Relative Calm, anche il senso è effimero

La recensione dello spettacolo in scena al Teatro Sociale

Relative Calm è lo spettacolo di danza contemporanea di Bob Wilson e Lucilla Childs, in scena al Teatro Sociale di Trento il 7 Marzo.

5 atti compongono l'opera. Il primo e il quinto sono collegati da una coreografia, la stessa in cui otto ballerini ripetano ad nauseam gli stessi passi. Ogni volta che il movimento viene riprodotto, i ballerini si muovono nello spazio, delineando rette e intersecando le proprie traiettorie.  Al primo atto l'osservatore è stranito. Nessun archetipo può salvarci dalla necessità di ricercare il senso dei movimenti. Ma il senso non c'è. E la calma imposta dalla musica inizia a tramutarsi in ansia. Ansia crescente che attende qualcosa, qualsiasi cosa.

Cala il buio e inizia il secondo atto. Bob Wilson cala nelle vesti di un autore e guarda il pubblico. Al centro del palco un personaggio ignoto rivolge le spalle al pubblico. L'autore pronuncia delle parole, ripetute dal personaggio. Poi il tempo si mischia rendendo impossibile capire chi è a decidere le parole, e chi invece le ripete. Autore e artista si confondono, spingendo l'osservatore a domandarsi quale sia la sostanza del proprio io.

La terza scena irrompe in una danza dionisiaca di figure androgine, mascherate, eccessive, che ballano freneticamente prostrandosi alla figura centrale e aspettando di assecondarne i capricci.

La quarta scena si presenta speculare alla seconda. Questa volta è l'autore ad essere di spalle, mentre il personaggio guarda il pubblico.

L'accusa che rintocca per tutta la durata dell'atto è l'incapacità dell'uomo di capire il terremoto. L'osservatore è costretto a chiedersi se possa esistere l’arte senza l'estrema sofferenza. Il vero artista è disposto ad accettare mali inenarrabili pur di creare. E non per il pubblico, ma per una necessità tutta individuale, interna, viscerale.

Il quinto ed ultimo atto chiude lo spettacolo, riproponendo la stessa coreografia del primo. A variare sono le traiettorie tracciate dai ballerini. A questo punto la scissione interna al pubblico è totale. Niente ha senso. I dubbi che assillano la tribuna si sono fatti pesanti ma l'unica soluzione è la calma. La calma che non anticipa, né precede la tempesta, ma che ne prende il posto per evitare di finire a pezzi. È una calma relativa. Fragile perché aldilà c'è il baratro della distruzione delle certezze. Ed ecco che la musica incalza e i movimenti dei ballerini si fanno ridondanti. In questo stato di sospensione la necessità di trovare il senso sparisce e ciò che rimane è l'ultima grande rivelazione. Anche il senso è effimero. Emanciparsi dalla sua ricerca significa essere liberi. Relative Calm.

 

Vitantonio Leuzzi