Stiamo vivendo una nuova Guerra Fredda?

Cyber war e cybersecurity sono le nuove frontiere dello scontro diplomatico tra Russia e Stati Uniti

di Giulia I. Guerra

La Russia ha mostrato di essere un temibile avversario nel campo della guerra digitale, o cyberwar, in quanto i servizi di intelligence russi hanno più volte violato gli scudi digitali di grandi imprese, privati e persino organizzazioni governative. In particolare, gli hacker russi sono una minaccia concreta per la sicurezza nazionale del più acerrimo avversario, gli Stati Uniti, pertanto la nuova stagione di attacchi “al potere” statunitense fa parlare gli esperti di un revival della Cold War. Quali sono le prospettive per il mondo oggi?

Con il fiato sospeso per quarant’anni

La storia ricorda come lo scontro diplomatico tra blocco sovietico e blocco occidentale abbia tenuto il mondo con il fiato sospeso per quarant’anni, poiché le due superpotenze, Unione Sovietica e Stati Uniti, disponevano di un arsenale militare sterminato, capace di colpire qualsivoglia avversario con relativa precisione e rapidità. Proprio la tensione e la consapevolezza di una reciproca vulnerabilità tra le due potenze hanno fatto parlare gli esperti di MAD, mutua distruzione assicurata, ossia la dinamica psicologica per cui nessuno dei due attori internazionali attaccava l’altro, essendo consapevole che il danno arrecato all’avversario avrebbe provocato una risposta tale da danneggiare se stesso in modo significativo. Su questo sfondo, tuttavia, la tecnologia militare e non solo ha fatto molteplici passi avanti, grazie ai massicci investimenti dei due stati. È noto, fra gli altri, che l’esplorazione dello spazio in questo periodo e il lancio dello Sputnik siano stati il prodotto di queste ricerche scientifiche supportate da interessi strategici militari.

Il ruolo della tecnologia oggi

Oggi, la Russia sembra riprodurre le dinamiche della Guerra Fredda, sviluppando strumenti tecnologici avanzati e investendo nella ricerca, con l’obiettivo di accedere ai dati sensibili delle organizzazioni governative statunitensi e indebolire l’avversario sfruttando queste informazioni. Inoltre, in un mondo interdipendente e interconnesso come il nostro, i confini fra nazioni non sono soltanto fisici ma anche digitali. Il ruolo delle comunicazioni è sempre più importante all’interno della società, pertanto chi può influenzare e manovrare le forme e gli strumenti di comunicazione, può ottenere potere sulla società. Le autorità russe sembrano consapevoli di questi, pertanto stanno promuovendo azioni chiamate in gergo “weaponization of information”, ossia trasformare le informazioni in armi contro gli avversari. Uno degli esempi più concreti è la campagna di disinformazione ai danni dei cittadini statunitensi durante le elezioni presidenziali 2016, che scuotono ancora oggi l’America circa le interferenze del presidente russo Vladimir Putin e il coinvolgimento dell’ex presidente statunitense Donald Trump.

Inoltre, l’uso della tecnologia come arma oggi implica anche l’attacco a infrastrutture critiche per un paese, come aeroporti civili e militari, canali di trasporto delle fonti energetiche, centrali elettriche e nucleari. Ad esempio, nel 2009 un’unità militare della Federazione russa, Sandworm Team, avrebbe usato un malware per accedere all’IT network di una compagnia energetica ucraina, di qui avrebbe manipolato il Sistema di Controllo Industriale con l’obiettivo di tagliare il flusso di energia a Kiev e punire il governo centrale per i passi verso l’Unione Europea. Sempre nel campo dell’energia, nel 2015 i cyber-terroristi russi  avrebbero manomesso il sistema elettrico nazionale ucraino, provocando disservizi per circa 225.000 persone nel Paese. 

Sotto attacco: prospettive di difesa

Le potenze occidentali non hanno nascosto preoccupazioni circa gli strumenti high-tech e il loro utilizzo da parte dei russi, che hanno dimostrato di essere efficaci nel penetrare le barriere di sicurezza di una superpotenza come gli Stati Uniti. Pertanto, questi paesi hanno promosso diversi piani per migliorare la strategia nazionale di difesa, compresi sforzi comuni per perseguire obiettivi di sicurezza informatica entro la NATO, investendo importanti risorse finanziarie. Il diritto internazionale potrebbe giocare un ruolo cardine in materia, ma la Corte Internazionale di Giustizia non ha ancora formalmente considerato questo argomento, anche se ha riconosciuto che il territorio di un paese non può essere violato da un altro o utilizzato per atti che danneggiano un altro stato. Di fatto, nell’UN Group of Governmental Experts (GGE) l'amministrazione Obama ha chiesto di prendere in considerazione l’evoluzione delle tecnologie informatiche e le strategie di sicurezza internazionale, che ha portato nel 2015 all’adozione di norme non vincolanti per i membri dell'ONU, fra cui:

  • gli Stati non dovrebbero condurre o sostenere operazioni informatiche che danneggiano o hanno impatto su infrastrutture critiche di un altro Stato o sistemi di informazione utilizzati da unità operative nazionali di risposta alle emergenze;
  • gli Stati dovrebbero rispondere alle richieste di assistenza di altri Stati le cui infrastrutture critiche
    sono colpite da atti informatici dannosi.

Il campo della cybersecurity è tutt’ora in evoluzione ed esplorazione, pertanto è difficile per gli esperti fare previsioni sulle conseguenze dei conflitti in questa nuova dimensione strategica. Tuttavia, il sentimento comune è quello di trovarsi davanti a nemici invisibili, gli hacker, spesso difficili da tracciare e capaci di cancellare le proprie tracce sui server utilizzati per commettere illeciti.

Per concludere, la tecnologia oggi ha creato un nuovo spazio della sovranità statale, l’ “Internet Sovereignty”, ma la sua governance non è chiara. Quel che è certo è che la violazione dello spazio digitale di uno stato implica un atto di ostilità che può inasprire i conflitti tra nazioni avversarie, che perciò stanno ritornando alla corsa agli armamenti come cinquant’anni fa.

 

Per approfondire:

Fidler, D. (2016). The U.S. Election Hacks, Cybersecurity, and International Law. AJIL Unbound, 110, 337-342. doi:10.1017/aju.2017

SHUYA, M. (2018). Russian Cyber Aggression and the New Cold War. Journal of Strategic Security, 11 (1), 1-18. Retrieved May 8, 2021, from https://www.jstor.org/stable/26466903