Un “piano punk” cantautoriale pieno di energia tragicomica

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Fa parte della serie

di Michele Citarda

Ieri sera alla Bookique ha suonato Giacomo Toni, cantautore da Forlimpopoli che con il suo piano racconta narrazioni tratte dal quotidiano in salsa tragicomica e originale. Tra buon vino e ottima compagnia, noi di Sanbaradio l’abbiamo raggiunto prima che si esibisse e gli abbiamo fatto un paio di domande.

Ciao Giacomo, cosa porti questa serata autunnale in una Bookique bella affollata?

In genere quando faccio questi concerti in solo vado un po’ a braccio. Quindi vedo un po’ a seconda del pubblico. Farò il meglio del mio repertorio e vedo come reagisce la gente. Al limite posso sempre cambiare.

Tu sei un cantautore e leggiamo nell’evento “funky piano”. Cosa significa?

Funky no. Probabilmente è un po’ sbagliata la dicitura. È più piano punk che funky piano. Ho mescolato il cantautorato ad un approccio più rock’n’roll al pianoforte. Un tentativo di non annoiare il pubblico che è una cosa che reputo molto importante.

Dal veloce soundcheck che abbiamo avuto modo di ascoltare sembra essere proprio così. Che cosa racconti nei tuoi testi?

Più che altro quello che vedo. Ho la fortuna – o magari la sfortuna –  di girare molto da solo. Voglio osservare gli altri, ascoltare le loro storie. Il mio obiettivo è raccontare le migliori. Quelle che dal mio punto divista sono le più tragiche. Quindi mi pongo l’obiettivo più che di raccontare me stesso, che di per sé non è che abbia una vita molto interessante. Insomma, qualcosa di mio ho raccontato però voglio raccontare ciò che di interessante trovo negli altri e spero che qualcuno si possa rispecchiare.

Tu parli di storie tragiche. Più in maniera tragicomica?

Anche. La comicità è sempre tragica e viceversa. Quindi, il mio modo di raccontare è sempre di cercare di dare una dignità a quelli che tra virgolette sono gli ultimi. Quando parlo di tragico penso sempre agli ultimi e quindi dare una dignità a loro piuttosto che ostentare la felicità che per me ovviamente non esiste. Perché è impossibile, se non dando dignità agli ultimi.

Effettivamente può considerarsi una ricerca di una poetica non banale e scontata. Dare spazio a chi trova spazio solo nell’emarginazione magari è anche più interessante?

Io essendo molto cattolico ho proprio la necessità di raccontare queste cose. Quindi il mio piano punk cattolico mi impone di parlare degli ultimi per sottrarli da lì.

Banalmente, è la prima volta che vieni a Trento?

Mi sono accorto oggi, facendo le gallerie, che non è la prima volta. Pensavo fosse la prima volta ma in realtà sono stato qua con Lorenzo Kruger dei Nobraino anni fa. Non ero stato in centro il che mi è dispiaciuto. Oggi ci sono stato, ho cenato, ho mangiato i canederloni e il carpaccio più buono che abbia mai sentito.

A suo tempo avevi già suonato qui?

Non con i Nobraino, che non mi piacciono tra l’altro. Con Lorenzo Kruger avevamo fatto uno spettacolo su Paolo Conte, in un momento di rispettive pause tra un progetto e l’altro.