eSecurity: Criminologia e ICT per la polizia e i cittadini

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ICT per la sicurezza urbana: il test parte da Trento
Ricerca, forze dell’ordine e città, insieme nel progetto eSecurity

Prevedere i reati e aiutare a gestire disordine e insicurezza in città: presentato oggi il progetto che vede coinvolti Università (gruppo di ricerca eCrime), Questura, Fondazione Bruno Kessler e Comune di Trento, finanziato dalla UE con 400mila euro. Un nuovo software georiferito incrocia e organizza vecchi e nuovi dati per elaborare le mappe del rischio in città.

Trento, 10 aprile 2013 – È possibile ottenere grazie alla ricerca e alla tecnologia elementi utili a prevedere il verificarsi di un crimine prima che avvenga?
Potrebbe apparire uno scenario futuristico tratto da qualche film di grande successo, eppure si tratta di uno scenario possibile, grazie al progetto “eSecurity”, che sarà testato, in via sperimentale a Trento. Lo scopo di eSecurity è di elaborare un sistema ICT innovativo e georiferito di raccolta dati sul crimine, il disordine sociale e i livelli di insicurezza percepita dai cittadini, finalizzato alla predizione e alla prevenzione della criminalità e alla gestione della sicurezza in ambito urbano. Il fine ultimo di questo prototipo è assistere le autorità di polizia e i decisori politici nel gestire la sicurezza
urbana.
Il progetto è coordinato dal gruppo di ricerca eCrime della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento, in partnership con la Questura di Trento, il Centro
Information Technology della Fondazione Bruno Kessler e il Comune di Trento. Il progetto è stato co-finanziato dalla Commissione europea che ha contribuito con
oltre 400mila euro (valore complessivo: 448.660 euro con un co-finanziamento di FBK) nell’ambito del programma ISEC 2011 “Prevention of and Fight against Crime” della Direzione Generale Affari Interni.
Alla conferenza stampa di lancio del progetto, che si è tenuta oggi in Rettorato, sono intervenuti la rettrice dell’Università di Trento Daria de Pretis, l’assessore del Comune di Trento Violetta Plotegher, il questore Giorgio Iacobone e il segretario
generale della Fondazione Bruno Kessler, Andrea Simoni. A illustrare i dettagli del progetto “eSecurity – ICT for knowledge-based and predictive urban security” è stato Andrea Di Nicola, coordinatore scientifico del progetto e del gruppo di ricerca
eCrime dell’Università di Trento, insieme a Salvatore Ascione, vice questore aggiunto della Questura di Trento e dirigente dell’Ufficio Controllo del territorio, e a Cesare Furlanello, capo dell’unità di ricerca MPBA “Modelli predittivi per la biomedicina e l’ambiente” della Fondazione Bruno Kessler, responsabili del progetto insieme a Di Nicola. All’incontro era presente anche il direttore del Centro Information Technology della Fondazione Bruno Kessler, Paolo Traverso.

Il progetto

Gli eventi criminali tendono a concentrarsi in luoghi specifici del tessuto urbano e in particolari archi temporali. Ed è partendo da questo assunto, proprio della criminologia ambientale, che eSecurity intende utilizzare i dati sui crimini di cui vengono a conoscenza le forze dell’ordine, le informazioni sul disordine urbano e sul grado di insicurezza della comunità di riferimento, leggendoli attraverso modelli matematici. In questo modo, sarà possibile individuare le aree della città e gli
intervalli temporali di maggiore rischio per prevedere la futura concentrazione di eventi criminali, disordine e insicurezza. La possibilità di prevenire questi fenomeni permetterà, perciò, di razionalizzare le risorse a disposizione delle forze dell’ordine e degli enti locali con interventi più mirati. Si tratta di una scommessa di grande importanza in un’epoca in cui è essenziale massimizzare le capacità di azione.
Ma come sarà possibile in concreto prevedere dove avverranno i reati o altri fenomeni di devianza nella nostra città? Il sistema ICT, che sarà sviluppato grazie al
progetto eSecurity, sarà uno dei pochi software al mondo nel settore della prevenzione della criminalità urbana e compirà una netta evoluzione rispetto alle esperienze già testate negli USA e nel Regno Unito. Infatti, sarà il primo prototipo in
assoluto, in quest’ambito, a spostare l’ottica della sperimentazione dal “predictive policing” (polizia predittiva) alla più articolata “predictive urban security”: la sicurezza
urbana predittiva.
La polizia predittiva in senso classico basa le sue analisi sui crimini avvenuti in passato, sulla loro dislocazione spazio-temporale e sulle eventuali ricorrenze riscontrate negli schemi di comportamento dei criminali per prevedere i luoghi di
futura concentrazione della criminalità, al fine di razionalizzare i servizi di pattugliamento, inviando agenti in queste aree per prevenire i reati. I primi esempi reali di “polizia predittiva” sono stati implementati grazie alla creazione di mappe
georiferite, strutturate in relazione crimini denunciati alle forze dell’ordine, con l’indicazione dei luoghi e dei tempi di maggiore concentrazione degli episodi criminali
(“hot spots”). Alcuni casi di rilievo sono il software, sviluppato da IBM per la polizia di Memphis (Crush), capace di prevedere la concentrazione del crimine e di dare
supporto alla polizia nel tentativo di ridurre tassi di criminalità urbana, e l’esperienza del Dipartimento di Polizia di Los Angeles con il supporto di ricercatori dell’Università
della California.
Il progetto eSecurity, che rientra nel novero di queste poche e pionieristiche esperienze a livello globale, intende inoltre effettuare due ulteriori passi avanti al fine di sperimentare il nuovo modello della “predictive urban security”. Innanzitutto lo
strumento ICT, che sarà realizzato a Trento, non si servirà solo dei dati sui luoghi e sulle tempistiche degli eventi criminali passati, ma utilizzerà anche altre variabili
ambientali: ad esempio il livello dell’illuminazione nei diversi quartieri, la situazione climatica o dell’inquinamento nell’area cittadina, i numeri relativi all’utilizzo dei trasporti pubblici o ulteriori informazioni socio-demografiche rilevanti. Il secondo
passo avanti compiuto dal progetto trentino riguarda il riconoscimento della necessità di comprendere e di tener conto della concentrazione del disordine sociale e
dell’insicurezza a livello urbano, anche quali predittori della concentrazione della criminalità. In questo modo, il sistema eSecurity cercherà non solo di prevedere il “dove” e il “quando” avverranno alcune forme di criminalità e devianza sul territorio, con un maggiore grado di precisione rispetto al livello raggiunto dalle attuali esperienze di “polizia predittiva”, ma anche di capire il “perché” si verifichino tali
crimini, forme di disordine e manifestazioni di insicurezza da parte della popolazione.
Solo in questo modo potrà essere garantita una strategia di prevenzione a tutto tondo, che consideri gli svariati aspetti di cui il concetto di sicurezza urbana si compone, a servizio di tutti gli attori istituzionali che possono incidere sulla criminalità
in ambito urbano.

Fonte: Estratto – Comunicato Stampa dell'Ufficio Stampa dell'Università degli Studi di Trento.
Intervista: Serena Bressan