di Cristina Degli Agli
Il “funzionamento” e la competitività delle città intelligenti non dipendono solo ed esclusivamente dal cosiddetto “capitale fisico” ovvero la dotazione di infrastrutture materiali della città ma anche, e sempre di più negli ultimi tempi, dalla disponibilità e qualità della comunicazione delle conoscenze e delle infrastrutture sociali, detto “capitale intellettuale e sociale”.
La città smart propone l’introduzione di nuove tecnologie per risolvere problemi specifici di sviluppo urbano e per migliorare la competitività urbana: la tecnologia è al servizio della città e ne valorizza il capitale culturale, economico – sociale, fisico ed ambientale.
La configurazione e l’estensione nella città digitale, costituita da applicazioni e servizi, va pian piano cambiando l’organizzazione della città, dall’attenzione alle infrastrutture si passa a focalizzarsi sul risparmio delle risorse e alla salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio, alla gestione, ai processi decisionali in tempo reale, alla qualità della vita dei cittadini e alla loro partecipazione alla politiche e pratiche di pianificazione.
L’innovazione delle città, ed in particolare delle città italiane, viene resa nota con un rapporto annuale l’ I- City Rate. Presentato a Bologna lo scorso 20 ottobre e curato da ForumPA a seguito dell’iniziativa ICityLab, il rapporto ha lo scopo di monitorare la situazione delle città italiane nel percorso verso città sempre più “smart”, ovvero quelle città più vicine ai bisogni dei cittadini.
L’evoluzione del contesto urbano ha portato l’introduzione di nuove variabili, il cui numero è proporzionale alla dimensione urbana della città, che misurano la capacità di accoglienza di nuovi flussi migratori, la creazione di imprese innovative, il coinvolgimento dell’Unione Europea (per finanziamenti europei per la ricerca e l’innovazione), l’agevolazione di pratiche per l’uso sociale di spazi pubblici, l’attivazione di reti e relazioni per la sostenibilità e la gestione delle politiche smart ed infine la garanzia di adeguati livelli di sicurezza e la legalità.
Gianni Dominici, direttore di FPA e curatore della ricerca, ha affermato: “Quest’anno più che in passato ICityRate va a misurare, oltre alla qualità del vivere urbano, la capacità delle città di guardare a traguardi a lungo termine facendo scelte e investimenti che puntano sui nuovi driver di sviluppo”. D’altro canto negli ultimi anni le Smart City hanno sempre più puntato su innovazione tecnologica e sociale, co-design, gestione dei beni comuni. Continua Dominici: “In questa direzione sono andate le strategie europee della nuova programmazione e stanno andando anche le politiche locali”.
Al monitoraggio hanno partecipato 106 comuni, sulla base dei 105 indicatori statistici (in netto aumento rispetto agli 84 dello scorso anno) e le sette dimensioni tematiche: Economy, Living, Environment, People, Mobility, Governance e Legality.
La vetta della classifica vede quattro città metropolitane: Milano, Bologna, Venezia e Firenze, seguite da Padova e Torino e dalle piccole capitali come Parma, Trento, Modena e Ravenna.
Il capoluogo trentino si è posizionato all’ottavo posto, confermandosi una delle dieci città italiane più smart, un ottimo risultato, anche se quattro anni fa Trento si è aggiudicato il terzo posto e addirittura nel 2013 il primo posto.
Le città del Sud italia sono ancora lontane dalla top ten: Cagliari, la prima città del meridione è salita di 6 posizioni rispetto al 2015 grazie ad un miglioramento in diverse aree tematiche. La classifica continua con Matera (salita di 12 posizioni), Pescara (salita di 5 posizioni), Bari (salita di 4 posizioni), Lecce (salita di 5 posizioni), Oristano (salita di una posizione), Potenza (salita di 2 posizioni).