Una vita da dottorando #1

SanbaRadio propone una nuova rubrica: un ciclo di interviste ai dottorandi di Unitn, per capire cos'è esattamente un dottorato di ricerca.

di Martina Bartocci

Inauguriamo oggi questa nuova rubrica che, come avrete sicuramente intuito, ci farà entrare nel magico mondo del dottorato di ricerca. Questo approfondimento ha come scopo quello di far conoscere meglio il percorso accademico post lauream, al fine di orientare tutti gli studenti che possano esservi interessati.

Quando pensiamo al dottorando, ci vengono in mente molte immagini stereotipate: “l’assistente” che pone domande scomode all’esame; il nerd che mangia, dorme e si diverte in laboratori pieni di provette; la persona alla quale scrivi quando hai un disperato bisogno di aiuto ma non vuoi disturbare il Prof. e, più in generale, l’amico secchione e saccente che sogna di diventare professore universitario. Ma i dottorandi sono davvero così? E soprattutto, qual è la loro principale occupazione? Per rispondere a questa e a tante altre domande, abbiamo intervistato i dottorandi dei vari dipartimenti di Unitn. Spazieremo dalle facoltà scientifiche alle facoltà umanistiche, nella speranza di fugare tutti i vostri dubbi. Iniziamo!

Il primo a rispondere gentilmente alle nostre domande è il Dott. Sebastiano Bontorin, dottorando in Fisica, al quale abbiamo chiesto di compilare il seguente questionario:

Nome: Sebastiano

Cognome: Bontorin

Ambito di studio: Fisica

Anno di dottorato: Primo

1) Qual è stato il suo percorso di studi e quali sono i suoi interessi in ambito scientifico?

Ho fatto uno di quei licei scientifici con molto latino e letteratura e mentirei se dicessi che in quegli anni fisica e matematica fossero la mia priorità. Ma, come spesso accade nella vita, le persone giuste al momento giusto possono avere un’influenza decisiva sulle decisioni future. Così è stato con il mio professore di fisica del quinto anno di liceo: la sua propensione a scartare gli esercizi numerici, preferendo una visione di insieme, mi è apparsa come un voler comprendere il mondo con occhi un po’ più attenti e diversi.

Ho scelto il corso di laurea in fisica guidato da quell’istinto, un po’ sognatore, di voler capire di più l’astrofisica. Tra le peculiarità di questo dipartimento, vi è il fatto che i corsi non insegnano prettamente nozioni ed applicazioni, ma si dedicano allo studio e allo sviluppo di modelli e teorie per poter comprendere e fornire previsioni verificabili. Sul finire della triennale, ho cominciato ad appassionarmi alla fisica statistica e alle sue applicazioni nella biofisica computazionale. Durante un tirocinio post lauream presso FBK, mi sono avvicinato al mondo dei sistemi complessi e la scienza delle reti, temi che ho poi avuto modo di approfondire durante la magistrale.

2) Cosa l’ha spinta ad intraprendere il percorso del dottorato di ricerca? Sta conseguendo il dottorato per avere un bagaglio formativo ulteriore (che possa risultare utile in ambito lavorativo) oppure ha come obiettivo futuro quello di dedicarsi alla docenza universitaria?

Sono affascinato dalla possibilità di estendere i modelli e i metodi sviluppati dalla fisica statistica a sistemi complessi ed interdipendenti, che tradizionalmente sono sempre stati lontani da un’analisi quantitativa. Il dottorato è una grande occasione per formarsi allo stato dell’arte e, soprattutto, per provare a portare il proprio contributo alla ricerca. In questo momento non sto valutando il possibile outcome accademico o aziendale, il tutto dipenderà dalle offerte e dalle possibilità che avrò al termine del percorso.

3) Cosa fa concretamente un dottorando? Quali sono le principali attività che è chiamato a svolgere all’interno dell’università? Ci sono esami da sostenere periodicamente?

Il dottorando fa ricerca, in modo non dissimile dagli altri ricercatori del dipartimento. Periodicamente, per accedere agli anni successivi, viene valutata l’attività di ricerca e lo svolgimento di attività formative. Inoltre, si può partecipare attivamente alla didattica come assistenti o esercitatori. Ma il cuore dell’esperienza del dottorato resta lo sviluppo del proprio progetto di ricerca, anche attraverso una costante formazione (in special modo nel periodo iniziale) e tramite lo studio di metodi e risultati più recenti.

4) Descriva, a suo personale giudizio, un aspetto positivo e un aspetto negativo del dottorato di ricerca.

L’aspetto migliore e più rilevante di un dottorato, per la mia esperienza, è la libertà di sviluppare una propria idea ed elaborare nuovi metodi per poter risolvere un problema. Uno degli aspetti negativi è invece la difficoltà nel trovare un equilibrio con la vita al di fuori dell’accademia: è facile trovarsi a lavorare ad orari inusuali ad esempio, ed è essenziale ogni tanto staccare e dedicarsi ad altro (io vado in bicicletta nel weekend) per ritrovare un po’ di chiarezza ed energia.

Ringraziamo il Dott. Bontorin, al quale porgiamo i migliori auguri per la sua carriera accademica!

Vi aspettiamo numerosi al prossimo appuntamento, per fare quattro chiacchiere con un altro dottorando.