Spagna e Israele: la naturalizzazione dei cittadini stranieri può essere uno strumento di politica internazionale?

Osserviamo il caso della legge che concede la cittadinanza spagnola alla comunità sefardita

di Giulia I. Guerra

La divisione della comunità ebraica

Storicamente, la diaspora dell’anno 135 è considerata il punto di partenza della divisione tra il popolo ebraico. Oggi possiamo così distinguere tre principali gruppi: gli Ashkenaziti, o "germanici" in ebraico medievale, che denotano la loro posizione nell'Europa centrale, i Sefarditi, o "ispanici", che denotano la loro base spagnola, portoghese o nordafricana e i Mizrahim, o "orientali", altre comunità ebraiche non europee situate più ad est.

Origini della comunità Sefardita

Il termine sefardita significa "spagnolo" o "ispanico" e deriva da Sepharad, un luogo biblico che è stato storicamente identificato come Hispania, l'antico nome romano per la Penisola iberica. Anche se le comunità ebraiche abitano la penisola iberica da quasi duemila anni, dall'epoca romana, gli ebrei sefarditi sono considerati discendenti degli ebrei che vivevano nella penisola iberica almeno alla fine del XV secolo, prima del Decreto di Alhambra del 1492 per ordine dei Monarchi Cattolici in Spagna, e del decreto del 1496 in Portogallo per ordine del re Manuel I.

Nella Penisola iberica, la presenza di comunità ebraiche è testimoniata sin dal 300 A.C, quando potevano godere dei diritti della cittadinanza romana. In qualità di cittadini della provincia di Hispania, gli ebrei potevano esercitare le proprie professioni liberamente e avere un ruolo attivo nella vita economica e sociale della regione. Il legame di questa comunità con la Spagna continua ad evolvere per tutto l’arco del Medioevo iberico, nel corso del quale gli ebrei vivono periodi altalenanti di piena integrazione con le comunità locali e spiacevoli stagioni di persecuzioni e persecuzioni, in base al ricambio dei governanti.

Così, ad esempio, sotto il regno dei Mori (VIII – XI secolo circa) gli ebrei sefarditi vivono la propria età d’oro, collaborando a stretto contatto con gli intellettuali islamici in svariati campi, dalle lettere alla matematica, dalla medicina all’astronomia, facendo fiorire la regione anche grazie agli scambi commerciali con il resto d’Europa e del Mediterraneo, essendo molti di loro mercanti e artigiani.

Giunta l’età della Reconquista cristiana, i sefarditi pagano il prezzo dell’ostilità della Chiesa di Roma, e nel 1492 l’Editto di Alhambra nel regno di Spagna e quello del 1496 in Portogallo li pone dinanzi a una dolorosa alternativa: convertirsi al cristianesimo o venire espulsi dal regno, pena la morte. Da questo evento, la comunità sefardita sarà ulteriormente divisa in gruppi in base alla scelta dei loro capostipiti di convertirsi, divenendo dunque conversos, o emigrare. Nel XIX secolo, finita la stagione delle persecuzioni, i discendenti degli emigrati ritornano in Spagna e Portogallo, dove saranno relativamente al sicuro nel corso della Seconda Guerra Mondiale, quando i regimi di Francisco Franco e di Antonio de Oliveira Salazar, pur negando ai cittadini ebrei alcune libertà e diritti civili, permetteranno agli ebrei in fuga dall’Europa centrale di trovare asilo nella regione iberica.

Curiosità: alcuni dei più famosi discendenti degli ebrei portoghesi espulsi nel 1496 sono il filosofo Baruch Spinoza e l'economista classico David Ricardo.

La comunità sefardita oggi e la legge del 2015 sulla cittadinanza

Si stima che oggi la comunità sefardita conti tra un quinto e un terzo dei totali 13 milioni di ebrei al mondo, pertanto è fra le più popolose.

Alla fine del 2012 il governo spagnolo ha annunciato l'intenzione di approvare una legge per facilitare il riconoscimento della cittadinanza spagnola ai discendenti dei sefarditi fuggiti dalle persecuzioni.
Sia il Portogallo che la Spagna hanno approvato nel 2015 leggi che garantiscono la cittadinanza ai discendenti degli ebrei sefarditi, misure che entrambi i governi hanno dichiarato essere intese ad espiare l'espulsione di centinaia di migliaia di ebrei dalla penisola iberica durante l'Inquisizione. La versione spagnola della legge è entrata in vigore nell'ottobre 2015, essa dichiara che dopo "secoli di allontanamento", la Spagna ora accoglie "le comunità sefardite per ritrovare le loro origini, aprendo per sempre le porte della loro patria."

