Quella di Rossi è “omofobia istituzionale”

Il presidente della Provincia ha deciso di non dare il patrocinio al Dolomiti Pride: la risposta del comitato

di Nicola Pifferi

Il Trentino è, a detta dell'amministrazione provinciale, una delle provincie più all'avanguardia d'Italia nel riconoscimento dei diritti delle persone LGBTQI. Ma in questi giorni qualche dubbio viene. Sì, perché il prossimo 9 giugno Trento verrà colorata dal Dolomiti Pride, un percorso di riflessione e sensibilizzazione che culmina in una grande parata aperta a tutta la cittadinanza per dare visibilità a tutte le diversità.

Ma la stessa amministrazione provincialeche si vanta di essere all'avanguardia ha deciso di non concedere il patrocinio all'evento, come avevano già fatto i Comuni di Trento, Bolzano e Merano. Non è un evento nelle corde della Provincia di Trento, perché, secondo il presidente Rossi, ''folclore ed esibizionismo non danno un contributo alla società trentina''.

"Un fulmine a ciel sereno. Questa è omofobia istituzionale!" così il presidente di Arcigay del Trentino Paolo Zanella ha commentato il diniego della Provincia Autonoma di Trento alla richiesta di patrocinio per il Dolomiti Pride, il gay pride che arriverà a Trento il prossimo 9 giugno. 

Una virata a destra ormai sempre più evidente, quella del presidente della provincia Rossi, che però, almeno nei commenti pubblici, è stato abbandonato un po' da tutti. Contro di lui si sono infatti schierati dai sindacati, al PD, dalla stessa assessora Ferrari ad Arci e al Forum della Pace.

Intanto su Facebook l'UDU di Trento scherza (ma neanche troppo), con un sondaggio: quale evento non apporta alcun contributo alla crescita e valorizzazione della società trentina? Il gay pride o l'adunata degli alpini?