La scrittura è anche donna

Tiziana Plebani ci presenta il suo nuovo libro: "Storia delle donne con la penna in mano: approcci, questioni di metodo e incroci disciplinari".

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di Giulia Leccese

Scorrendo i libri di storia e le antologie scolastiche, pare che le donne siano rimaste per secoli mute e incapaci di impugnare una penna e scrivere. A dimostrare il contrario ci ha pensato la dott. Tiziana Plebani, bibliotecaria responsabile del settore conservazione e restauro presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia e docente di Conservazione dei Beni culturali e documentari all’Università di Venezia.

Lo scorso giovedì, la studiosa è stata invitata dalla Fondazione Bruno Kessler per presentare il suo prossimo libro, che sarà edito da Carocci nel gennaio 2019: Storia delle donne con la penna in mano: approcci, questioni di metodo e incroci diciplinari. L'opera, come più volte l'autrice ha tenuto a sottolineare, tratta un argomento tanto delicato quanto rischioso, spesso soggetto a fraintendimenti. Lungi dallo scopo della ricerca è la stesura di una storia letteraria al femminile, dove protagoniste sono soltanto figure illustri, nè tantomeno quello di farne una guerra tra i sessi, isolandoli in celle non comunicanti. Plebani intende integrare uomini e donne all'interno di una storia globale della scrittura, non solo italiana, ma europea, facendo dialogare tra loro le numerose fonti, che soprattutto in territorio anglosassone, hanno arricchito, nelle ultime tre decadi, il panorama degli studi sulla storia femminile.

Per questi particolari motivi, all'interno del volume la scrittura è stata analizzata nella sua pluralità di utilizzi, nella sua essenza di pratica sociale, ancor prima che letteraria: gli archivi si sono rivelati delle inesauribili miniere a cielo aperto, in cui le grafie femminili, instabili e malferme, brillano e raccontano di azioni legali, testamentarie e di microcredito , diari privati e attività epistolari; sotto la loro apparenza grezza e poco curata, questi documenti bramano di farsi leggere e di sprigionare la loro preziosa carica affettiva e sentimentale, manifestazione della libertà e volontà di esprimersi attraverso il canale della scrittura, spesso riservato ad un'utenza maschile ed altolocata.

Le donne, infatti, assieme ai ceti più umili, hanno trovato, dall'alto medioevo fino al secolo scorso, una serie di canali alternativi ai sistemi formativi canonici: botteghe e studi legali, monasteri, ambienti mercantili, fino ad arrivare, con l'avvento della stampa a caratteri mobili, all'utilizzo di veri e propri manuali sulla scrittura espressamente dedicati alle donne.

Questa visione del linguaggio scritto può lasciare momentaneamente disorientati; d'altra parte, essa non fa altro che riportarci dalle foglie alle radici e dunque al bisogno viscerale e primitivo che ha spinto l'umanità, sin dall'alba della Storia, a scrivere: l'affermazione esplicita e visibile di se stessi.

img. source: www.pexels.com