La radio secondo Pif

Ai Radio City Days il conduttore ci parla della sua esperienza

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Alla Fabbrica del vapore di Milano, dove si tenevano i Radio City Days e il nono Festival delle radio universitarie, abbiamo avuto un breve incontro con Pif, che ci ha dato qualche suggestione sul suo programma radio e sul suo film.

Parliamo della tua esperienza in radio. Come nasce l’idea di fare il programma su Radio2?

Il progetto iniziale era di commentare le notizie della giornata, ma, siccome alle 10 di mattina saremmo stati l’ennesimo programma radiofonico a farlo, ci è venuta l’idea di commentare le notizie di provincia, forse meno importanti di quelle nazionali, ma molto divertenti e interessanti perchè spiegano bene le varie realtà regionali. Così è nata l’idea alla base de “I provinciali”.

Tu hai cominciato col giornalismo d’inchiesta in televisione, come hai pensato di entrare in radio? C’è una tua qualche curiosità nei confronti di questo mezzo?

Si, era un mezzo che mi interessava, perché mi piace molto il rapporto che si crea con il pubblico radiofonico. Magari mi sbaglio, però è un rapporto molto più solido che in televisione, dove succede che capiti per caso su un canale facendo zapping. Ho avuto sempre la sensazione che l’ascoltatore sia più fedele, che si crei un feeling più profondo, e siccome era un periodo in cui non dovevo girare né film né il testimone, che è comunque un impegno consistente, quando mi hanno proposto di fare radio ho accettato. Poi credo che Radio2 sia la stazione che mi rispecchia di più.

Una domanda sul tuo film: “La mafia uccide solo d’estate” è un modo alternativo di parlare di questo argomento, come ti è venuta in mente l’idea di girarlo?

Quando mi sono trasferito da Palermo a Milano per lavorare alle Iene, ma anche quando sono stato a Londra, la gente del nord mi faceva domande su Palermo e sulla mafia la cui qualità mi stupiva: mi sembravano abbastanza ingenue, mi chiedevo come mai nel 2000 mi si chiedessero ancora queste cose. Quindi a forza di raccontare che la mafia non era soltanto Totò Riina, ma anche la mafia borghese palermitana, che è una mafia apparentemente elegante ed educata, mi è venuta l’idea di fare un film.

(intervista di Leonardo Tosi)