L’origine del termine “ciaone”

di Nicola Pifferi

Nuove parole stanno diventando parte integrante della nostra vita, tanto da condizionare (forse arricchire?) il nostro lessico. Nuovi neologismi vengono usati comunemente e diventano importanti e comuni. È il caso di ciaone.

Questo termine si è fatto strada nel linguaggio comune, sostituendo e mandando in pensione termini già esistenti e trasformandosi in un vero e proprio fenomeno virale.

Ma come è nato il termine ciaone? Come ha fatto a diventare una parola di uso comune? “Ciaone” non è solo un modo di dire nelle conversazioni informali e sui social: ha una storia molto lunga.

Già utilizzato dallo speaker radiofonico romano Ignazio Failla, il termine ciaone conquista popolarità, nel 2014, grazie a una battuta di Caterina Guzzanti nel film Confusi e felici durante una scena ambientata nello studio di un terapeuta: in rifermento alla sua scarsa se non inesistente attività sessuale con il marito, interpretato da Pietro Sermonti, utilizzò la celebre frase «So' du anni che c'ha lasciato, c'ha fatto proprio ciaone, ciaone proprio».

In realtà, quasi un anno e mezzo prima della celebre battuta della Guzzanti, il termine ciaone era legato ad una famosa gelateria di Roma Nord, che ne aveva così denominato un gusto.

Un neologismo che si è diffuso poi a macchia d’olio tra gli adolescenti, grazie anche alla cantante Emma Marrone, che l'ha utilizzato durante un famoso talent-show. La sua performance è diventata così popolare da diventare un simpatico e divertente gif animato. 

Dalla televisione e dai film alla politica: il termine è riuscito ad entrare anche nel mondo istituzionale. Prima con il premier Renzi, che durante la chiusura della campagna elettorale per le elezioni regionali del 2015 aveva pronunciato “Alla Merkel hanno fatto ‘ciaone’ come si dice”. Poi, pochi giorni fa, è riuscito a diventare un trending topic nel giro di un paio di ore dopo il tweet del deputato PD Ernesto Carbone, rivolto ai promotori del referendum sulle trivelle.