Università per rifugiati e richiedenti asilo: ora si può

di Lorenza Giordani

Foto: Roberto Bernardinatti – Università degli studi di Trento

 

11 luglio 2016, una giornata in cui il merito incontra la solidarietà e l’integrazione.

È stato infatti siglato un protocollo d’intesa tra la Provincia autonoma di Trento e l’Università, alla presenza del rettore Paolo Collini, e degli assessori provinciali  all'università e ricerca, politiche giovanili e pari opportunità Sara Ferrari e alle politiche sociali Luca Zeni.

L’intento immediato è quello di permettere di far riprendere gli studi universitari ai richiedenti asilo e ai rifugiati, per consentire a chi è scappato dalla guerra o da gravi violazioni di diritti umani di valorizzare il proprio titolo di studio e la propria esperienza.

«L’Università di Trento – ha commentato il rettore Paolo Collini – è impegnata a premiare il merito anche di chi fugge dalla guerra e da altre situazioni drammatiche. Ci sta a cuore dare il nostro contributo per una loro migliore integrazione e realizzazione personale e professionale a beneficio anche del territorio».

Il Cinformi – Centro informativo per l’immigrazione – ha provveduto a segnalare i candidati tra le persone accolte in Trentino e l’Ateneo ha selezionato i cinque potenziali destinatari, due rifugiati e tre richiedenti asilo. I ragazzi dovranno ora affrontare i test d’ingresso per poter iniziare il proprio percorso a partire dall’anno accademico 2016/2017. Il protocollo sottoscritto prevede che tale possibilità venga rinnovata per i prossimi cinque anni.

Interessanti sono state le parole dell’assessora Sara Ferrari: «In una "società della conoscenza" come quella in cui viviamo – ha osservato– la formazione a tutto tondo di ogni individuo è una caratteristica necessaria al benessere dell'intera collettività e, dunque, una condizione alla quale le nazioni e i governi tendono. Sappiamo che una persona istruita è una persona più consapevole, che costa meno in termini di assistenza e che crea ricchezza. E sappiamo anche che il livello di istruzione delle persone migranti gioca un ruolo cruciale nelle modalità della loro integrazione, ne influenza la probabilità di occupazione e il livello del reddito.».

L’idea del progetto è nata già nel corso del 2015, a seguito dell’acutizzarsi dell’emergenza rifugiati anche sul territorio trentino, ed è partita dalla convinzione che anche l’università fosse chiamata a dare un suo contributo al processo di accoglienza e integrazione, attraverso l’ambito che le è più proprio ovvero quello della valorizzazione dei saperi e della cultura.

Risale, tra l’altro, proprio ai giorni scorsi la creazione di “Studenti universitari per i rifugiati”, percorso di formazione al volontariato sollecitato dall’interesse dei nostri studenti e accolto con entusiasmo dalle associazioni del territorio e da alcuni docenti.