La farfalla sul ghiacciaio

Tante volte, quando si sale in montagna, si pensa subito ad arrivare alla vetta. A salire, sempre più in alto, senza fermarsi mai, se non per lo stretto necessario. Tante altre volte si rischia di badare così poco a ciò che ci circonda, da finire in un burrone o in un crepaccio, e rischiare la vita. Per non dire perderla.

Oreste Forno, grande scrittore di montagna, ragiona su quanto sia bello fermarsi ad osservare la natura, invece di mettere a repentaglio la propria vita per conquistare qualche metro in più.

Ci sono due tipi di montagne: quella delle sfide, che tutti vogliono raggiungere, e quella che ti fa scoprire la bellezza del tramonto, della rugiada, dell’attesa, dell’osservazione, e dell’ambizione. La seconda è la montagna alternativa, “devi conquistare la montagna che è in te”, perché “le montagne da salire sono quelle che stregano per la propria bellezza”.

Il protagonista del libro La farfalla sul ghiacciaio, Saverio, “ti conduce per mano dolcemente in un ragionamento molto serio, sul riflettere prima di partire per gli 8000m o altre avventure”, come dice Fausta Slanzi. Riflettere soprattutto sulla tematica della morte in alta quota, purtroppo sempre più frequente: perché gli alpinisti rimuovono velocemente, perché si muore quando non si è in grado di guardare il pericolo e ci si affida troppo alla sicurezza personale, perché le prime morti bruciano, le altre diventano abitudini. “La morte è un’amica che t’accompagna, non è qualcosa che si prepara a tagliarti le gambe! Devi consultarla, chiederle se devi attraversare il ghiacciaio, anziché ignorarla” aggiunge l’autore.

La farfalla del titolo è un piccolo animale realmente posatosi sul suo palmo, che gli ha fatto pensare che la farfalla in alta quota è come l’alpinista sul ghiacciaio: è fragile, in un ambiente non suo. Kurt Diemberger, tra il pubblico, ha dichiarato che anche lui ha incontrato una farfalla verso i 5000m, e che guardandola ha pensato: anche lei è in esplorazione! Proprio come l’alpinista.

In merito al libro, “capitoli armoniosi, ben collegati come quei cristalli di neve lassù, da usare nelle scuole per parlare di montagna”, ha commentato Slanzi. E Umberto Martini ha aggiunto: “Forno è un testimone da sfruttare meglio”.

Un libro che consiglierei a tutte le età.In fondo si può parlare di montagna quanto si vuole… Ma ci siamo mai fermati a guardare un fiore?

Silvia