La meteora del “pasto lesto”

di Lorenza Giordani, studentessa random di UniTn

15 settembre: il pasto lesto è in rodaggio da dieci giorni. La novità è stata introdotta, ha fatto il suo scalpore e possiamo dire abbia già passato anche il periodo di decantazione. Ora pare essere tornato tutto alla normalità… o quasi.

Le polemiche sul nuovo pasto sono nate da alcune osservazioni fatte al piatto in questione, ma poi, come ogni polemica che si rispetti, il tutto si è ingigantito fino a raggiungere i massimi sistemi del diritto allo studio e della pianificazione logistica dei servizi opera universitaria dei prossimi anni.

Com’è possibile che il discorso si sia allargato tanto? Andiamo per ordine.

Il pasto lesto è il nuovo tipo di piatto che è stato introdotto in mensa da una decina di giorni e prevede un primo, un secondo, un contorno e il dessert al prezzo di 3,10€. Fin qui tutto bene, se non per il fatto che non si possa scegliere che cosa inserire nel proprio piatto, poiché il menù è quello del giorno.

Lo slogan, un po’ infelice, recita “vuoi risparmiare tempo in mensa? Riduci la scelta e fai prima!”, come se le lunghe code della mensa fossero effettivamente dovute al fatto che la gente ci mette ore a decidere che cosa mangiare.

Ironia sullo slogan a parte, lo studente medio che si è recato alla mensa di Tommaso Gar i primi di settembre si è trovato un po’ spiazzato, avendo trovato la sezione pizze e panini chiusa e avendo a disposizione solo il pasto lesto, con quantità di cibo che testimoni oculari affermano essere state scarse.

Agli affezionati alla vecchia soluzione non rimaneva quindi che fare una passeggiata e recarsi all’altra mensa, in via XXIV maggio, dove tutto funziona come al solito, con la possibilità di scelta.

Proprio qui sono sorte le polemiche.  Sulle quantità scarse, sull’incredibile fila che si creerà alla mensa di XXIV maggio, sulla nuova mensa in progetto negli spazi del CTE, sulla possibilità di istituire dei buoni pasto con esercizi convenzionati.

Tutte cose inerenti alla mensa, ma che con il pasto lesto c’entrano fino ad un certo punto.

La segnalazione sulla scarsa quantità di cibo del pasto lesto sembra sia stata accolta, e a quanto pare sono stati presi provvedimenti immediati. Purtroppo il pasto lesto è stato lanciato in un momento un po’ infelice, in un momento in cui nella mensa di Tommaso Gar il reparto pizza/panini era ancora chiuso: in effetti sì, ma ora tutto è tornato alla normalità. Purtroppo per scegliere il menù ora si deve andare in XXIV maggio: leggermente più scomodo, certo. Tutto vero insomma! Ma, ciò nonostante, niente di irrisolvibile, a mio giudizio.

Con il desiderio di voler ricevere qualche impressione di prima mano, assieme ad altri due ragazzi di Sanbaradio abbiamo deciso di provare il pasto e di fare qualche domanda ai frequentatori della mensa di Tommaso Gar. Stringi stringi, la maggior parte delle risposte è stata di questo tenore: “Sono molto triste di non poter più scegliere che cosa mangiare – lo slogan è ridicolo – ma sono troppo pigro per andare in via XXIV maggio”.

Quindi, problema risolto. Ma di cosa stiamo parlando quindi?!

Ho recuperato le braccia che mi erano cadute nel frattempo per potermi segnare qualche critica che ritengo sensata, seppur  di minoranza: celiaci e vegetariani. Poiché di fatto col menù fisso viene completamente preclusa loro la possibilità di consumare il pasto lesto, le uniche alternative rimangono andare in via XXIV maggio oppure portarsi il pasto da casa. Si apre qui un’altra finestra di lamentela, sul fatto di poter consumare il pasto casalingo nei locali della mensa assieme ai propri amici non-celiaci e non-vegetariani. Rimane un’opzione da esplorare, che personalmente trovo giusta.

Altri ancora hanno detto: sarebbe stato meglio introdurre il pasto lesto in XXIV maggio e lasciare Tommaso Gar con il pasto a scelta. Certamente sì, ma mettendosi nei panni dell’ente gestore delle mense si capisce immediatamente che l’introduzione del nuovo pasto avrebbe perso di senso. Perché mai allora l’Opera Universitaria ha introdotto il pasto lesto?

Abbiamo fatto dunque due chiacchiere con Francesco Bolla, vicepresidente dell’Opera Universitaria.

Alla domanda: “qual è la scelta che sta dietro al pasto lesto?”, la risposta è stata: attrarre un maggior numero di persone in mensa, offrendo un pasto completo ad un prezzo economico; è ovvio dunque che per far decollare l’idea, il pasto lesto sia stato introdotto nella mensa maggiormente frequentata. L’intravedersi di esigenze di razionalizzazione e contenimento dei costi non si può negare, dopotutto la ‘crisi’ non se n’è mai andata.

Questo però, ci dicono, è un periodo di transizione: l’appalto alla società che gestisce le mense scadrà nel 2017, in cantiere ci sono progetti per la realizzazione della nuova mensa e di ripensamento, anche urbanistico, dei servizi agli studenti. E qui dunque che si inserisce la polemica sul diritto allo studio, sull’opportunità o meno di costruire una nuova mensa, del perché giustamente mangiare in mensa è ben diverso dall’avere buoni pasto presso i commercianti trentini, di come gestire il tutto.

La polemica sul pasto lesto presenta sì questioni di opportunità da discutere, ma dopotutto mi sembra un’ordinaria reazione antropologica di fronte ad una novità. Mescolare i piani, tirare in ballo le sorti delle mense a Trento partendo da un piatto tripartito, mi sembra un po’ troppo. Perché non dire: discutiamo dei progetti futuri inerenti al servizio mensa? Transizione verso che cosa?

Magari qualcuno avesse commentato sul pasto lesto: “Non mi piacciono i broccoli!”