«#ècolpadelgender è un mezzo, poi bisogna pensare alla formazione»

Intervista a Sara Filippi - Formatrice dei percorsi di pari opportunità

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Sara Filippi lavora nella formazione, proprio nei percorsi di pari opportunità, che, ora che sono stati implementati da La Buona Scuola, vengono osteggiati dai genitori di tutta Italia. Nicola Pifferi e Cecilia Passarella, nella seconda puntata di Burro d'Arachidi, cercano di sfatare alcuni miti. Continueranno la settimana prossima, in uno speciale sul "gender", in diretta dalle 17:00 su www.sanbaradio.it.

Il tema va affrontato direttamente. Da dove viene l'ideologia del gender? Cosa dice, di per sé?

Avete visto che su facebook è partita la campagna #ècolpadelgender, che, io e alcune mie amiche, abbiamo avviato per combattere la disinformazione, queste polemiche senza connessione alla realtà, attorno a quella fantomatica teoria del gender, la cui finalità, così si legge nei documenti delle milizie "anti-gender", sarebbe quella di distruggere la famiglia.
Chiariamo, prima di tutto, che non esiste assolutamente nessuna ideologia di questo tipo. C'è però tanta ignoranza in merito, infatti esistono autorevoli studi di genere formulati dagli accadameci di tutto il mondo, che però poco hanno a che fare con la "teoria del gender". Quest'ultima è stata creata ad hoc da questi gruppi che si scagliano contro i percorsi sull'uguaglianza di genere, operando una lettura distorta delle politiche di pari opportunità in generale.
La parola "gender", poi, non è altro che la traduzione inglese di "genere", vocabolo italiano. Anche il fatto di usare il termine anglosassone, al posto di quello italiano, può essere visto come una strategia per dare questo "alone di mistero", di ignoto, intorno a tali questioni, nonché una tecnica per far percepire il tutto come una cosa strana, pericolosa. Il termine genere, introdotto negli anni '70 dall'antropologa americana Gayle Rubin, indica i processi culturali attraverso cui, ogni società, ha strutturato delle differenze di compiti, a partire dalle differenze biologiche.
E' importante ricordare che in questi percorsi non si intende annullare le differenze naturali tra maschio e femmina, l'obiettivo è quello di eliminare le disuguaglianze sociali che si sono generate nel tempo.

#ècolpadelgender è l'hashtag della campagna online che proprio voi avete lanciato. Una campagna in cui l'utente è chiamato a caricare una foto di che tipo?

Vediamo donne che svolgono professioni tradizionalmente considerate maschili, vediamo uomini che si dedicano ad attività legate alla sfera domestica, bambine che giocano con le macchinine, piuttosto che bambini che si dilettano con la cucinetta; tutto mirato a decostruire lo stereotipo tipico dei compiti sociali dei diversi sessi. Alla campagna sono allegati dei link, di voci autorevoli, che spiegano in maniera corretta e il più possibile esaustiva in cosa consistono i percorsi di educazione di genere. Qui di seguito alcuni:

Ma qual è l'obiettivo diretto della campagna?

Inanzitutto vogliamo mostrare, con scatti di vita vera, le pari opportunità, in buona parte già presenti nelle nostre famiglie, nelle nostre coppie. Abbiamo però anche notato che alla fine è importante riportare sul concreto, agganciando alle riflessioni di genere la quotidianità; altrimenti, verranno sempre e comunque sentiti come cose teoriche, astratte, lontane dalla nostra vita.
L'operazione da compiere è, e cito il libro "Dalla parte delle bambine" di Elena Giannini Belotti, che è sì degli anni '70 ma è ancora attualissimo, non è formare le bambine, le donne a immagine e somiglianza degli uomini, ma piuttosto dare la possibilità, a tutti, di svilupparsi nel modo che risulta più congeniale, più vicino ai propri caratteri, ai propri interessi, indipendentemente dal sesso di nascita.

Proprio su i Social Network si alimentano le paure di mamme, papà e nonni d'Italia. E' importante rispondere proprio attraverso questo mezzo, oppure dobbiamo lavorare maggiormente sulla formazione?

Sicuramente i due mezzi non si escludono a vicenda: i Social Network sono il mezzo più veloce per lanciare questo tipo di campagne virali, che poi servono a portare consapevolezza sul tema. Poi è molto importante la formazione, che c'è già, almeno qui in Trentino, diretta ai docenti, come anche ai genitori o agli stessi studenti delle scuole secondarie. Importante ricordare che uno non esclude l'altro. (n.p.)