Una borsa di studio per ricordare Valeria Solesin

Di Matteo Breda

Il 14 novembre 2015 il rettore dell’università Paolo Collini era in piazza a Trento di fronte a 500 ragazzi e alle loro famiglie, riuniti per la cerimonia di laurea finale. Un’occasione che sarebbe dovuta essere di festa era però oscurata dai fatti accaduti nella nottata: in molti infatti, tra cui lo stesso rettore, per tutta la notte avevano seguito i telegiornali che davano notizia di alcuni gravi attentati al locale Bataclan di Parigi, senza essere riusciti né ad afferrare la piena gravità della situazione né a sapere se vi fossero state vittime tra i connazionali.

I morti, alla fine, saranno 130. Tra di loro la conferma di ciò che, nella già grande tragedia, almeno fino all’ultimo si sperava di evitare: una giovane vittima italiana. Era Valeria Solesin, ricercatrice presso sociologia all’Università di Trento, che era a Parigi proprio per il suo programma di doppia laurea; nelle parole del rettore lei era “ciò che di meglio si vorrebbe vedere nella nostra comunità di studenti”.

Proprio per questo a Trento è stata creata una borsa di studio che porta il nome di Valeria: venerdì 2 dicembre, con una cerimonia presso la facoltà di sociologia sociologia, tale borsa è stata assegnata ad Eleonora Matteazzi, anch’essa ricercatrice. Come nuovamente ha ricordato il rettore Collini infatti “per ricordare un ricercatore non c’è modo migliore che dare continuità al suo lavoro ed alle sue passioni”, con la consapevolezza che l’impegno di Valeria non sia stato spento dalla la sua scomparsa.

Dell’impegno di Valeria ha parlato anche Sara Ferrari, assessore all’università, che ha ricordato come il suo lavoro di riceraca fosse centrale nelle politiche familiari anzitutto di questo territorio, così come di ogni società che vuole dirsi moderna.

A concludere la cerimonia anche le parole di Barbara Poggio, prorettrice alle politiche di equità e diversità, Mario Diani, direttore del dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, l’On.le Enrico Costa, ministro per gli Affari Regionali, ed, infine, la madre di Valeria, Luciana Solesin; in quella stessa aula Kessler in cui, assieme alla figlia, aveva assistito alla laurea di così tanti studenti, Luciana esprime un’ultima richiesta: che l'ispirazione che c’ha lasciato Valeria possa risiedere, oltre che nel suo impegno nella ricerca, anche in quella determinazione che la contraddistingueva ogni giorno.