Qui: Val di Susa e movimento NoTav

Quinto appuntamento della rassegna "Avvicinamenti"

Appuntamento stasera con la rassegna “Avvicinamenti” del Trento Film Festival, per un’anteprima di cui sicuramente sentiremo parlare: “Qui” di Daniele Gaglianone, pellicola che racconta  la forte opposizione al progetto Tav Torino-Lione degli abitanti della Val di Susa, seguita anche in Trentino con la costituzione del comitato NoTav di Acquaviva.

Il film presenta dieci valsusini e la loro storia di ribellione -ormai continua da venticinque anni-, mostra il conflitto tra grande opera e benessere del territorio.
Prende le mosse dal primo scontro che ha coinvolto il movimento, nel 2005, rievocato dal sindaco di Venaus, Nilo Durbiano, che fece suonare le campane a distesa per far accorrere la popolazione a sostegno degli inermi manifestanti, manganellati a freddo in piena notte. 

A distanza di dieci anni il dibattito è più che mai acceso, e non coinvolge più solo i cittadini piemontesi (basti pensare al caso di Erri De Luca ).

La proiezione comincia alle 20.30, al cinema Astra (corso Buonarroti, 16), cinque euro il biglietto d’ingresso. Qui il trailer del film.

<< Devastazione ambientale, crisi idrogeologica, dissesto urbanistico, impatto insostenibile dei cantieri, rischi concreti per la salute e l’incolumità della popolazione – e in più, in questo caso, la sordità autistica ed esasperante dell’élite di potere di fronte alle più argomentate osservazioni tecniche, sciorinate dai migliori esperti dell’università italiana: la linea Tav Torino-Lione non è solo l’ennesimo attentato alle dissanguate finanze pubbliche del paese, non è solo l’ennesimo invito a nozze per l’imprenditorialità mafiosa, ma è anche e soprattutto uno spreco totalmente folle, visto che l’attuale linea ferroviaria internazionale che già attraversa la valle di Susa è praticamente deserta. Nonostante il recente e costoso ammodernamento del traforo del Fréjus, non esiste più traffico merci tra Italia e Francia: secondo l’osservatorio europeo per i trasporti alpini, affidato alla Svizzera, l’attuale linea valsusina italo-francese potrebbe tranquillamente incrementare del 900% il volume dei transiti. Perché allora incancrenire lo scontro sociale rincorrendo il miraggio di un super-treno miliardario da imporre a mano armata? >>