di Giulia Nicoletti
Venerdì 24 maggio presso la Bookique si è tenuta la prima edizione di Poè – il festival della parola: novità per il capoluogo trentino, esso va ad arricchire il ventaglio dei festival che la città già tradizionalmente ospita. Noi di Sanbaradio abbiamo intervistato Alberto Baggio, membro di Trento Poetry Slam nonché parte dell'organizzazione, per scoprire i dettagli dietro l'iniziativa.
La prima edizione di Poè si è ormai conclusa ma la curiosità per la novità rimane. Come nasce Poè?
Poè è il primo prodotto di quello che abbiamo chiamato 'Distretto Poetico'. A fine 2018, presso la libreria Due Punti, noi di Trento Poetry Slam e tutte varie associazioni e i collettivi che si occupano di poesia e, in senso più ampio, di scrittura, sul territorio – Universi, Scipta, SideWalk e MEP –, ci siamo incontrati per dare vita a un'iniziativa comune. Già in passato avevamo collaborato sia nell'organizzazione di eventi, sia in altre occasioni in cui eravamo presenti in quanto ospiti, ma non lo avevamo mai fatto in una maniera strutturata e coordinata. Grazie anche all'aiuto di Federico Zappini della libreria Due Punti e dei locali che spesso ci hanno ospitato, come il Café de la Paix e la Bookique, abbiamo deciso di unire le forze per realizzare un progetto comune sulla base di alcuni obiettivi condivisi, primo fra tutti quello di una promozione culturale coordinata. Allo stesso tempo ci piaceva l'idea di sottrarre al degrado quegli spazi urbani lasciati a se stessi, riqualificandoli agli occhi della cittadinanza con iniziative incisive di carattere culturale. Da qui, infine, la volontà di servirci della cultura per incidere sulla collettività. Non a caso nel corso dell'anno abbiamo collaborato con varie associazioni, tra cui Emergency, Mediterranea, il Gioco degli Specchi, il Sogno, Estro Teatro, per dare vita a iniziative culturali che avessero anche un impatto sulla cittadinanza: un esempio sono le gare tra rapper e poeti organizzate con la partecipazone dei migranti, oppure i Poetry a sostegno di Emergency e Mediterranea. In varie occasioni abbiamo cercato di utilizzare i nostri momenti performativi per fare qualcosa di concreto. Una volta stabiliti questi tre punti, è venuto da sé che nel momento in cui si siamo accordati per organizzare il festival abbiamo deciso di invitare anche queste associazioni con cui abbiamo collaborato nel corso dell'anno: è stato molto bello anche perché hanno partecipato all'OpenMic, portando sul palco, attraverso la parola, loro testimonianza. Tutto questo nel contesto del quartiere di San Martino, dove è attivo anche il comitato 'Il fiume che non c'è' con cui abbiamo già collaborato e che con noi condivide l'idea della riappropriazione di una parte della città un po' lasicata a se stessa.
A Trento ci sono tante occasioni in cui condividere la passione per la scrittura ma tutte di calibro minore. Dare vita a un festival dedicato totalmente a questo ambito della cultura è anche un modo per dargli maggiore rilievo: 'l'unione fa la forza' sembra essere il motto alla base dell'iniziativa. E' così?
Questa di sicuro è stata la chiave. Giusto per rendere l'idea, Poè ha avuto più di 16.500 interazioni nell'arco del suo svolgimento: stiamo parlando di numeri piuttosto grandi per una realtà come Trento. È un risultato che innanzitutto ci rende molto orgogliosi, e ci fa anche capire che con un budget quasi pari a zero è possibile dare grande rilievo a queste realtà culturali indipendenti o poco mainstream, che tuttavia sono presenti sul territorio con un'attività costante: solo Poetry Slam nell'arco dell'ultimo anno ha organizzato circa 50 eventi, entrando così in contatto con centinaia e centinaia di persone. Questo è un potere. La parola in sé è un potere e va veicolata in una determinata direzione, altrimenti rischia di rimanere fine a se stessa. Noi ci siamo accorti di avere la possibilità di utilizzare la parola come mezzo di promozione culturale: questo vuole essere un segnale nel periodo storico in cui viviamo. Oggi siamo sommersi di parole, ma non possono essere solo fake news e manipolazione della realtà, dobbiamo capire come utilizzarle al meglio. Se con queste parole riusciamo a fare qualcosa di più che della semplice retorica, a trasformarle piuttosto in uno strumento che sia di impatto nella realtà in cui viviamo, allora abbiamo fatto la nostra piccola parte. E questo è soltanto l'inizio: oggi, a festival concluso, noi in quanto 'Distretto Poetico' vogliamo continuare a dare vita a iniziative che promuovano i tre punti che ci contraddistinguono.
A proposito di day after: tirando le somme, come organizzatori vi sentiti soddisfatti del risultato? Qual è stata la risposta del pubblico?
È andata davvero molto bene. C'erano veramente tante persone e ci ha fatto piacere soprattutto che la partecipazione sia stata consistente per tutto l'arco dell'evento, dalle 17, ora di inizio, fino alla mezzanotte, quando si è tenuta la finale del Poetry Slam. È stato veramente un bellissimo festival, anche per merito del tempo che ci ha graziato. Dal punto di vista del riscontro siamo assolutamente più che soddisfatti.
Per chi non fosse riuscito a partecipare, come si è articolato il festival?
Dalle 17 alle 21.30 si è susseguita tutta una serie di eventi: ogni realtà ne ha ideato e organizzato uno. Nel pomeriggio si sono tenuti quelli di Scripta e Universi, seguiti dalla presentazione di due diversi libri, una delle quali si è tenuta in Bookique, l'altra presso la libreria Due Punti; dopodiché è stato lasciato spazio all'Open Mic e abbiamo chiuso con la finale del campionato provinciale del Poetry Slam. Il tutto è stato accompagnato dalla presenza delle varie associazioni con cui siamo entrati in contatto nel corso dell'anno e del MEP, con le sue installazioni di poesie.
Forse è ancora presto per pensare a una nuova edizione ma visto l'ottimo risultato la domanda sorge spontanea: possiamo aspettatci un secondo appuntamento?
L'idea è sicuramente di ripetere l'esperienza del festival, mantenendo come minimo un appuntamento annuale, se non più cadenzato, e di organizzare nel corso dell'anno altri momenti di questo tipo. Siamo molto entusiasti e pieni di idee. Ci aiuta anche il fatto di vivere nella città dei festival, che è un contesto sicuramente favorevole per aggiungerne un altro, differenziandosi pur sempre da quelli che già esistono. C'è assolutamente tanta voglia di guardare avanti, e non solo per quanto riguarda il festival, ma anche come realtà associativa, come collettivo. È stato un lavoro estremamente dispendioso in termini di energie ma abbiamo avuto tantissimo supporto, è stato veramente uno sforzo condiviso: questo ci dimostra che c'è una rete a supporto di questo genere di iniziative, il che è l'aspetto forse più appagante.
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