di Michele Anesi | foto by CLinIC's
Premessa
Qualsiasi evento che si tiene dentro i confini della città di Trento – soprattutto se riguardante il mondo degli under 30 o la tanto stigmatizzata "movida" (termine che personalmente non apprezzo molto) – necessita di essere oculatamente contestualizzato all'interno del territorio trentino. L'industria del divertimento nostrana presenta delle caratteristiche peculiari nient'affatto trascurabili se non si vuole correre il rischio di rimanere fuorviati da cifre, fatti e notizie.
Generalizzare comporta sempre rischi enormi, ne sono consapevole, tuttavia credo di poter affermare con un certa tranquillità che, a causa di molteplici e trasversali fattori che spaziano dalla storia alla politica, dalla geografia alla cultura, la città di Trento non possa affermare di essere il "cenacolo" di una vera e propria cultura musicale legata al divertimento che, diversamente, caratterizza centri situati sia a sud (Verona, Bologna, ecc…) che a nord (Bolzano, Innsbruck, ecc) del nostro capoluogo. Nella stragrande maggioranza dei casi – ma non nella totalità, naturalmente – gli eventi sono solo un'occasione per uscire e "fare festa" (con tutto il corollario che questo comporta) e non per vivere, ovviamente sempre divertendosi, un'esperienza culturale degna di questo nome.
E' proprio con questa preparazione mentale che mi sento di poter esprimere un parere su "La Grande Festa (Silenziosa) delle Matricole – UniTrento" , evento oganizzato da AfterSide – una delle realtà più attive nel centro storico da circa un anno – in collaborazione con alcuni esercizi commerciali del centro città. Occorre quindi lasciarsi alle spalle i punti di riferimento dell'intrattenimento notturno internazionale e calarsi nella nostra realtà e, soprattutto, nella testa di chi ha creato e partecipato a questa serata.
L'evento
Il concept alla base della serata è davvero molto semplice: tre postazioni DJ l'una affianco all'altra corrispondono a tre generi musicali differenti ascoltabili mediante altrettanti canali radiofonici abbinati a led di tre colori differenti presenti sulle cuffie fornite dall'organizzazione. Verde per la Deep, Tech-House e Techno, Blu per l'EDM più sfacciata, Rosso per il Pop/Commerciale più immediato. In questo modo, con un solo colpo d'occhio, è possibile capire quale sia il genere capace di fare più adepti: questa possibilità si rivela un'utile indicazione sia per il DJ che monitora il rendimento del proprio lavoro che per il pubblico il quale, come più volte è successo, si sintonizza su un canale piuttosto che su un altro in base al grado di divertimento delle persone che ha attorno.
Già a inizio serata si percepisce nettamente come sia presente la voglia di divertirsi. Sembra, tuttavia, che un patto silente tra tutti gli astanti impedisca di lasciarsi andare. E' solo con il parziale cambio di sonorità proposte dai DJs (è bastato mettere "Bailando" e qualche altra immancabile summer-song) – e con il sempre maggiore afflusso di pubblico – che l'incantesimo si rompe e gli umori si scaldano notevolmente. Effettivamente non è così immediato entrare nel giusto mood solo indossando un paio di cuffie…
Vari e repentini i cambi di fronte: non esagerata la competizione tra DJs che, personalmente, hanno lasciato molto a desiderare non solo per selezione ma anche per tecnica e presenza scenica. Occorre però spezzare una lancia a loro favore ricordando che, in questa tipologia di eventi, non è tanto la personalità del performer quanto la capacità di incontrare i gusti della pista l'abilità essenziale per la buona riuscita del tutto. Inutile dire che i canali più quotati lungo tutto il corso della serata siano stati quelli che proponevano musica nota ai più. E' confortante, però, sottolineare come anche quello dedicato a sonorità più undeground, sebbene fosse l'unico a proporre un vero percorso musicale senza cercare spasmosdicamente di guadagnare più audience, sia riuscito ad avere un buon numero di ascoltatori incalliti.

Riflessione
Dato che una qualsiasi esperienza musicale canonica – sia essa un concerto o un DJ set – sottintende la presentazione di una storia narrata dell'artista coinvolto, il quale idealmente decide trama, velocità del racconto, personaggi ed emozioni che intende convogliare in note prendendo in mano il pubblico e facendogli scoprire scenari inesplorati, il Silent Party sicuramente non può appartenere a questa categoria. La modalità di fruizione si avvicina molto di più allo zapping televisivo, al cambiare canale non appena l'uditore incappa in qualcosa di meno appetibile senza correre il minimo rischio di prestare l'orecchio a qualcosa di mai sentito.
Ma forse è proprio questa la peculiarità che ha reso il pubblico così entusiasta di questa tipologia di evento. Chiunque avesse le cuffie poteva contare su almeno una traccia alla volta che lo soddisfacesse e, di conseguenza, la continuità dell'ascolto era sempre garantita.
I puristi sicuramente hanno storto il naso, gli scettici certamente hanno riso delle persone presenti e i detrattori – come più volte ho letto e sentito – hanno affermato sconcertati "ma dove siamo arrivati!?". I puristi hanno ragione a essere contrari: questo evento mina il vero Clubbin' e l'approccio più culturale e spirituale alla performace; i detrattori fanno bene a ridere: vedere centinaia di persone che si muovono fuori tempo è davvero esilarante; i detrattori hanno le loro ragioni nell'esprimere il loro dissenso, ma occorre che siano coerenti e che non tornino alle sterili lamentele in pieno trentino-style "ma a Trento non c'è niente per i giovani!".
Ciò che mi sento di dire, tuttavia, è che questo evento, per Trento e per il pubblico per cui è stato ideato, ha fatto il suo dovere: cioè quello di far divertire. Nonostante tutto e nonostante tutti c'è qualcuno che ci prova e che mette anima e corpo nel creare opportunità, nel riappropriarsi di spazi affascinanti, nel proporre occasioni di sano divertimento. Proprio per questo mi complimento con loro e spero che altri eventi simili si possano ripetere nel futuro.
L'alternativa quale sarebbe? Il silenzio dopo le 22.00?