L’Europa riparta dal Manifesto di Ventotene!

E’ sera su una piccola isola del Tirreno tre uomini ed una donna rileggono un testo da loro elaborato e discusso con altre persone lì confinate in quanto antifascisti. L’isola: la splendida Ventotene, i tre uomini: Altiero Spinelli romano, Ernesto Rossi di Caserta ed Eugenio Colorni milanese, la donna: Ursula Hirschmann, tedesca. Stava nascendo l’Europa unita mentre la guerra la divideva. Il testo, che verrà pubblicato per la prima volta nel 1941 e riproposto in edizione aggiornata nel 1944, è l’ormai famoso “Manifesto di Ventotene” il cui titolo originario era “Per un'Europa libera e unita. Progetto d'un manifesto”.

Il sogno di un gruppetto di utopisti. Come altro definire, infatti, queste persone che, in piena guerra, sognano l’Europa Unita? Altiero ed Ernesto ne sono gli estensori principali, Eugenio scrive l’introduzione e ne è il redattore mentre sua moglie Ursula insieme ad Ada, moglie di Ernesto, tengono i collegamenti e ne curano la diffusione.

Eppure ciò che sembrava solo utopia, sogno illusorio di persone prigioniere di un isolotto prende corpo, alla fine di agosto del 1943, a Milano, nasce il Movimento Federalista Europeo.

Ma come immaginavano l’Europa Unita questi che a ragione possiamo definire i Padri Fondatori dell’Europa contemporanea? Pensavano un Europa federalista con un esercito comune e con un Governo simile a quello degli Stati Uniti d’America. Era indispensabile, secondo questi sognatori, che venissero eliminati i nazionalismi da cui altrimenti sarebbero scaturite di nuovo crisi economiche e sociali e avrebbero favorito l’affermazione delle classi dominanti a scapito di una vera democrazia.

Altro aspetto sottolineato nel Manifesto è la necessità di persone illuminate e determinate a realizzare il sogno. I popoli hanno bisogno di essere guidati, indirizzati con fermezza perché da soli sono incapaci di prendere una direzione sotto la spinta centrifuga di idee contrastanti. Quest’ultimo passaggio mal si accorda con il concetto di democrazia inteso come governo del popolo e somiglia in qualche modo, nel metodo, all’idea del centralismo democratico o peggio del cosiddetto “socialismo reale” applicato in Russia o in Cina. Guardando, tuttavia, all’Europa odierna si deve dar ragione a questi Padri Fondatori. Non essendoci stati e non essendoci oggi, infatti, personaggi, uomini politici capaci di lungimiranza, grandi ideali e autorevolezza l’Europa fondata sull’Euro sta lentamente disgregandosi facendo fortemente riemergere interessi nazionalistici deleteri.

La costruzione dell’Europa unita, degli Stati Uniti d’Europa non può prescindere da un forte movimento popolare, da una forte coscienza di appartenenza all’Europa, dalla coscienza in ognuno di essere cittadino europeo. La mancata costituzione di un esercito unico per una politica di difesa comune, tale da impedire nuove guerre fratricide e, successivamente, presupposto di una politica estera comune sottratta ai singoli Stati ha rallentato il crescere di una coscienza comunitaria capace di dare la spinta necessaria ai politici per progredire verso la realizzazione concreta di un’Europa concretamente federalista. La strada intrapresa invece è stata quella di costruire l’Europa a partire dal mercato e poi dalla moneta comune tralasciando la strada degli ideali e della crescita di una coscienza popolare europea sviluppando il senso di appartenenza ad un’unica comunità.

Un piccolo esempio di questa miopia politica è costituito dal non aver dato nessuna importanza mediatica all’abbattimento delle frontiere in seguito al Trattato di Schengen entrato in vigore nel 1995 (che peraltro non si sta facendo quasi niente per salvare!). Con questo Trattato si realizza la libera circolazione di persone all’interno degli Stati aderenti, è questo il passo più importante compiuto verso l’Unione degli Stati perché i popoli che fino a 50 anni prima si erano combattuti stanno diventando un unico popolo. Nessuno tuttavia sottolinea questo significato mentre si solennizzerà a dismisura qualche anno dopo l’entrata in vigore della moneta unica. È sempre il “Mercato” che ha la prevalenza sul sentimento di essere popolo, un unico popolo pur con lingue e tradizioni diverse (a differenza degli Stati Uniti d’America).

Affidare il progressivo raggiungimento dell’Unità politica europea semplicemente al mercato sta rivelando il suo limite in questi anni di crisi economica. La crisi dell’economia sta mettendo in crisi l’unione europea su di essa basata. Ogni Stato si rifugia nella difesa dei propri interessi e vien meno, non il principio di sussidiarietà anzi quest’ultimo viene strumentalizzato per intervenire pesantemente nel Governo degli Stati più in crisi, ma quello di solidarietà tipico principio che esiste solo in quanto ci si riconosce uguali, non negli interessi, ma nell’appartenere ad un unico popolo. Gli Stati più forti si impongono sui più deboli con la forza quasi a realizzare, nei fatti, una vera e propria guerra economica con vittime e sofferenze non dissimili da una guerra condotta con le armi.

 

È compito del Movimento Federalista Europeo riprendere vigore e moltiplicare l’impegno per diffondere e far crescere nei cittadini una vera coscienza europea oggi mortificata spesso da imposizioni stupide e incomprensibili prese solo per gli interessi economici dei più forti. Tornare a far vivere con forza gli ideali del Manifesto di Ventotene è un compito arduo, non facile e non sicuro…. Ma deve essere fatto, e lo sarà!

 

D. Corraro