Un caffè fatto di otto volti, otto racconti e otto esperienze Erasmus.

Lasciati incuriosire dalle storie di questi otto studenti!

di Rebecca Sandri 

 

Sono seduta in questo bar da qualche ora.

La coppia a fianco a me si sta raccontando dei viaggi intrapresi nell’ultimo anno: immagino non si vedano da molto tempo. È una conversazione così appassionante, non solo per il racconto, ma per le domande poste l’un altro: così precise, esaustive, interessate.

Dopo averli ascoltati, ho realizzato di quanti viaggiatori io abbia incrociato durante il mio percorso e di quante storie ho ancora da ascoltare. Proprio ora, anche io di ritorno da un’esperienza unica come l’Erasmus, sento di voler condividere un caffè con voi: un caffè fatto di otto volti, otto racconti e otto tazzine ricche di episodi, emozioni e riflessioni.

Sono le storie di Francesca, Deborah, Matteo, Masseo, Angelica, Chiara, Alessandra e Vittoria, appena tornati da nazioni e tradizioni diverse.

Una chiacchierata che parla diverse lingue, dunque; ed è proprio da qui che partiamo: dalle parole.

Chiedo infatti ai ragazzi di sceglierne una per descrivere la loro esperienza.

Se Masseo e Matteo lo fanno rispettivamente attraverso le espressioni “ddzién dobry” (buongiorno), e “zdrowie” (salute!), Angelica e Chiara, invece, non hanno dubbi: il loro è stato un viaggio indimenticabile.

Vittoria indica la sua esperienza come una crescita personale, mentre Francesca e Deborah partono da ciò che rende questo scambio unico nel suo genere: la diversità.

Infine, Alessandra ha utilizzato il termine sfida. Una sfida alla quale non si è mai davvero preparati: si parte sempre ricchi di speranze e paure, con uno zaino vuoto, che si riempie però un po' alla volta grazie ai racconti e ai consigli di chi ci è già passato.

Per questo ho scelto di chiedere ai nostri compagni di caffè quale consiglio darebbero agli studenti che tra poco potrebbero trovarsi al loro posto.
Chiara e Masseo, entrambi partiti per la Polonia, consigliano di fare un corso di lingua polacca, utile all’integrazione con i locali. Il rischio, come ci dice Chiara, è quello di ritrovarsi a dover mostrare alle commesse del supermercato immagini di cibo su Google per riuscire a sfamarsi.
Spostandoci dall’altra parte del mondo, in Cina, Francesca raccomanda: “Cercate di conoscere la vera Cina, che non è quella della Grande Muraglia o degli involtini primavera, ma quella che si nasconde ai piedi dei grandi grattacieli finanziari, la Cina più autentica dove ammirare le anziane che impastano ravioli sul ciglio della strada.”.

Dalla Germania, invece, Vittoria vi sprona a “condividere qualsiasi cosa, un caffè, un piatto del tuo paese di origine, ansie e risate”, a “non fasciarsi la testa” e a “buttarsi a capofitto in tutto quello che quest’esperienza offre”.

Tutte queste testimonianze sono prova di come ogni viaggio lasci qualcosa di diverso nella memoria e progetti di ognuno. Quando si vive all’estero c’è chi veramente trova una nuova ed appagante dimensione e chi invece ritorna sui propri passi, rivalutando casa. Non sempre, infatti, è tutto oro ciò che luccica: Francesca racconta ad esempio come la Cina sia governata “da un partito comunista che spesso non permette ai propri cittadini un contatto diretto con il mondo esterno. Le notizie che arrivano, prima di essere diffuse, passano per la censura e alcuni avvenimenti vengono, addirittura, cancellati dai libri di storia. Noi in occidente diamo per scontata una cosa molto importante; la libertà di parola”.

Deborah ci riporta dalla Germania una testimonianza preoccupante, parlando delle “manifestazioni neonaziste che ogni lunedì si svolgono nella città tedesca di Dresda. Un'estrema destra così attiva non me l'aspettavo.”
 

Conoscere persone nuove, con altre storie, altre tradizioni comporta inevitabilmente esperienze bizzarre. Così, me ne sono fatta raccontare un po’:

Francesca spiega come in Cina non esista l’uso del contante: “per questo motivo si paga tutto scannerizzando un QR code dal telefono, direttamente collegato alla tua carta”. Abitudine comune anche fra gli anziani che chiedono l’elemosina, i quali ti fanno trasferire i soldi direttamente sul loro conto!
Chiara dalla Polonia, ci racconta un’esperienza alternativa di trasporto pubblico: “In Polonia ho usato spesso Uber. Una volta ho intrattenuto una conversazione con un autista ucraino che, non sapendo una parola di inglese, ha chiamato un suo amico in vivavoce che ci ha fatto da traduttore simultaneo”.

Matteo, sempre dalla Polonia, ci racconta uno dei classici esempi degli incidenti in pizzeria, una nota sempre dolenti per gli italiani nel mondo. Qui, racconta Matteo, servono la pizza già tagliata e portano ketchup e maionese per le croste.

 

L’Erasmus è un progetto nato per rafforzare e consolidare la cittadinanza europea, sarà veramente così?
Masseo, Matteo, Angelica e Chiara confermano l’effetto di “europeizzazione” che l’Erasmus ha avuto su di loro. Alessandra e Vittoria, dall’altro lato, ci raccontano di come l’Erasmus sia stata la chiave necessaria a confermare la loro identità europea.

 

Deborah, invece, va contro corrente: questo progetto è stato per lei un modo per interfacciarsi con una nuova culture ed una nuova lingua, rendendola cittadina del mondo più che europea.

Solo dopo aver letto queste risposte sincere e ponderate, mi sono resa conto di aver ricevuto una conferma sulla mia idea di Erasmus: non c’è un modo giusto o sbagliato di viverlo, non ci sono regole da seguire, ma sei soltanto tu a crearle. Per chi non ci è mai andato, per chi sta per partire o per chi è tornato, l’Erasmus è un’esperienza unica; per questo, se hai bisogno di motivazione ed incoraggiamento, qui sono solo otto storie, ma ce ne sono migliaia, tutte da raccontare!