Diario di un Festival dimezzato

International Journalism Festival a Perugia, tra panel e pioggia.

Dal 3 al 7 aprile si è svolto il Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia. Il programma era tanto fitto da rendere impossibile seguire tutto. Fortunatamente l’organizzazione del festival ha dato l’occasione di seguire più eventi nello stesso momento. Con la Giratempo di Hermione Granger? No, grazie allo streaming. Il team RaUni era presente e attivo: abbiamo seguito parecchi panel e intervistato personaggi interessanti.

Ma andiamo con ordine. Sono arrivata a Perugia giovedì sera. E pioveva. Ma tanto. Sfidando le intemperie Rossella, Nicolas e Veronica sono venuti a recuperarmi e siamo andati a mangiare la famosa Torta al Testo, piatto tipico umbro. E mentre io ero in viaggio loro avevano già seguito conferenze e intervistato personaggi famosi tra cui Ivan Zazzaroni, che ha risposto all’amletica question: “Ma a Ballando con le Stelle, che ci fai?”

 

Giorno 1

 

Faceva freddo. Roba da fiato che fa condensa. E mentre scendevo dalle scale dell’alloggio pensavo: “Ma che me li sono portati a fare io i vestiti primaverili? E sì che pensavo di andare al sud”. Dopo una breve tappa in redazione a Radiophonica abbiamo fatto colazione e poi abbiamo cominciato a seguire i panel. Ho sentito raccontare delle innovazioni in campo giornalistico, storie di donne che giornalmente combattono per la parità di genere nel mondo dell’editoria. Si è parlato di Kurdistan, di giornalismo paneuropeo, di fake news. In quegli stessi momenti in altre sale si svolgevano incontri con Samantha Cristoforetti, con Roberto Fico. Si è parlato di libertà di stampa, di elezioni europee, di disinformazione, di migrazioni, ma si avvicinavano le cinque e l’evento che tutti attendevamo: l’Instawalk di Playourope.

Solo una precisazione: Perugia è bella, ma è in salita. E faceva freddo, per chi se lo fosse dimenticato. Ma ci siamo comunque messi in cammino per le strade alla scoperta di luoghi restaurati o riqualificati grazie al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. Un’occasione preziosa per conoscere sia il modo capillare in cui l’Unione Europea ha un’influenza sull’ambiente che ci circonda e per imparare di più sul progetto radiofonico Playourope, portato avanti da Radiophonica. Dopo tutto questo camminare non poteva mancate il buffet. L’hummus è stato particolarmente apprezzato, il riso meno da un bambino lì presente che ha pensato bene di spargerlo su dei sedili del 1200.

Ma si imparano tante cose anche da queste esperienze. Due in particolare, mio malgrado, ho capito con Silvia:

1: alcune persone non sono fatte per gli Instawalk. Camminare in salita e fare le storie di Instagram allo stesso tempo è più facile di quanto sembri. Non ho un futuro da travel blogger.

2: se rimani troppo attaccato al buffet ti perdi i tramonti. Ma anche qui, è una questione di priorità

Dopo il buffet ho avuto l’onore di partecipare alla trasmissione “Civic 97” di Radiophonica, abbiamo recuperato parte della truppa a teatro dove stava chiacchierando Marco Travaglio col suo “Un anno di balle”. E buonanotte!

 

Giorno 2:

 

Faceva ancora freddo, ma non così tanto. C’è chi ha dormito e chi no, chi si è rigirato nel letto e chi ha montato interviste fino alle due di notte (io ho dormito). Ma fin dalla mattina ho imparato una dura lezione, nella vita bisogna fare delle scelte: o krapfen alla Nutella o mantenere il rossetto intatto. Ho scelto il krapfen.

Ci siamo ritrovati con gli amici di Uradio di Siena e come il giorno prima ci siamo lanciati nei panel! Ho imparato molto sul visual storytelling e sui contenuti innovativi che l’unione tra giornalismo, arte e teatro possono produrre, sul ruolo dei podcast nel giornalismo di oggi e sul postgiornalismo. Altri sono andati a sentire Enrico Mentana, o a informarsi sul futuro delle fake news. Ci siamo riuniti a mezzogiorno per andare a sentire Matthew Caruana Galizia, figlio di Daphne-la giornalista maltese assassinata due anni fa. Ci ha raccontato in 15 punti la sua storia e cosa ha imparato cercando di fare luce sulla morte della madre.

Dopo pranzo i panel non si sono fermati ma io per un paio d’ore sì. Ho fatto un giro per Perugia, ho osservato vetrine con prodotti fuori dal mio budget e poi ho costretto una Rossella in crisi di fame a imbucarsi ad un’intervista con Zerocalcare. Lei mi ha ripagata prendendomi in giro sulla mia incapacità di pronunciare il nome di questo noto fumettista. È Zero Cal-cà-re o Zero Càl-ca-re? Apriamo il dibattito! E proprio lui volevamo andare a sentire la sera con il suo incontro chiamato “Scavare fossati, nutrire coccodrilli. Zerocalcare fra stato dell’arte e stato dell’anima”. E come in ogni commedia all’italiana una ha fatto la fila e gli altri si sono imbucati. Ma la serata è stata bella, e siamo rimasti sollevati dal vedere di non aver dovuto fare la fila di un kilometro per Saviano, l’incontro dopo il nostro (per quello c’è lo streaming no?).

Dopo la conferenza avevamo fame. Era tardi, non solo per gli orari trentini. Ci siamo infilati in un ristorantino e in occasione del Carbonara Day abbiamo mangiato la peggior carbonara di Perugia, forse dell’Umbria intera. Azzardo anche della Penisola. Una serata ai limiti del surreale, accompagnata da poesie in onore di Civita di Bagnoregio decantate dal bancone di un bar.

 

Giorno 3:

 

Come tutte le cose belle anche il Festival del Giornalismo a Perugia si è concluso. Grazie a chi ci ha accolti e scarrozzati in giro. Soprattutto grazie ai ragazzi di Radiophonica che hanno realizzato bellissime interviste tra cui quella a Mahmood. E al gruppetto di RadUni che si è fermato la domenica a sentir parlare di satira, di Africa e diritti umani, di populismo e criminalità organizzata. Io avrei voluto seguire tutto, ma mi sono persa comunque tanto. Ho una soluzione a tutto questo: IJF 2020, sono pronta!