(fonte: Looop)
Ogni tanto capita di uscirsene dalle amate valli trentine e di avventurarsi nella Pianura Padana. Lo si fa con particolare entusiasmo se la destinazione ospita il concerto di una band che ci si è fatti scappare troppe volte, durante la calda estate esamistica. Noi dall’altra parte del monitor apprezziamo i Be Forest perché li troviamo sensuali. Dopo averli visti dal vivo, a pochi centimetri di distanza sopra un palco di altezza modesta, confermiamo l’impressione che segue l’ascolto dei dischi. La loro sensualità è tipica di certe fotografie che si trovano sulle pagine di Vogue o di PIG; un fascino quasi bidimensionale, piuttosto freddo, fatto di sguardi assenti ed espressioni il più opache possibile. L’estetica dei Be Forest può non essere la nostra preferita, ma li amiamo perché la perseguono con tanta dedizione. Oppure sono soltanto timidi, chissà. Timidi e stilosi. E le loro canzoni spaccano anche per questo.
Durante la scorsa settimana, i tre marchigiani hanno accompagnato in tour il duo dei Japandroids, che è stato definito dai migliori avventori delle osterie di Hipsterlandia «springsteen-punk». Lo stile springsteen-punk è quello che abbiamo abbracciato quando siamo saliti su un unto treno regionale sabato pomeriggio, affrontato il viaggio fra un vicino che ascoltava speed metal e un altro che si scioglieva nel raccontare dello splendore dell’ultimo disco di Pink, percorso in tutta fretta la nebbia della A4 per finire a fare un’interminabile fila fuori dal locale. Che non era un locale! Era il Bastione Alicorno, splendida struttura difensiva della Padova cinquecentesca, di recente rimesso a nuovo. In fila abbiamo potuto ammirare la fauna locale: uomini baffuti, grandi occhiali da vista, camicie più o meno fantasiose, banconote di grande taglio sventolate sotto i nostri nasi da personaggi improbabili, signore dal vestiario impeccabile.
I due ragazzotti di Vancouver hanno incalzato la folla per una buona mezzora prima di riuscire nell’intento di scatenare le danze e il pogo: da allora, le schitarrate nervose e l’euforico lavoro percussionistico hanno catturato il pubblico di entusiasti fino al termine della performance, che ha attraversato tutto il repertorio dei canadesi. Come culmine della serata nonché dell’intero tour italiano il cantante, Brian, ha invitato «Nìcola» dei Be Forest a cimentarsi nella “sessione di crowd surfing più lunga della storia” o qualcosa del genere: gli organizzatori nel panico si sono gettati a sostenere l'ossuto chitarrista pesarese, compiaciuto della situazione. Alla fine i Japandroids hanno lanciato un qualche appello a proposito del formare band, suonare e trovare posti in cui suonare, promettendo di tornare ad esibirsi gratis in futuro in questi nuovi siti concertistici. Per quanto non ci abbiamo capito molto, sottoscriviamo l'appello e lo promuoviamo soprattutto in Trentino!
Il tutto è stato organizzato da Looop, che nelle prossime settimane porterà a Padova altri celebratissimi artisti indie delle scena internazionale.
di Luca Baldinazzo