Bail-in: cosa è e cosa comporta

Ce lo spiega il prof. Filippo Sartori, ordinario di diritto dell'economia a unitn

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di Nicola Pifferi e Francesco Biasioni

Alla fine del 2015 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri un provvedimento molto controverso, il cosiddetto "bail-in". Di cosa si tratta?

Si tratta di due decreti legislativi che hanno dato attuazione a una normatica comunitaria, una direttiva (che quindi deve essere tradotta dai singoli stati membri dell'UE per entrare in vigore, ndr) del 2014 che si muove nella direzione di riformare almeno uno dei pilastri del sistema bancario. In sintesi estrema, si tratta di una cornice che va a rivoluzionare quello che è il sistema della gestione delle crisi bancarie in italia, quindi una serie di disposizioni che da una parte cambiano completamene il paradigma, anche culturale, di gestione delle crisi, e dall'altra ci consegnano delle norme tecniche profondamente diverse. Diciamo che quando parliamo di bail-in, per tradurre i termini tecnici, parliamo di salvataggio interno. Il sistema prevede che se una banca versa in una situazione di crisi, non potrà più fare affidamento ad aiuti di Stato. L'idea politica è di evitare che si verifichino delle socializzazioni delle perdite, ovvero che chi paga le tasse debba sopportare le perdite di una crisi bancaria.

Quindi cosa cambia per un risparmiatore con dei depositi in banca? Si corrono dei rischi?

Questo è un punto molto importante, perché effettivamente salvataggio interno significa che, quando una banca si ritrova in una situazione di crisi, i primi soggetti che dovranno far fronte a quelle che sono le perdite della banca, o la ricapitalizzazione della banca, sono gli azionisti, compresi degli eventuali piccoli investitori che hanno acquistato azioni, obbligazionisti, in particolare i detentori di obbligazioni ibridi o le cosiddette obbligazioni subordinate, di cui si è tanto parlato con riferimento alla Banca dell'Etruria in questi giorni. Quindi, in sintesi estrema, il titolare di un'azione o di un'obligazione si può vedere azzerato il valore del proprio investimento; questo è il rischio che si annida nel bail-in. Addirittura, nelle ipotesi più gravi, del tutto eccezionali, anche i depositanti, ovvero coloro che hanno depositato delle somme di denaro maggiori di cento mila euro presso una banca, potranno perdere i loro averi: i cento mila euro depositati verranno salvaguardati, mentre l'attivazione della procedura di bail-in potrebbe anche attingere alle somme superiori.

Le banche sono tenute a informare i correntisti di queste modifiche? Se sì, come?

Essendo questa una normativa, non esiste un particolare dovere giuridico di informare rispetto la modifica intervenuta. È certo, però, che in questo contesto è fondamentale che si vada a recuperare quel rapporto di trasparenza e di fiducia tra banca e cliente, che, a ben considerare, assume un significato nuovo e inverso rispetto al passato: oggi non è più la banca che dà fiducia al cliente, ma è il cliente che deve valutare bene la solidità della banca e dare a sua volta fiducia mantenendo gli investimenti presso quegli istituti. La prospettiva deve essere quella di un flusso informativo reciproco nel quadro di un rapporto reale e di rinnovata fiducia.

L'intervista è tratta dalla seconda puntata della quinta stagione de il punto. di Burro d'Arachidi.

Immagine: Casse Rurali Trentine