Un nuovo strumento per “leggere” le cellule

Un team internazionale coordinato dall’Università di Trento ha messo a punto uno strumento bioinformatico per chi lavora con i dati più avanzati della biologia molecolare. Si chiama Cell Marker Accordion e aiuta a interpretare i risultati di analisi su singole cellule, rivelando anche la presenza di cellule alterate legate a patologie come leucemie, mielodisplasie o tumori solidi. Pubblicato un articolo su Nature Communications.

I risultati della ricerca, condotta con la collaborazione dell’Università di Yale (Stati Uniti), dell’Università di Trondheim (Norvegia), del Policlinico di Milano e dell’Istituto di Biofisica del Cnr, sono stati pubblicati su Nature Communications nell’articolo “Cell Marker Accordion: interpretable single-cell and spatial omics annotation in health and disease”, raggiungibile al link: https://doi.org/10.1038/s41467-025-60900-4

Il software è stato pensato per aiutare a identificare i tipi cellulari in campioni biologici, sia in condizioni normali, sia in presenza di malattie. Può ad esempio segnalare la presenza di cellule staminali leucemiche o plasmacellule tumorali, suggerendo anche quali geni potrebbero essere coinvolti nelle alterazioni.
Uno dei punti di forza è l’accessibilità. Oltre al pacchetto software per chi ha competenze bioinformatiche, è disponibile una versione web che può essere usata facilmente anche da chi non programma, grazie a un’interfaccia intuitiva.

Tra gli obiettivi futuri c’è quello di adattare lo strumento a nuovi tipi di dati e mantenerlo aggiornato nel tempo, così da garantire alla comunità scientifica uno strumento sempre affidabile.

Il progetto è stato sviluppato al Dipartimento Cibio e ha coinvolto gruppi di ricerca con competenze specifiche, dai tumori cerebrali ai tumori del sangue. Tra i partner ci sono i team coordinati da Paolo Macchi, Maria Caterina Mione, Luca Tiberi dell’Università di Trento e da Gabriella Viero del Cnr. A questi si aggiungono Giulia Biancon (Policlinico di Milano), l’Università di Trondheim e Stephanie Halene, della School of Medicine di Yale.
Lo studio è stato condotto con il sostegno di Airc, Ail Trento e Bolzano, Fondazione Vrt, un bando a cascata del centro nazionale per lo Sviluppo di Terapia Genica e Farmaci con Tecnologia a RNA (Pnrr) e il dipartimento di eccellenza Cibio.

In foto il gruppo di ricerca (©UniTrento ph. Marco Parisi)