La sera del 25 aprile all'Auditorium Santa Chiara è andato in scena un film assolutamente speciale: “The Epic of Everest”.
Il responsabile della programmazione del festival, Sergio Fant, ha introdotto la proiezione: un restauro, ad opera del British Film Institute, della pellicole prodotta nel lontano 1929 durante la leggendaria spedizione durante la quale scomparvero Irvine e Mallory. Per anni si è discusso se la formidabile cordata inglese fosse riuscita a raggiungere la vetta della montagna più alta, la Madre Creatrice del Mondo, il monte Everest. Il film è stato accompagnato dalle musiche composte ed eseguite dal vivo da Simon Fisher Turner e la sua band.
Per chi 2 anni fa era presente all'apertura cinematografica con “The Great White”, era facile prevedere il successo della pellicola. Per chi invece non conosceva i lavori del British Film Institute e il compositore britannico, credo sia stata una bella sorpresa. Un puzzle di immagini storiche ci portano in un Tibet di quasi 100 anni fa, scivolano negli alloggi dei tibetani immersi nelle loro tradizioni e religiosità e ci trascinano fino sulle cime pure e selvagge dell'himalaya.
Una musica suonata “alla grande” accompagna l'esercito di uomini e animali della spedizione per infinite vallate fino ad arrivare alla base dell'Everest, presentato come ormai ultimo baluardo della forza incontrastabile della Natura. Tra abbigliamenti e materiali che a noi sportivi di oggi sembrano assurdi e ghiaccio che acceca gli occhi, la vera spedizione muoverà i suoi primi passi.
British Film Institute e Simon Fisher Turner hanno fatto un gran regalo al pubblico del Trento Film Festival. Un film che mi riguarderei tutte le notti prima di andare a dormire (o quasi).
Alessandro