Marx, oltre i luoghi comuni. Intervista a Paolo Ferrero

L'ex ministro a Trento per presentare il suo libro sul filosofo tedesco.

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Marx, oltre i luoghi comuni. Intervista a Paolo Ferrero
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Complici le iniziative e le celebrazioni che per tutto il 2018 hanno ricordato il duecentesimo anno dalla sua nascita, nell’ultimo periodo sembra essere tornata di moda la figura di Karl Marx, non soltanto come icona bensì come ispiratore filosofico e politico di un pensiero spesso erroneamente associato a tempi passati.

È in questo contesto che anche a Trento nella serata di mercoledì 9 gennaio Marx è stato al centro di un partecipato dibattito, organizzato da Rifondazione Comunista, con protagonista Paolo Ferrero, ministro della solidarietà sociale ai tempi del secondo governo Prodi ed ora vicepresidente del partito della Sinistra Europea, che assieme a Bruno Morandi ha da poco dato alle stampe un saggio incentrato proprio sulla figura del filosofo tedesco: “Marx, oltre i luoghi comuni”, edito da DeriveApprodi.

Paolo Ferrero, a 200 anni dalla sua nascita, quanto è ancora attuale il pensiero di Marx?

Credo che Marx sia più attuale adesso di quando ha scritto, perché al tempo di Marx il capitalismo era un sistema che sfruttava il lavoro delle persone, quindi l’obiettivo era semplicemente quello di liberare le persone dallo sfruttamento del lavoro, mentre adesso il capitalismo sta distruggendo l’ambiente, sta producendo il razzismo, ha una tendenza pesantissima alla guerra, e quindi è necessario superare il capitalismo non solo per superare lo sfruttamento del lavoro ma per impedire la distruzione completa della natura e dell’habitat in cui viviamo e per impedire che guerra e razzismo producano una barbarie bestiale. Quindi io penso che oggi il capitalismo abbia esaurito la sua spinta propulsiva e sia fondamentale superarlo usando la ricchezza prodotta a fini sociali invece che a fini privati e individuali.

Da cosa è nata l’esigenza di scrivere un libro come questo?

Quando è uscito il film sul giovane Marx mi è sembrato che un po’ di gente sia andata a vederlo, compresi tanti giovani, ma ho avuto l’impressione che se qualcuno avesse voluto poi approfondire avrebbe avuto difficoltà a trovare dei libri che gli permettessero di avvicinarsi alla figura di Marx senza dover prendere in mano “Il Capitale” o altri testi piuttosto complessi. Il mio cerca quindi di essere un libro divulgativo, che permetta a chiunque voglia iniziare a conoscere Marx di conoscere sia la figura, c’è una piccola biografia all’inizio, sia gli elementi di fondo dei suoi scritti e della sua teoria; infine l’ultima parte del libro è più una discussione politico culturale su una serie di luoghi comuni che secondo me sono da superare. In sostanza mi sembra un libro adatto per chi si vuole avvicinare a Marx non con un approccio “da catechismo” ma piuttosto in forme critiche.

Cambiando argomento e guardando al futuro prossimo, che prospettive vede per la sinistra italiana?

Io penso che a sinistra bisogna lavorare su più piani: un piano è quello dell’aggregazione di una sinistra politica autonoma e alternativa al Pd, che è un partito è liberista; una sinistra che va messa assieme in modi democratici e partecipati, senza egemonismi e senza che qualcuno pensi di essere più furbo degli altri, che poi era il nostro obiettivo quando si è fatto “Potere al Popolo“, anche se purtroppo lì c’è chi ha pensato di fare un nuovo partito, che però non serve a niente. Secondo, aggregare tutti i movimenti sociali attivi, da quelli contro la privatizzazione della sanità a quelli contro il razzismo, dal movimento femminista, che è il fenomeno più rilevante non solo nel nostro Paese, alle lotte sindacali: serve unificare i movimenti per costruire un blocco sociale dal basso. Terzo, va aperta una grande battaglia culturale nel Paese, perché diventi chiaro che il razzismo è l’esito ultimo di tutte le stupidaggini che hanno detto sulla concorrenza, sulla centralità delle imprese e sul fatto che eravamo in guerra gli uni contro gli altri; alla fine le ideologie di Monti, di Renzi e di Berlusconi sono diventate l’acqua in cui nuota Salvini. Io penso che bisogna far passare un’idea molto chiara: l’umanità e ricca ma per poter godere di questa ricchezza c’è bisogno di cooperazione, non di concorrenza, e le persone devono essere poste nelle condizioni di potersi sviluppare liberamente senza essere messi gli uni contro gli altri. La sinistra deve riproporre un’idea di umanesimo forte, in contrasto con il pensiero debole che è quello che ha aperto la strada alla barbarie del razzismo.

(g.m.)

Qui il podcast dell'intervista