di Margherita Marzari
Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) è un accordo commerciale ancora da definire tra USA e l’Unione europea, in trattative dal 2013. Prevedrebbe un accordo di libero scambio tra questi Paesi, favorendo così l’integrazione dei due mercati grazie alla rimozione di barriere non finanziarie, come possono essere differenze di regolamenti tecnici o procedure burocratiche, e alla riduzione dei dazi doganali. Le merci sarebbero in questo modo libere di circolare più facilmente.
La realizzazione di questo progetto creerebbe la più grande zona di libero mercato al mondo. Infatti da sole, Unione europea e Stati Uniti d’America, rappresentano metà del PIL mondiale e sono responsabili di un terzo del commercio globale. Inoltre l’accordo potrebbe essere esteso ad altri Stati con cui queste due potenze hanno già accordi di libero mercato come per esempio i facenti parte della North American Free Trade Agreement e dell’Associazione europea di libero scambio.
Il progetto non è tuttavia esente da critiche e privo di aspetti negativi. Il rischio è quello di causare la crescita economica delle multinazionali affossando invece le aziende medio piccole. Inoltre per i governi risulterebbe più difficile mantenere un controllo efficiente sul mercato locale e questo si ripercuoterebbe in maniera negativa sul benessere collettivo.
I cittadini coinvolti sarebbero circa 820 milioni appartenenti a quasi ottanta Stati differenti e proprio per questi numeri il TTIP può essere considerato di importanza storica. Il trattato dovrebbe essere completato nel 2015 secondo le previsioni iniziali per poi essere presentato e votato in Parlamento europeo.