La marcia degli scalzi, per scegliere l’accoglienza

Scalzi come le migliaia di profughi in cammino da Budapest verso l'Austria. Venerdì 11 settembre, in diverse città italiane, è stato lanciato l'invito a togliersi le scarpe e mettersi in marcia insieme, unendosi simbolicamente ai giovani, alle famiglie, agli uomini, alle donne e ai bambini ora in viaggio, a piedi, mossi dalla speranza di raggiungere un nuovo Paese in cui ricostruirsi una vita o restare solo il necessario, rischiando tutto e lasciando tutto, perché alternativa non c'è, e dalla fiducia nell'accoglienza e nella comprensione. Comprensione che può nascere solo dall'empatia, dalla disponibilità ad ascoltare, conoscere i loro visi, leggere nei loro occhi e sentire dalla loro voce le difficoltà del viaggio, la disperazione che li ha portati a partire, pur consapevoli dei rischi, dei muri fisici e virtuali che avrebbero dovuto affrontare.

E così, insieme ai profughi in cammino, insieme ai tanti volontari che li stanno accompagnando, ci saranno i cittadini di 35 città italiane, tra cui Trento, che hanno deciso di aderire all'invito lanciato nell'ambito della Mostra del cinema di Venezia da un folto gruppo di artisti e attivisti (tra cui il regista Andrea Segre) e che in breve tempo ha raccolto adesioni in ogni angolo dello stivale. 

L'appuntamento trentino cui stanno aderendo in queste ore numerose realtà, anche del mondo universitario, è per le 18 di venerdì 11 in Piazza Duomo.

Il valore dell'iniziativa vuole andare oltre il momento della manifestazione. L'invito, rivolto alla cittadinanza, è quello di aderire e prendere posizione nel dibattito in corso su queste tematiche. Le richieste sostenute dalla marcia sono la certezza di corridoi umanitari sicuri per le vittime di guerre, catastrofi e dittature; l'accoglienza degna e rispettosa per tutti; la chiusura e lo smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti e la creazione di un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino.

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