Duro, freddo, difficile da affrontare, ostile come l’ambiente, il paesaggio della Maiella, in cui ha luogo la vicenda di cui racconta. Questo è “Cloro”, film d’esordio del regista Lamberto Sanfelice, presentato in anteprima (uscirà nelle sale il 12 marzo) mercoledì 4 marzo al cinema Astra di Trento, in occasione dell’apertura della rassegna “Avvicinamenti” del Trento Film Festival.
Ma “Cloro”, come il paesaggio montano abruzzese, è anche un film di una bellezza singolare che, una volta capitolo ed entratici in sintonia, regala emozioni forti e scuote l’animo dello spettatore con una storia dalle premesse drammatiche: Jenny è una diciassettenne di Ostia, che si ritrova catapultata in un isolato paesino di montagna dopo la morte della madre e il licenziamento, con conseguente perdita della casa, del padre. Ospitata in una baita di proprietà dello zio, Jenny dovrà provvedere a quel che resta della sua famiglia (composta dal padre depresso e dal fratellino), lavorando in un hotel e calandosi in un ruolo troppo grande per una ragazzina della sua età. La giovane affronterà la situazione con grande coraggio e determinazione, aggrappandosi al suo sogno, che rischia di essere seriamente compromesso, di disputare i campionati di nuoto sincronizzato, sport che ama e pratica fin da bambina.
Il film, una sorta di percorso di formazione e di crescita che avviene grazie alle difficoltà della vita, sconvolge, come già detto, per la sua durezza iniziale, ma lascia aperto un orizzonte di speranza. Tanti gli spunti scaturiti dal dibattito col regista, presente alla proiezione: dall’importanza dell’acqua nel film (non solo della piscina, ma anche del mare, simbolo di apertura e possibilità) alla contrapposizione tra l’ambiente marittimo e quello montano, volta a far risaltare le difficoltà che la protagonista deve affrontare, dalla forza dei personaggi (quello di Jenny come quello del fratellino, importantissimo per la di lei maturazione), alle ispirazioni che stanno dietro a questa pellicola (bella l’analogia, proposta da uno spettatore e confermata dallo stesso regista, con “I 400 colpi”).
“Cloro” è insomma un’opera prima difficile, che chiede allo spettatore un contributo ed uno sforzo, ma che di questo sforzo lo ripaga ampiamente. Un’ottima regia rende il film scorrevole e appassionante nonostante i dialoghi rarefatti, la colonna sonora ben si amalgama con le scene, suggestivo il ritratto della montagna proposto.
(di Leonardo Tosi)