di Lorenza Giordani
Lo scorso 27 novembre è stato Thundercat, alias Stephen Bruner, a salire sul palco di un teatro Santa Chiara gremitissimo di giovani per la rassegna Jazz’About.
Bassista abilissimo e amante del basso a sei corde, uno de tratti che meglio definiscono la personalità di Thundercat quale musicista è proprio la sua estrema versatilità. Grazie ad essa, il nostro musicista ha potuto spaziare dai Sucidial Tendencies (di cui è stato bassista ufficiale nei live per un po’) ad Erykah Badu, proprio a testimonianza della sua poliedricità.
Foto: Impattosonoro.it
Il suo talento si fa notare presto anche nell’hip hop, grazie al suo formidabile contributo all’album “To pimp a butterfly” di Kendrick Lamar, tra i dischi rap più importanti degli ultimi anni. Quest’ultimo però è stato anche un periodo di svolta e crescita personale per Thundercat, che con i suoi ultimi album “The Golden Age Of Apocalypse” ed “Apocalypse” (rispettivamente del 2011 e 2013), per poi giungere all’ultimo “Drunk” del 2017, ha riscosso notevole successo, anche tra la critica, raffinando le doti di scrittura testuale e musicale.
foto: Copertina del nuovo album 'Drunk' del 2017
L’abilità di bassista, invece, è ormai conclamata e quasi non necessità di essere affinata: virtuosismo tecnico e scelta di musicisti preparati e comunicativi allo stesso tempo, per un risultato strepitoso. Violino elettrico, tastiera, batteria scoppiettante: il tutto mescolato a creare uno spettacolo gioioso, visionario e a tratti molto emotivo. Dove l’hip hop incontra decostruzione ed un po’ di follia, ecco un risultato cosmico dai tratti anni Settanta.