di Michele Citarda e Lorenzo Caoduro
Sono passati ormai ben 10 anni da quando Sanbaradio ha fatto l’ingresso sulla scena radiofonica (e non solo) locale. Una decade, un anniversario che testimonia l’importanza di sapere mettere insieme tante energie, fisiche e mentali, al servizio di un obiettivo comune: divertire e far divertire con quello che è uno dei mezzi di comunicazioni più affascinanti, la radio.
In occasione di questa data che ci riempie di soddisfazione, abbiamo intervistato una delle persone che ha rappresentato – e rappresenta tutt’ora –una delle colonne portanti della radio degli universitari di Trento e di Bolzano. Stiamo parlando dello storico, leggendario, mitologico direttore responsabilie Nicola Pifferi.
Il buon “Piffi” ci ha raccontato della radio in generale, unico medium che riesce a tenere botta ai grandi cambiamenti del terzo millennio, della sua esperienza personale e delle idee che stanno alla base di Sanbaradio e dei cambiamenti che, inevitabilmente, si sono verificati in questa decade.
Lo ha raggiunto per noi, il nostro social media manager tuttofare Lorenzo Caoduro. Di seguito l’intervista.
Cosa ha significato per te la radio e lavorare all’interno di una webradio?
Per me Sanbaradio ha avuto un ruolo fondamentale. Quando ho iniziato e collaborare con Sanbaradio non avevo idea che avrei voluto fare questo lavoro, il giornalista radiofonico. Di certo non ci pensavo. Pensavo solo a divertirmi e poi è diventato un vero e proprio lavoro che mi ha portato adesso a lavorare per il servizio pubblico tedesco. In un certo senso, se non ci fosse stata Sanbaradio non avrei mai scelto di continuare questa strada.
Cosa ha significato per te diventare caporedattore prima e direttore responsabile dopo?
Credo che Sanbaradio abbia una struttura piuttosto orizzontale. Non ho sentito particolari differenze quando sono passato da essere caporedattore a direttore. Quello che più mi ha reso felice e mi è piaciuto di questi passaggi è stata la fiducia da parte di Mercurio coop., il nostro editore. Il passaggio da caporedattore a direttore ha dimostrato che ciò che facevamo all’interno di Sanbaradio era il lavoro che l’editore voleva. Altra cosa molto interessante di essere direttore di una radio è la possibilità di sperimentare che è sicuramente maggiore all’interno di un media come Sanbaradio che permette, appunto, di provare a fare un sacco di diversi format, un sacco di cose diverse senza rendere conto economicamente a qualcuno. E questa credo che sia una delle cose più belle delle radio universitarie e delle webradio. Poi appunto, come dicevo, c’è il tema della fiducia dell’editore.
Qual è secondo te il ruolo della radio, nei giorni del terzo millennio e cosa può diventare una radio universitaria?
La radio, come medium, è il mezzo di informazione che meno sta sentendo un cambiamento dei tempi. Se la televisione e la carta stampata sono terribilmente in difficoltà per uno spostamento dell’ascolto in direzioni se vogliamo molto lontane da loro, la radio, grazie principalmente ai podcast, all’ascolto in macchina e negli spostamenti, sta tenendo duro. Quindi credo che il ruolo della radio sia fondamentale perché nel momento in cui i media tradizionali stanno perdendo share, la radio riesce a tenere botta, a portare una voce informata, strutturata, in grado di dire qualcosa che non sempre l’internet è in grado di dire. Sia perché su internet ci sono testate che non sono affidabili e quelle che invece lo sono devono produrre contenuti con maggior appeal. Nell’internet, si scrivono cose che a volte non sono intelligenti. La radio invece riesce a mantenere la sua qualità anche in questo contesto e logicamente, come dicevo prima, le radio universitarie hanno questa possibilità di sperimentare, oltre ovviamente a fare del buon giornalismo, del buon intrattenimento. Si può sperimentare e quindi si può provare a fare le cose più disparate, nei tempi più disparati senza avere paura di sbagliare. Se si sbaglia, ci si riprova di nuovo, molto semplicemente.
Ultima domanda, 10 anni sono tanti. Com’è cambiata in questi anni Sanbaradio e quali sono i progetti futuri?
Non sono sicuro che Sanbaradio sia cambiata particolarmente. Certamente, sono cambiati gli stili, la qualità. In 10 anni si è cresciuti tantissimo e si è diventati un medium che riesce a rispondere a delle esigenze particolari. Ovviamente 10 anni fa, quando è nata la radio io non c’ero ma ricordo dei racconti per cui era tutto spesso in diretta, non veniva preparato un contenuto registrato. Non si parlava 10 anni di fa di podcast. Le idee che stanno dietro sono le stesse: una formazione di qualità, il racconto della vita universitaria. Poi, evidentemente, la qualità, i programmi, i format sono molto cambiati. Quindi sì, ci siamo spostati tanto dal fare diretta al podcasting. Abbiamo anche uno spettro un po’ più ampio. Siamo infatti la radio degli universitari di Trento ma anche di Bolzano e credo che questo progetto debba continuare. Diciamo quindi che la radio è cambiata ma allo stesso tempo non è cambiata. Di base ci sono le stesse idee, sono cambiati i mezzi, i format e gli stili.
Vi saluto e vi do l’appuntamento al 3 ottobre per festeggiare questi 10 anni di Sanbaradio!
(m.c.)