In realtà, la legge risulta controversa perché ha dei forti limiti: innanzitutto, non ha valore permanente, ma era stata pensata inizialmente come programma della durata di 4 anni, che sarebbe terminato nel 2019. Tuttavia, a causa della pandemia da Covid-19, in maggio 2020 il governo ha annunciato il prolungamento della scadenza al settembre 2021. In secondo luogo, il processo per accedere alla cittadinanza è lungo e complesso, i candidati devono presentare dei documenti che attestino i legami di sangue con l’antica comunità sefardita del XV secolo, nonché affrontare un difficile test di lingua e cittadinanza spagnola.

Infine, la legge del 2015 non è un caso isolato di naturalizzazione della comunità sefardita: la prima iniziativa ufficiale risale al Decreto reale del 1924, seguita da altre leggi nel 1940 e negli anni ’60 e ’90.

Dietro le quinte della cittadinanza: storia, identità e politica

È certamente innegabile che il programma di cittadinanza per i sefarditi abbia una forte motivazione storica, ed è anche una questione di identità, perché la maggior parte dei sefarditi che sono fuggiti all'estero dopo il 1492 hanno continuato a parlare spagnolo, a trasmettere le usanze locali ai loro figli e ad avere contatti segreti con i conversos nella patria natìa. Inoltre, il programma rispecchia certo l'identità multiculturale del paese, che ha promosso iniziative simili con i processi di naturalizzazione spagnola per i musulmani marocchini, a partire dal 1993.
Tuttavia, essa è anche innegabilmente una questione politica. Secondo lo studioso Ojeda Mata (2015), la naturalizzazione dei sefarditi rappresentaba un modo per generare apprezzamento politico verso l’allora governo conservatore di Mariano Rajoy, soprattutto in un periodo di crisi economica dopo il tracollo finanziario del 2010, mentre per Sandra Lafuente è stato un modo per compensare il supporto che la Spagna ha fornito alla causa palestinese in sede delle Nazioni Unite, che ha certo contrariato Israele.

Dal punto di vista economico, Israele e Spagna sono storicamente ottimi partner commerciali. In particolare, Israele ha beneficiato a lungo dell’import di prodotti agricoli, farmaceutici, materie prime e componenti elettriche dalla Spagna. Ad oggi, il primo mercato israeliano per l’export spagnolo è quello dei veicoli, ma grande rilievo ha anche il commercio dei metalli. Dal 2015 al 2017 l’export spagnolo in Israele è notevolmente aumentato, passando da un valore di $1,3 miliardi di dollari a $1,7 miliardi (fonte: United Nations COMTRADE database on international trade).

È chiaro che un tale risultato non può essere spiegato soltanto in virtù dell’influenza positiva della legge del 2015 sulla cittadinanza ai sefarditi, ma certamente questo tipo di policies favorisce la stabilità delle relazioni fra Paesi, creando un ambiente favorevole alla cooperazione.

Inoltre, la Spagna ha un ruolo chiave nel favorire scambi politici, economici e culturali fra Israele e l’intera Unione Europea. Proprio il dialogo politico di Israele con l’UE è considerato un passo di grande rilievo per il superamento dei conflitti in Medio Oriente e la risoluzione della questione palestinese, evitando inoltre che il Paese si avvicini troppo a potenze rivali dell’UE, come Cina e Russia, interessati alla sua posizione geostrategica fra Occidente e Oriente.

La politica e il policymaking non sono dunque processi neutrali, perché le policies prodotte influenzano molteplici settori fra loro interconnessi, che talvolta possono andare oltre il livello nazionale. Esse talvolta si inseriscono in una più ampia visione di sviluppo umano e sostegno alla pace, che passa proprio attraverso piccoli e graduali passi interni allo Stato.

 

Per approfondire: Ojeda Mata, M. (2015) The Spanish citizenship and the Sephardim: identity, politics, rights, Mentalities Volume 27, Number 2.