«Serve un sistema di corridoi umanitari internazionali»

Intervista a Valentina Merlo - Centro Astalli

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Valentina Merlo è un'operatrice del Centro Astalli di Trento, associazione nazionale, a Trento inserita nel contesto di Villa S. Ignazio, che, ispirandosi ai valori del Jesuit Refugee Service e ai principi della solidarietà sociale, si occupa di:

  • attività di accoglienza in forma residenziale e diurna;
  • percorsi di formazione per l'inserimento sociale e lavorativo;
  • attività culturali per favorire integrazione, dialogo e ricerca.

E' stata intervistata da Nicola Pifferi e Cecilia Passarella nel corso della prima puntata della quarta stagione di Burro d'Arachidi.

Come è andata la Manifestazione delle Donne e degli Uomini Scalzi a Trento?

La Marcia è stata lanciata a livello nazionale da personalità dello spettacolo. Noi abbiamo pensato di organizzarla anche a Trento in collaborazione con un gruppo di attivisti, che comprendeva persone da un sacco di diverse associazioni. Ci sono molte persone che sono dalla parte degli uomini e delle donne, appunto, scalze.
La partecipazione è stata decisamente alta, erano anni che non si vedevano così tante persone in centro a Trento, tutte unite da un unico ideale. Si parla di 1000, 1500 persone, in parte anche scalze, proprio per sentirsi "dalla parte" di tutti quelli che, ogni giorno, rischiano la propria vita con l'obiettivo di costruirsene una migliore, lontana dalle guerre e dai conflitti.

Molti dei partecipanti, sicuramente, saranno parte di gruppi di attivisti, ma alcuni invece cercano di capire, veramente, come è possibile aiutare, come è possibile intervenire direttamente. Che cosa si può fare, come cittadini, per aiutare gli operatori di questa situazione?

Sono in molti, effettivamente, a porre questa domanda, probabilmente mossi, anche dalle immagini che arrivano da Ungheria, Austria e Germaniain questi giorni. Ci sono dei richiedenti asilo e dei rifugiati che sono già presenti in Trentino, stiamo raggiungendo la cifra di 1000 persone. E' un fenomeno estremamente complesso. Quello che si può fare è partire proprio dalla base. Il consiglio è quello di contattare il Centro Astalli o il Punto d'Approdo, o comunque una di quelle moltissime associazioni che operano in questo campo in Trentino.
Le cose da fare sono tante, dall'aiutare nella lingua a coinvolgere i rifugiati in operazioni di volontariato. Loro, infatti, non sono autorizzati a svolgere attività lavorativa nei primi sei mesi dopo l'arrivo in Europa; possono però partecipare a tirocini formativi, ecco quindi la necessità di aziene disponibili a formare questi ragazzi. Si possono trovare maggiori informazioni sul sito www.centroastalli.vsi.it.

Un italiano è stato fermato mentre trasportava verso la Germania, in un furgone, 33 siriani. E' possibile, oggi come oggi, che un cittadino europeo venga arrestato e processato per un fatto di questo tipo? Cosa deve cambiare?

E' chiaro che attualmente trasportare persone, non regolarmente riconosciute,  da uno Stato all'altro è un reato; quello che chiediamo, però, anche con la marcia di ieri, è di strutturare un sistema di corridoi umanitari internazionali per le persone coinvolte in conflitti.
L'obiettivo è quello di bloccare i trafficanti, di fermare queste terribili stragi, dai morti in mare, al caso, esemplificativo, del camion abbandonato sull'A4 austriaca con a bordo dei cadaveri umani. Si chiede però anche un sistema di asilo europeo che superi quello attuale, nel quale ogni Paese agisce seguendo le inclinazioni politiche del proprio governo.
Questo potrebbe effettivamente aiutare a capire come far giungere in Europa queste persone nella maniera più regolare possibile, evitando che rischino la morte ed evitando che dei cittadini europei commettano reati agendo in buona fede per aiutare questi poveri ragazzi a scappare, non solo dai conflitti, ma anche dalle ingiustizie militari, religiose, economiche, tutte da considerare sullo stesso piano. (n.p.)