La letteratura può sensibilizzarci, per capire il Mondo

L’incontro con la massima esperta italiana di ecologia letteraria

di Giorgia Roda

Domani, giovedì 30 marzo alle 18, in sala Aurora di palazzo Trentini (via Manci 27, Trento) si terrà un incontro con la Dott.ssa Serenella Iovino, la maggior esperta italiana di ecologia letteraria. La conferenza è organizzata dall’associazione Il Gioco degli Specchi con il sostegno della Provincia Autonoma di Trento.

L’evento sarò incentrato sull’ecologia letteraria, nuova branca di studio che si prefigge anche lo scopo di aiutare a superare le nuove sfide ambientali che si affrontano negli ultimi decenni. La Dott.ssa Iovino spiega personalmente di cosa si tratta e di come quest’ambito della critica letteraria possa influire sulla quotidianità.

Cos’è l’eco-critica?

L'eco-critica è una critica letteraria in cui ci si interroga su come l’ambiente viene rappresentato in letteratura. Per esempio come paesaggi, animali non umani e crisi ecologiche vengono rappresentati nei testi letterari. Dire questo è comunque però limitante perché l’ecologia letteraria non intende soltanto interrogare i testi, ma è anche un modo attraverso cui si guarda al mondo stesso come a un testo in cui sono scritte delle storie. Allo stesso tempo è quindi anche un dialogo continuo con il mondo concreto, fuori dalla pagina. Per citare Calvino è un canale che si instaura tra il mondo scritto e il mondo non scritto, un canale che mostra come noi umani siamo continuamente connessi con tutto ciò che non è umano.

Va a indagare anche il nostro comportamento quotidiano nei confronti dell’ambiente?

È inevitabile che l’interrogazione sull’ambiente come valore e quindi sul modo in cui ci comportiamo rispetto ai valori ecologici sia il sottofondo di questo tipo di lettura. Certamente l’eco-critica non è un decalogo che ci dice che cosa fare e cosa no, ma è ovvio che se noi leggiamo dei romanzi che parlano di crisi ecologica, inquinamento, sfruttamento delle risorse, contemporaneamente leggiamo qualcosa che ha dei punti ciechi, dello stridore, rispetto a quello che noi ci aspetteremmo come giusto dal punto di vista ecologico. Il cambiamento del paesaggio della Liguria in “La Speculazione Edilizia” di Calvino è evidentemente visto come un punto critico dello sfruttamento del territorio. È un paesaggio che scompare e viene modificato e anche se Calvino lo fa con ironia è ovvio che c’è una critica profonda al modo in cui il territorio viene manipolato. Il sottofondo dell’eco-critica è comunque l’etica ambientale.

Nell’analisi di testi sia più datati che più recenti nota un cambiamento nel modo in cui viene descritto l’ambiente e nel modo in cui l’uomo si rapporta a esso?

Certamente, se si valuta il contemporaneo, è lì che le istanze ecologiche in quanto tali si manifestano come crisi ecologiche. Dagli anni 30’-40’ del Novecento si comincia a evidenziare questa rottura ma in realtà anche prima: se pensiamo a Dickens e a come lui descrive la campagna inglese che viene trasformata dall’industria, con i colori cupi di Coketown in ”Tempi difficili”, vediamo che anche lì c’è una forte consapevolezza. Noi naturalmente viviamo dopo questi presagi già tracciati dai romantici inglesi, però sicuramente una coscienza ambientale agli albori si vede già. Con i tedeschi abbiamo il senso della continuità delle forme di vita con Goethe. Quindi se vogliamo tracciare una differenza: non tanto il senso della crisi quanto la continuità ecologica che poi viene confermata dalle teorie evoluzionistiche Darwiniane. Col ‘900 tutto cambia, perché si fa forte l’impatto planetario di una scienza che possiamo dire distruttiva oltre che costruttiva. Quello che vediamo oggi con più energia sono le spaccature sociali portate dalla crisi ecologica. Per esempio c’è un grande filone di scrittura sulla giustizia ambientale. La giustizia ambientale è il modo in cui le discriminazioni sociali passano attraverso una distribuzione ineguale di rischi e di risorse ambientali. Per esempio lo smaltimento dei rifiuti: le più grandi discariche di rifiuti tossici non si trovano certamente nei luoghi più ricchi ma in quelli più poveri.

Tramite la letteratura si può portare un messaggio che cambi il nostro comportamento quotidiano?

Che la letteratura abbia questo potere, ce l’ha, che la letteratura lo eserciti è un altro discorso. Dipende molto dal livello di scolarizzazione, dalle politiche scolastiche e culturali. Se la letteratura non viene resa accessibile o la si considera come qualcosa d'élite si perde questo potere. La narrazione fa parte della nostra storia di specie ed è un modo per conoscere il mondo. È anche un modo per conoscere cose di cui non potremmo mai avere delle esperienze, come delle esperienze surrogate. L’esempio più lampante è “Se questo è un uomo” di Primo Levi. È ovvio che noi non siamo stati ad Auschwitz ma quest’esperienza è raccontata con una tale potenza che ci fa capire lo strazio dell’olocausto. Materialmente non abbiamo l’esperienza ma l’abbiamo cognitivamente e non possiamo negarlo né esserne completamente estranei. Quindi se la letteratura vuole sensibilizzarci all’ambiente o vogliamo considerarla uno strumento per sensibilizzarci all’ambiente questo potere ce l’ha. Tutto sta nel costruire forme di educazione che la contemplino: bisogna lavorarci. Sembra che l’ambiente sia sempre solo una questione di tecnici e scienza, ma non è vero. L’ambiente è anche una questione di tecnici ma c’è bisogno di un’etica e una sensibilità a leggere il mondo.