Ieri, in pompa magna, è stato presentato in rettorato il progetto della nuova Biblioteca universitaria, che sorgerà in fondo al quartiere delle Albere, dove originariamente doveva trovare posto il centro congressi provinciale. Autore del progetto è l'archistar Renzo Piano, progettista dell'intero quartiere sorto nell'area ex Michelin nonché del celeberrimo Muse, presente ieri a Trento insieme al presidente dell'Ateneo, Innocenzo Cipolletta e alla rettrice Daria de Pretis.
Un edificio che mira indubbiamente a diventare, sulla scia della facoltà di lettere, un nuovo biglietto da visita dell'Ateneo. Nello stabile, che si articola su 7 livelli per una superficie complessiva di 6.752 metri quadri, dovrebbero trovare posto circa 480mila volumi, in oltre 10mila metri lineari di ripiani, per la maggior parte – ed è il caso di dire «finalmente» – a scaffale aperto, superando la continua dipendenza dal deposito che è certamente un punto di debolezza dell'attuale biblioteca centrale. Dal piano terra, gli utenti accederanno ad una hall che darà sugli spazi consultazione di periodici, dizionari ed enciclopedie. Nel primo piano ci saranno gli uffici ed un'aula didattica multimediale. Dal secondo al quinto piano, spazio ai libri: si comincia con diritto ed area umanistica, per poi lasciare spazio ad arte e letteratura al terzo, scienze al quarto e storia al quinto ed ultimo livello, che avrà una copertura in cristallo.
L'apertura del nuovo complesso, prevista a fine 2016, rappresenta certamente un passo avanti per il nostro ateneo. Che l'attuale biblioteca centrale risulti insufficiente per soddisfare le esigenze dell'intera platea degli studenti trentini risulta fatto acclarato. Prova ne sia la calca che si forma tutte le domeniche pomeriggio all'ingresso della struttura: in alcuni casi le postazioni non sono sufficienti nemmeno per tutti gli studenti in attesa. Durante la settimana il problema è attutito dai tanti spazi studio presenti nelle singole facoltà, ma quando queste chiudono per il fine settimana ed il «Cial» (come molti chiamano la struttura in fondo a via Verdi) deve accogliere tutti, il problema si manifesta nella sua intera portata.
Sul progetto rimangono tuttavia delle perplessità. La prima, e quella più forte, riguarda la posizione: la nuova biblioteca si trova infatti ben 300 metri oltre il Muse, in direzione ad almeno un quarto d'ora a piedi dai dipartimenti più vicini (economia e lettere). Una zona attualmente poco servita dal trasporto pubblico (o per niente nelle ore serali e alla domenica) e lontana dai servizi (fatti salvi i pochi bar e negozi attualmente aperti nella zona delle Albere, che come tutti sanno ad oggi è pressoché deserta). Difficile pensare di «fare un salto in biblioteca» nella pausa tra le lezioni. Da questo punto di vista, l'area Sanseverino dove avrebbe dovuto sorgere il progetto dell'architetto Botta (poi abortito – secondo la versione ufficiale – a seguito della spesa eccessiva di 61 milioni di Euro) risultava nettamente più indicata per andare nella direzione di concentrare tutti i servizi universitari in una sorta di campus urbano. Del resto, in un'intervista a Sanbaradio della scorsa primavera la stessa rettrice aveva confidato di non ritenere un problema grave la distanza dalle facoltà, portando l'esempio di città come Bologna dove i servizi per gli studenti sono dispersi su un'ampia area geografica (anziché quello dei campus americani e del nord Europa che sono delle "città nella città" dove, nel giro di pochi metri, c'è tutto quello che serve allo studente) L'acquisizione dell'area di TrentoFiere per realizzare mense, aule studio e altri servizi universitari attutisce un po' il problema, anche se il grosso della distanza è dal sottopassaggio sulla ferrovia presso il cimitero al capo opposto del quartiere. Del resto, da più parti l'operazione biblioteca è stata letta anche come un tentativo di dare un senso nuovo al progetto delle Albere, un quartiere attualmente pressoché disabitato.
La nuova struttura verrà a costare 44,5 milioni di Euro: il polo congressi inizialmente previsto avrebbe dovuto costare alla provincia 31,4 milioni di Euro, i rimanenti 13,1 milioni sono invece dovuti ai lavori di adeguamento. Una spesa comunque inferiore a quella del progetto di Botta (la sola progettazione, per la cronaca, è stata pagata 512mila Euro). Un costo certamente sensibilmente inferiore a livello monetario, ma a fronte di un costo non monetario dato dalla minore accessibilità.
Un'altra perplessità riguarda il numero di postazioni. Attualmente la biblioteca centrale offre 320 posti a sedere su due sale. Per la nuova struttura si parla di 500 postazioni. Un numero che rischia seriamente di essere insufficiente, a fronte di oltre 13mila studenti che orbitano sulla città. L'apertura della nuova struttura dovrebbe poi comportare, a quanto si era capito, anche una "razionalizzazione" delle attuali strutture: quasi scontata appare ad esempio la chiusura della Biblioteca di Lettere al parco Santa Chiara, con i suoi 100 posti. E che cosa capiterà in collina, dove tra Povo e Mesiano ci sono circa altri 500 posti?
Anche in questo caso, i 500 posti rischiano fortemente di essere insufficienti negli orari in cui la nuova biblioteca sarà l'unico spazio per studiare aperto in città (orari serali e domeniche, soprattutto nei periodi di sessione).
Interessante anche il capitolo tempi di realizzazione: con la conferenza stampa di lunedì si è già ufficializzato uno slittamento di un anno. In primavera, infatti, sembrava che la nuova struttura dovesse vedere la luce già nel 2015, al termine di lavori di adeguamento tutto sommato modesti. Ora si parla già di fine 2016 e appare difficile escludere a priori ulteriori rinvii. Certo, in ogni caso un periodo sensibilmente inferiore a quello che sarebbe stato necessario per iniziare da zero il progetto in Sanseverino. (Benjamin Dezulian)
(nella foto: il cantiere della nuova biblioteca)