“I Vespri del tuo nome”: una storia che nasce in Abruzzo ed accarezza la città di Trento.

Miriana Teresa Fazi, studentessa del nostro ateneo ed autrice del romanzo, ci conduce in un groviglio di emozioni.

di Martina Bartocci

L’articolo odierno è dedicato alla recensione del libro “I Vespri del tuo nome”. Si tratta di un romanzo che potremmo definire “autoctono”, in quanto nato dalla penna di una studentessa dell’Università di Trento. L’autrice porta il nome di Miriana Teresa Fazi, iscritta alla facoltà di giurisprudenza e nota, tra i banchi del foyer, per la sua insaziabile parlantina e il suo umorismo travolgente! Pur frequentando con serenità il capoluogo trentino, Miriana ha sempre uno sguardo rivolto verso la sua terra d’origine: l’Abruzzo. Non a caso, sono proprio la limpidezza di Trento e la vigorosità della terra abruzzese a tessere le trame del romanzo in questione.

Protagonisti del racconto sono Pia ed Amintore, due ragazzi liceali in balia di paure sopite e sentimenti travolgenti. La loro storia d’amore nasce tra le strade di Sulmona, dove i due adolescenti studiano e maturano i loro sogni futuri: sogni che forse, solo in un’età così puerile, riescono ad essere così grandi. Pia è una brillante studentessa del liceo classico, tanto brillante quanto acerba d’amore. I libri sono la sua comfort zone: quel territorio neutrale nel quale un’allieva è sempre spettatrice e, mai attrice, di gioie e dolori altrui. L’ingenuità della protagonista incontra le asperità e i tormenti di Amintore, un ragazzo molto elegante nello stile, ma altrettanto brusco nei modi. Il loro è un corteggiamento lento e bizzarro: stuzzicarsi è il loro sport preferito, insulti e carezze sono l’ossimoro delle loro avventure. Gli ultimi anni del liceo corrono veloci e questo “ping pong” emotivo continua anche agli inizi dell’università, quando le loro strade si separano: Pia sceglie di studiare a Trento, Amintore a Siena. La distanza non annulla i loro sentimenti e il loro cercarsi. Pia è attratta da quell’amore non consumato e privo di definizioni e, pur di avere un ruolo nella vita di Amintore, è disposta a tutto. I due si ritrovano proprio a Siena, città che si farà garante dell’inizio e della fine della loro storia. Infatti, proprio quando le luci si spengono e le parole finiscono, l’armonia dei loro corpi sembra suggellare quell’amore tanto agognato. Un tripudio di emozioni avvolge il cuore di Pia e tutto appare come sperato. Come è noto però, la felicità è fugace e i sogni incontrano sempre la realtà: Amintore si alza d’improvviso, va via e di lei non vorrà più sapere nulla. Cosa sarà successo? Beh, questo lo lasciamo alla curiosità dei lettori!

La storia dei protagonisti, pocanzi descritta, è raccontata con uno stile lontano dai nostri tempi. Il linguaggio è spesso aulico e il periodare principalmente paratattico. La cultura classica dell’autrice emerge in ogni fraseggio: versi di Dante e di Virgilio arricchiscono e incorniciano, di tanto in tanto, il racconto. Le movenze e i pensieri dei personaggi ricordano vagamente i grandi protagonisti della letteratura inglese. Le descrizioni paesaggistiche hanno invece un sapore manzoniano: la meravigliosa Trento e tutti gli altri luoghi citati sono descritti in relazione ai sentimenti che suscitano. Non si tratta dunque di un libro adatto a chi ha voglia di una “lettura leggera”. Di certo però, si tratta di una storia profonda in grado di toccare le corde dell’anima. Amori sospesi e non corrisposti sono pane quotidiano per noi esseri umani e questo libro dà voce a tante emozioni, anche a quelle che pensiamo di non provare…