#cop21. Dopo il disastro di Cph una seconda chance al mondo

La COP21 di Parigi: limitiamo il riscaldamento globale

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Elisa Calliari fa parte dell'agenzia di stampa giovanile e sta seguendo la ventunesima Conferenza delle Parti che si sta svolgendo a Parigi.

E' stata intervistata da Margherita Marzari e da Gianmarco Pallaoro nel corso della dodicesima puntata della quarta stagione di Burro d'Arachidi.

 

Cosa sta succedendo a Parigi in questi giorni? Come sta procedendo la COP21?

Diciamo che procede bene. Siamo arrivati alla fine della prima settimana di negoziati, quelli più tecnici, e questa mattina è stata diffusa la bozza dell’accordo che verrà poi presentata ai ministri settimana prossima per essere quindi rinegoziata e poter arrivare all’accordo finale. L’impressione che abbiamo avuto, seguendo i negoziati e anche gli eventi paralleli che sono avvenuti un po’ in tutta la città, è che siano stati dei negoziati lenti e farraginosi ma che comunque, non dico che ci sia un ottimismo diffuso ma che il morale sia comunque piuttosto alto rispetto alla possibilità di raggiungere, venerdì prossimo, un accordo senza troppissima fatica.

Cosa riguarda in particolare questo accordo? Quali sono gli obiettivi della conferenza?

L’accordo di Parigi diciamo che è particolarmente importante perché si cerca di portare a casa un trattato vincolante per i Paesi, per limitare l’innalzamento della temperatura globale al di sotto dei due gradi centigradi. È un passo fondamentale soprattutto se si pensa al disastro che è stata la conferenza di Copenaghen qualche anno fa e questa è la seconda chance che ci si da per far in modo di limitare i cambiamenti  climatici da qui a fine secolo. È importante anche perché è cambiata anche la prospettiva con cui si cerca di arrivare a una soluzione: prima con il protocollo di Kyoto erano soltanto gli Stati industrializzati a dover tagliare le emissioni, invece in questo  caso tutti gli Stati del mondo, anche quelli più vulnerabili, più emergenti, hanno messo sul tavole delle proposte più o meno concrete per fare qualcosa.

Questa è la COP che vede più partecipanti, più osservatori, da parte della società civile, infatti siamo circa in 10mila tra prima e seconda settimana. È vero che la trasparenza non è sempre il massimo all’interno di questo processo però intanto molte persone hanno la possibilità di dire la loro e di far sentire la loro voce. (m.m.)