L'intervento di Giusi Campisi nell'ambito della tavola rotonda sul #benecomune ospitata da "Associati – Il bello ci salverà"
Wunderkammer Trento – collezione di immaginari urbani è un museo, un’azione artistica pubblica, un gesto politico che propone una messa in discussione dei rapporti di potere alla base delle rappresentazioni culturali.Il museo è nomade e innesca situazioni all'interno del tessuto urbano tra soggetti e istituzioni attraverso: la raccolta e la catalogazione di luoghi interpretati da chi vive o attraversa la città, azioni artistiche pubbliche, mostre, laboratori, organizzazione di giornate di studio e residenze con intellettuali e artisti.
I temi di Museo Wunderkammer sono lo spazio pubblico e gli immaginari urbani da una parte, e la costruzione dell’istituzione culturale dall’altra, temi che sicuramente fanno parte del lungo ed eterogeneo elenco dei beni comuni. Nel nostro discorso non abbiamo mai usato questi termini e mi sono chiesta quale può essere per Wunderkammer la caratteristica che li contraddistingue, al di là delle definizioni puntuali.
I beni comuni non sono una zona neutra e pacificata, sono piuttosto territori del conflitto, esplicito o potenziale, perché pur appartenendo alla collettività allo stesso tempo sono interessati da un imponente fenomeno di privatizzazione e sfruttamento.
Che siano materiali o immateriali, acqua, conoscenza, patrimonio artistico o informazioni genetiche, a contenderli alla collettività c’è sempre l’interesse privato, ci sono i brevetti, i diritti d’autore, gli appaltatori.
Lo stesso concetto di bene comune è conteso e strumentalizzato a discapito della collettività, e a farlo sono spesso le medesime amministrazioni che, mentre chiedono la partecipazione ai cittadini, li privano dello spazio urbano in concerto con i privati.
Lo spazio urbano, bene comune per eccellenza perché prodotto della collettività sociale, spazio nel quale l’andamento delle nostre vite si definisce, è oggetto di una speculazione che è frutto dell’alleanza fra pubblico e privati.
La creazione di nuove aree residenziali e spazi commerciali sono la causa di consumo del suolo comune; le politiche di gentrificazione e di riqualificazione urbana producono la marginalizzazione dei cittadini più poveri.
Come artisti con Wunderkammer proponiamo delle azioni pubbliche in cui lo spazio urbano è inteso appunto come sito della produzione collettiva di discorsi e come luogo del conflitto.
Scegliamo di agire in modo nomadico, occupando fisicamente o attuando un’occupazione di senso dello spazio, con l’idea che il continuo slittamento di forme e di risignificazione dei luoghi possa indicare strade per resistere alla manipolazione e al furto degli immaginari, al controllo dei corpi e alla costruzione delle identità che si muovono nella città.
(foto wunderkammer)