovativi e duraturi percorsi di formazione professionale nei mestieri del teatro. Hanno coinvolto finora oltre 1.000 momentaneamente detenuti.

A Trento il progetto ha preso forma grazie alla compagnia “Finisterrae Teatri” all’interno della Casa circondariale di Spini di Gardolo, sostenuto da Fondazione Caritro. E sono proprio queste due realtà a proporre la proiezione del documentario “Qui è altrove – buchi nella realtà” scritto e diretto da Gianfranco Pannone che ha seguito il lavoro di Punzo e degli attori della Fortezza prima del debutto dello spettacolo “Atlantis – cap 1”. Racconta l’esperienza ma indaga anche il senso e la forza del fare teatro. La proiezione del documentario è uno degli appuntamenti inseriti nella cornice della Piazza del volontariato, in programma dal 15 al 18 maggio a Trento. Sarà proiettato giovedì 16 maggio alle 18 nella sala della Filarmonica.

“Per Aspera ad Astra” è nato dall’esperienza ultra trentennale della Compagnia della Fortezza di Volterra, guidata dal drammaturgo e regista Armando Punzo che, nel corso della sua lunga attività, ha costruito un patrimonio consolidato di buone pratiche, e che ora si estende in altre carceri d’Italia. Ad alimentare e rendere fattibile questo progetto c’è una comunità, composta da diversi soggetti, coinvolti ciascuno con ruoli diversi: Fondazioni di origine bancaria, compagnie teatrali che curano la formazione, direttori e personale degli istituti di pena, detenuti. Ha dato vita a una rete nazionale di compagnie teatrali che operano nelle carceri e che condividono l’approccio e la metodologia di intervento. L’esperienza condivisa testimonia come sia possibile lavorare nelle carceri mettendo al centro l’arte e la cultura, lasciando che essa possa esprimersi a pieno e compiere una rigenerazione degli individui, che possa quindi favorire il riscatto personale e avviare percorsi per il pieno reinserimento del detenuto nel mondo esterno. L’obiettivo condiviso è di contribuire a rigenerare il carcere attraverso la cultura, offrendo, al contempo, ai detenuti l’opportunità di partecipare a percorsi di formazione nei mestieri del teatro. C’è la possibilità di mettersi in gioco recitando, ma anche in altri ruoli necessari perché lo spettacolo venga portato in scena: sarti, falegnami, scenografi. Altro obiettivo di questo tipo di intervento è che esso possa contribuire alla riflessione sulla piena applicazione dell’art. 27 della Costituzione italiana, innescando un processo di

ripensamento del carcere, delle sue funzioni e del rapporto tra il personale che vi opera e le persone detenute.

La validità dell’iniziativa è stata riconosciuta dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, con la quale, nel 2021, Acri ha sottoscritto un Protocollo d’intesa volto a favorire o rafforzare progetti già esistenti.

Per Aspera ad Astra serve anche per creare un collegamento tra chi è dentro e chi è fuori dalle carceri, sfidando i pregiudizi, e restituendo il diritto alla bellezza anche a coloro che si trovano in condizioni di privazione della libertà.

La proiezione del docufilm sarà anche occasione per raccontare il progetto che Finisterrae Teatri sta realizzando all’interno della Casa circondariale di Trento e che vede coinvolti circa venti attori e attrici accompagnati da una decina di professionisti. Il percorso, iniziato a ottobre, si concluderà nel mese di giugno con la presentazione dello spettacolo “La balena”, un viaggio sulle tracce di Moby Dick, in bilico tra grandi imprese e straordinari fallimenti. Il progetto permette ai partecipanti di sperimentare i vari linguaggi del teatro, dal movimento alla danza, dalla parola alla recitazione, ma anche drammaturgia, regia, scenografia, illuminotecnica. Infine, nell’ottica di lanciare ponti tra carcere e città, tra mondi così vicini e tanto lontani, in contemporanea alla creazione dello spettacolo sta nascendo “Inaspettato – un podcast dal carcere di Trento” e un documentario che seguirà gli ultimi giorni di prove e il debutto dello spettacolo.

Cosa dicono

“Qui è altrove – dice Gianfranco Pannone – non è un film sul carcere, ma sul teatro in carcere che si fa linfa vitale. Tuttavia, non si può essere insensibili alla condizione dei nostri istituti di detenzione, che quest’anno hanno registrato al loro interno una sessantina di suicidi, oltre che un po’ ovunque diverse sollevazioni per le condizioni assai difficili all’interno delle celle, per i detenuti come per le guardie carcerarie. L’esperienza di Volterra, che vede Armando Punzo animare da ben 35 anni anni la Compagnia della Fortezza, composta, insieme a dei professionisti del teatro, da detenuti-attori, è un’isola in un panorama per molti versi desolante, che ci dice una cosa semplice e chiara: ‘un altro carcere è possibile’. Possibile nella misura in cui i detenuti sono anzitutto persone che condividono con altre persone un’esperienza unica perché fortemente umana.”

Dice Armando Punzo: “Per Aspera ad Astra: attraverso sentieri impraticabili, raggiungere la luce. E la luce, le stelle, sono quelle di un’utopia concreta che si realizza lì dove è impensabile. All’inizio, forse, nessuno avrebbe scommesso su questo progetto di Teatro in Carcere. Eppure, a distanza di sette anni, è evidente a tutti che dalla nostra particolare postazione, attraverso un agire prettamente artistico, trascendiamo il carcere reale per parlare dei limiti e della prigione più ampia in cui tutti siamo rinchiusi. Per Aspera ad Astra – continua Punzo – racchiude in sé il senso dell’utopia quando si realizza. Nel suo più celebre volume, “Il Principio Speranza”, Ernst Bloch ha parlato di utopia concreta, del sogno ad occhi aperti, di quel davanti a noi che intravediamo e a cui lavorare giorno dopo giorno per realizzarlo. Ha proposto una filosofia che si oppone a una visione distopica, a una fuga dalla realtà, per arrivare a celebrare e affermare con forza le potenzialità dell’essere umano. Ho riconosciuto in questa visione di speranza concreta la mia idea di teatro con la Compagnia della Fortezza e delle compagnie che fanno oggi parte di questo progetto. Trovo straordinario che il film di Gianfranco Pannone, “Qui è altrove”, provi a darne precisa e poetica testimonianza. Ringrazio Acri e

le Fondazioni di origine bancaria che sostenendo con convinzione Per Aspera ad Astra si inseriscono con noi nel dibattito attuale sulla funzione dell’arte.”

“Per Aspera ad Astra – dice Donatella Pieri, Presidente della Commissione Beni e Attività culturali di Acri – è un progetto di sistema delle Fondazioni di origine bancaria, che mette in rete una pluralità di soggetti di territori diversi, dalle compagnie teatrali agli istituti di pena, con l’obiettivo condiviso di contribuire a rigenerare il carcere attraverso la cultura, offrendo, al contempo, ai detenuti l’opportunità di seguire percorsi di formazione nei mestieri del teatro: il progetto, di valore artistico e partecipato, sfida i pregiudizi e restituisce il diritto alla bellezza anche a coloro che si trovano in condizioni di privazione della libertà.”