Un Treno in Tempo 01×01

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18:05 Stazione dei Treni Trento

Il vento ulula nella sera trentina. Il sole perde la sua battaglia con la notte. Lentamente e freddamente la città torna alla sua oscurità. I treni nel loro metallo lucido attendono la partenza immobili e silenti. Giovanni si stringe nel giubbotto di pelle e finisce nervosamente la sua ennesima “ultima” sigaretta. Raccoglie la sua sacca ed attraversa la hall della stazione in un clima teso e nervoso. I carabinieri fermano qualsiasi soggetto poco raccomandabile, i cani si aggirano irrequieti all'altezza delle scale e i barboni, soliti inquilini delle panchine, sembrano essersi volatilizzati. La voce metallica degli altoparlanti gracchia nei timpani di Giovanni, infastidendolo e distraendolo dai suoi pensieri. Il capo stazione guarda indispettito prima l'orologio e poi fissa con i suoi occhi verdi il ragazzo dal giubbotto in pelle che avanza verso di lui. Lo sguardo del vecchio si scontra contro quello glaciale di Giovanni che non scambia nemmeno un saluto e si infila nel treno pronto a partire.

Il minuetto delle 18:05 comincia a muoversi sobbalzando lievemente. Giovanni si ravviva il ciuffo di capelli scuri caduto sulla fronte e si accomoda sulle poltrone blu della prima carrozza. Sbuffa anche lui come il piccolo treno, sapendo che davanti a sé ha un tragitto di due ore e solo la noia a tenergli compagnia. Come al solito ha il pc scarico ed ha scelto una carrozza senza prese a portata di mano. La città di Trento si allontana lentamente fuori dal suo finestrino, proprio come a salutarlo a dirgli addio. Giovanni trae un sospiro di sollievo, visto i giorni di ansia e tensione percepiti in ogni via della città. Oltretutto il giovane si lascia alle spalle 6 anni intensi, vissuti al massimo e senza risparmiarsi. 36 esami e due lauree in storia dell'arte. Tre appartamenti, con una vaga idea di casa. L'idea infastidisce ancora di più Giovanni, perché li nel capoluogo trentino si sentiva già a casa, con tutte le passioni che vi ha scovato, ora è dura lasciarle andare. Ora è dura proseguire. Ora è dura tornare, ma doveroso. Decide di appoggiare la testa al finestrino e lasciarsi cullare dal sonno.

Ore 18:45 Caldonazzo

“Scusami ragazzo è libero?” Una voce sottile e un tocco sulla spalla svegliano Giovanni. Il suo sguardo assonato incrocia il volto sorridente di una signora di sessant'anni. Si raddrizza fa un sorriso tirato e con un gesto della mano le fa cenno di accomodarsi.
La signora si siede proprio di fronte a lui, mette la borsa sopra le gambe e comincia a fissare il paesaggio all'esterno.
Giovanni alza gli occhi al cielo scoprendo che gli unici passeggeri della carrozza sono loro due.
“Non fare quella faccia giovanotto!” strizzandogli l'occhio gli tende la mano. “Mi chiamo Angela e alla tua età sapevo mimetizzare il mio fastidio.”
A denti stretti Giovanni si presenta. Si infila le cuffie, fingendo di ascoltare musica e pregando che la signora invadente non cominci un lungo monologo sulle abitudini dei giovani moderni.
Angela rimane ad osservarlo con i suoi occhi color del miele, anche lei scuote lievemente il capo. “E io che pensavo di poter aver una buona compagnia, magari per parlare del furto avvenuto in questi giorni” Lo sguardo di Angela si fa pungente ed impaziente, quello di Giovanni invece rimane fisso verso l'esterno. “Già sarà proprio un lungo viaggio”  

Voci:

Narratore: Lorenzo Caoduro
Giovanni: Nicola Pifferi
Angela: Cristina Degli Agli

Regia: Nicola Pifferi

Testi: Lorenzo Caoduro