“On the Road. Sulle rotte dei migranti”. Le 3 R dell’Integrazione

Ascolta l'episodio

SanbaRadio
SanbaRadio
"On the Road. Sulle rotte dei migranti". Le 3 R dell’Integrazione
Loading
/

Fa parte della serie

di Cristina Degli Agli

La seconda parte del progetto “On the Road. Sulle rotte dei migranti” è in corso da ieri e sino a domani 14 maggio a Salorno.

Il progetto, nato da un Tavolo di lavoro composto da diverse realtà quali Piattaforma delle Resistenze Contemporanee, ARCI Bolzano, Punto Europa, T.A.U.T., Deina Trentino, Fondazione Langer/Teatro Zappa, Kaleidoscopio, Il Gioco degli Specchi, Club Alpbach, Liceo Da Vinci (Trento), Liceo Bonporti (Trento) – con il supporto delle Province autonome di Trento (Incarico speciale per le Politiche giovanili) e Bolzano (Servizio Giovani – Ripartizione Cultura Italiana) offre la possibilità a 20 giovani, tra i 19 ed i 30 anni, delle Provincie Autonome di Trento e Bolzano di conoscere più da vicino i luoghi simbolo dell’approdo, dell’accoglienza ed a interrogarsi sulle tematiche dell’integrazione e dei confini.

I giovani partecipanti avranno la possibilità di partecipare ad un’esperienza di 6 giorni lungo una delle tre rotte che i migranti percorrono (balcanica, francese e greca). In questi giorni è in programma a Salorno un laboratorio residenziale. Durante questo tour di 3 giorni i partecipanti alterneranno momenti di formazione teorica con momenti più laboratoriali.

La formazione teorica ha lo scopo di inquadrare il fenomeno migratorio dal titolo: “MIGRAZIONI INTERNAZIONALI: ALCUNE CHIAVI DI COMPRENSIONE”, ai microfoni di Sanbaradio il relatore Gabriel Echeverria del Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale di Trento.

Da secoli movimenti di persone contribuiscono a ridefinire e modificare la natura stessa della società. Perché le migrazioni sono diventate un tema cruciale del dibattito pubblico?

Sicuramente le migrazioni assumono oggi caratteristiche qualitative diverse a quelle di un tempo. Quello che voglio dire innanzitutto è che le migrazioni sono un fenomeno che è sempre esistito nella storia umana e che probabilmente esisterà sempre. Quello che oggi è cambiato non è tanto il fatto che ci siano più migranti rispetto ad un tempo, ma è qualcosa che ha a che vedere con le condizioni con cui avvengono oggi le migrazioni. Mentre un tempo avvenivano sui binari, attraverso canali che erano gli stessi stati a sponsorizzare (come nel caso per esempio delle migrazioni, nel 19esimo secolo, verso gli Stati Uniti o verso i Paesi dell’America Latina dall’Europa), oggi esiste un conflitto fra la volontà di migrare delle persone in molti luoghi del mondo e la non volontà degli stati di accettare questi flussi, queste persone. Direi che dietro questa idea di conflitto/crisi migratoria c’è questo conflitto, che prima non era presente, fra la volontà di muoversi e la non volontà che le persone si muovano (cosa che spesso gli stati nazione promuovono con le loro politiche).

Si parla quindi di età delle migrazioni.

Assolutamente. Oggi si usa questo concetto di età delle migrazioni perché proprio per questo conflitto di cui accennavo prima (volontà vs non volontà di muoversi, ndr) oggi le migrazioni sono diventate un problema, una questione che coinvolge le comunità, l’opinione pubblica, le politiche. Mentre prima era qualcosa che avveniva, come detto prima, in modo naturale, oggi intorno a questo fenomeno ci sono molte più problematiche…ecco perché oggi è un tema centrale

Cosa s’intende per “Paradosso Liberale” e il binomio globalizzazione – stato nazione?

E’ un concetto interessante che ci spiega dove si trova questo conflitto, questa crisi migratoria. Se noi pensiamo oggi alla globalizzazione, vediamo due fenomeni, due movimenti contrastanti: da una parte abbiamo la mobilità sempre maggiore di informazioni, merci, capitali. Il pianeta da questo punto di vista è diventato quasi un unico spazio perché oggi, tutti questi fattori economici si muovono da una parte all’altra del pianeta con sempre meno controlli. Dall’altra parte le persone..le popolazioni, proprio per il movimento delle atre cose vorrebbero mettersi in moto…seguire questi flussi. Per loro, però, ci sono dei limiti: se i processi di liberazione dalle frontiere, dai controlli, è avvenuta per le merci…ciò non è avvenuta per le persone. C’è quindi un paradosso in questa visione liberale della globalizzazione. Un paradosso che spiega i conflitti e mostra le contraddizioni di un processo che deve ancora avvenire, alla quale assistiamo ed è in fase di trasformazione. 

Un paradosso traducibile in arte.

Le opere d’arte colgono o ci permettono di vedere cose che a spiegare a parole sono difficili. Da una parte (Convergence, 1952 J. Pollock) c’è la società globale dove i flussi si muovono da una parte all’altra in una apparente confusione potrebbe rappresentare bene il fenomeno della migrazione. Dall’altra (Composition A, 1923 P. Mondrian) c’è la visione ideale degli stati nazione e dell’ideologia nazionalista che immagina, invece, lo spazio come in un quadro di Mondrian: le linee nere che somigliano alle frontiere e di dividere lo spazio geografico e del mondo con quadrati omogenei con un colore unico al loro interno (gli stati con i loro popoli perfettamente omogenei). Oggi la società globale vive la contraddizione tra queste due immagini, movimento libero in opposizione alla griglia che vorrebbe configurare il mondo in quadrati tutti uguali.

Come lo stato può contribuire all’integrazione dei migranti. Esistono le 3 R dell’integrazione.

L’idea delle 3 R è uno stimolo per pensare ad alcune dimensioni del tema dell’integrazione (un tema cruciale oggi). Perché 3 elementi, che però sono pochi, o il riassunto di tanti altri? Per capire che l’integrazione è un fenomeno multidimensionale.

Le 3 R sono:

Redistribuzione: integrare oggi vuol dire mettere le persone migranti nelle condizioni di accedere al mercato del lavoro, ai servizi sociali, accedere a tutti quei elementi che permettono una vita economicamente dignitosa (redistribuire le risorse che un paese ha anche a chi è arrivato per ultimo).Se non c’è redistribuzione, se c’è gente che vive in uno stato di marginalità, difficilmente ci potrà essere integrazione. 

Riconoscimento: finché una cultura, un individuo che la pensa o che possiede una cultura diversa, non è riconosciuto dalla società nella sua diversità e questo vuol dire semplicemente essere rispettato, poter fare liberamente quello che crede ma anche essere valorizzato nella sua diversità. Una società non potrà integrarsi con i migranti perché ci saranno parti di essa che si sentiranno estranee. Fondamentale è riconoscere gli altri.

Rappresentanza: parafrasando la frase di pionieri americani, direi “NO INTEGRATION WITHOUT REPRESENTATION” per far parte di una comunità, un elemento cruciale è quello di poter entrare nei processi decisionali, di poter decidere le regole. Finché tu non puoi partecipare sarai sempre fuori – bisogna creare dei canali per accelerare la possibilità di votare nelle elezioni amministrative locali e poi, attraverso politiche di cittadinanza, accelerare il momento in cui loro possano diventare pieni cittadini.