di Adriano Cataldo
La poesia fa male
(Nanni Balestrini)
Per costruire questa nuova rubrica ci siamo posti una domanda: quali sono i confini della poesia?
In un mondo in cui il richiamo ai confini è spesso connotato all’esclusione, il ragionamento proposto sarà invece volto a ciò che accomuna le diverse realtà che operano nell’universo poetico. Non è nostro obiettivo stabilire cosa sia poesia e cosa non lo sia. Si farà invece un ragionamento sul pubblico.
Il punto di partenza è un testo molto famoso di Nanni Balestrini. In questo testo viene evidenziata l’esistenza di un “patto” tra chi fa poesia e chi ne fruisce.
Come altre forme d’arte, la poesia vive una forte lacerazione.
Da un lato, esiste un’apertura molto forte al fare poesia, che si basa non solo sulla necessità che hanno gli individui di esprimersi, ma anche in base a un bisogno del pubblico di leggerla. Due fenomeni che possono essere visti nella più ampia necessità di comprendere il proprio tempo. Due fenomeni che che spesso non tengono conto della qualità del testo poetico, vista l’urgenza di esprimersi e di fruire.
Dall’altro lato, esiste invece un forte richiamo alla qualità del testo poetico, che secondo alcuni dovrebbe rappresentare il confine per stabilire cosa sia davvero la poesia e distinguerlo dalla scrittura di poco pregio.
In base ai due diversi gradi di apertura, si possono identificare due tipi di poesia: una popolare e una laureata. Si tratta di due categorie analitiche, esemplificative, che servono per orientarsi, ma che nella realtà sono più sfumate.
Partendo da questo scenario, intervisteremo diversi esponenti del mondo poetico (poeti e poetesse, organizzatori e organizzatrici di eventi, esperti ed esperte) e ragioneremo delle possibili differenze tra poesia popolare e laureata.
Il nostro primo ospite è Paolo Agrati, brianzolo, poeta, performer, promotore di eventi culturali, tra cui diversi poetry slam. Agrati ha presentato il primo torneo di poetry slam trasmesso in televisione (su Zelig TV) e ha recentemente pubblicato la raccolta di “Poesie brutte” (Edicola Ediciones, 2019). Lo abbiamo scelto per la sua capacità di ottenere un notevole successo di pubblico come autore, ma anche per la sua capacità di mantenere un buon livello poetico, molto apprezzato anche dalla comunità poetica internazionale.
Cosa spiega il successo della poesia popolare, in termini di vendite e copertura mediatica, nonostante la scarsa qualità dei testi?
Il desiderio delle persone non è la poesia intesa come forma, contenitore. L’aspetto della poesia che in questi tempi la rende di successo è la capacità di scuotere, emozionare condividere i pensieri. Se le anime del pubblico sono semplici, si riconosceranno in poesie semplici o addirittura sempliciotte. Questo fenomeno ci dà perlopiù informazioni che riguardano il pubblico, che informazioni sulla poesia stessa. Possiamo chiederci quali sono i motivi per i quali il pubblico sia in queste condizioni e scopriremo che non riguardano solo il rapporto con la poesia. Scopriremo inoltre che le risposte sono molteplici. La risposta che mi do come scrittore è che per troppo tempo i poeti italiani non sono riusciti a creare un legame col pubblico, spesso non l’hanno cercato, relegandolo sempre di più nella suddetta, infelice condizione. E’ recente questo nuovo innamoramento per la parola scritta, ed è avvenuto proprio grazie ai media che i poeti tromboni rifuggono come non degni di ospitare questa forma di arte. Instagram, Facebook, Youtube diffondono parole, video, immagini e nuovi supporti per la poesia, che nasce direttamente in questi spazi e non più nel calamaio o su una lettera 23. Per ascoltare poesia ci si incontra nei bar, nei locali, non solo nelle librerie e nei circoli, apparentemente aperti a tutti, ma di fatto poco accessibili e totalmente respingenti per il pubblico. Bisogna che il poeta lavori sulla ricostruzione di questo rapporto. Vedo che si è ancora lontani dal capire quale sia la differenza tra chi cavalca l’onda di questa semplicità, nutrendola con poesie sciocche e versi patetici, mediocri, e chi cerca di ricostruire questo rapporto restando nelle regole dell’attualità. Un artista è sempre tenuto a comprendere il proprio tempo se vuole produrre qualcosa che lo testimoni.
Esiste qualche esempio di buona poesia capace di raggiungere un pubblico più ampio?
Nell’ottica di ciò che ho precedentemente affermato, il poeta si misura con la sfida di ridare voce popolare ad una forma di comunicazione che non ha più voluto esserlo. E’ il pubblico che chiede che la poesia abbia ancora un ruolo popolare e il poeta è chiamato a restituirglielo. Non è necessario che ogni poeta lavori con questo intento. Ma è necessario che si capisca che ci sono scrittori che hanno la volontà di percorrere questa strada, che ha tutta la dignità di essere percorsa. La sfida del poeta diventa quella di costruire un linguaggio che raggiunga un pubblico vasto, senza rinunciare ad una costruzione formale e contenutistica di livello. Poi c’è la sperimentazione che è il motore di qualsiasi crescita e sviluppo, affermazione dalla quale nemmeno la poesia sfugge. Dobbiamo anche ricordarci che rendere un linguaggio popolare non significa necessariamente svilirlo. La sfida dei più grandi scrittori o musicisti è stata proprio quella di unire la popolarità alla qualità. Non credo servano degli esempi.
La "poesia laureata" può avere un impatto sociale?
Sinceramente, non amo le categorizzazioni della poesia, non credo che abbiano alcun senso anche se non posso fornire una descrizione esaustiva di cosa sia la poesia. Le forme che può assumere sono dunque sempre parziali, ma tutte legittime e con pari dignità. Anche una poesia brutta è una poesia. Una poesia, giustappunto, brutta.
Un linguaggio che non è popolare non è meno interessante di quello che arriva a più gente. Così come non lo è un linguaggio comico o sonoro o visivo. Il poeta scrive sempre al di là del pubblico, non ne è schiavo. Per questo motivo, l’impatto sociale non dipende dalla categoria della poesia, ma da quanto la società sia disposta a farsi impattare.
Se uno scrittore è interessato a trovare la chiave che permetta che questo avvenga ed è abbastanza bravo a farlo, otterrà un risultato.
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Per Agrati il mezzo poetico deve essere il più aperto possibile. Inoltre, egli conferisce al pubblico un ruolo attivo, che non è necessariamente un ruolo positivo, perché il pubblico spesso accoglie testi poetici banali. Il non detto di Agrati è probabilmente questo: più si andrà avanti, più la qualità aumenterà, sia da parte della domanda sia da parte dell’offerta di poesia. Non si tratta di un meccanismo di tipo economico, ma di un processo di raccolta e catalogazione che caratterizza un nuovo modo di fare e vivere la letteratura.
Al pubblico della poesia e a chi la fa, è quindi affidato un compito importante, necessario alla sua stessa salute e sopravvivenza.
Citando nuovamente Nanni Balestrini:
per sua fortuna il pubblico della poesia
crede solo di ascoltare la poesia
perché se la ascoltasse veramente capirebbe
la disperata impossibilità e inutilità del suo amore
e si prenderebbe a schiaffi dalla mattina alla sera
brucerebbe tutti i libri sulle piazze
si butterebbe in un canale
o finirebbe i suoi tristi giorni in un convento.