Il Contrario: desiderio di una Primavera

Alla facoltà di lettere la presentazione di una collana letteraria in contro tendenza

di Massimiliano Beghini

Le edizioni "Forme Libere" in collaborazione con L'Università di Trento hanno presentato il progetto pilota della collana “il Contrario”, una serie di opere basate sul lavoro di traduzione di alcuni studenti del Dipartimento di Lettere e Filosofia.

Barbara Ciaghi, editrice di Forme Libere, spiega il significato del titolo della collana, scelto per descrivere il filone spesso ricorrente nelle opere che saranno pubblicate, e lo spirito della casa editrice: “il contrario, è da sempre la direzione presa da chi ha scelto le vie del miglioramento, perché tradurre si colloca agli antipodi del non conoscere; perché la traduzione è l’esatto contrario dell’apatia, della rinuncia e dell’indifferenza”.

La collaborazione con librerie indipendenti e la presentazione alle fiere del libro di Torino e Roma saranno i mezzi per raggiungere un target di pubblico selezionato.

Le opere sono traduzioni inedite, che vengono redatte da laureandi o neo laureati, portando alla commercializzazione per un pubblico specializzato o meno anche opere di spessore.

Il progetto, dopo una iniziale fase di stallo ha ripreso vita, portando alla pubblicazione di “La Primavera è Arrivata”, grazie alla traduzione dal ceco, la tesi di Stefania Mella, studente della Università di Udine.

Sono in programma  uscite di altre traduzioni come un testo di Ælfric di Eynsham, tesi di Davide Bordoni, in cui il monaco benedettino, vissuto alla fine del decimo secolo, descrive la condizione del popolo inglese durante le invasioni vichinghe. Grazie al testo a fronte si propone agli specialisti della materia, dal quale si può attingere informazioni per altre traduzioni da testi del periodo, essendo un manoscritto più scorrevole rispetto a classici di maggiore importanza, ma complessi, come il Beowulf.

Altra tesi è di Simone Ronchi, un lavoro in corso riguardo ad un particolare autore americano Shane Jones, del romanzo Crystal Eaters. Jones è un autore ancora in attività, ma che ha riscosso poco successo in Italia, in quanto la casa editrice che pubblicava nel nostro paese è stata chiusa.

La scelta della traduzione è dovuta al fatto di “essere contro”. Lo stampo dell’autore è molto particolare, a livello di genere, si ha unna commistione di diverse tematiche. Lo stile linguistico è asciutto ed ellittico anche per la lingua inglese, che "generalmente riesce a dire di più con meno parole" dice Ronchi. Infine a livello grafico si hanno peculiarità nel font, e l’ordine decrescente e non crescente, evidenzia l’ossessione dei personaggi per la morte. Lo scopo della traduzione è portare l’autore al pubblico italiano, ma soprattutto il suo stile, con tutte le particolarità nascoste nel libro.

L’intervento di Stefania Mella delinea particolarmente il carattere della collana. Nonostante sia stata studente dell’Università di Udine, è stata una delle principali promotrici del progetto a Trento, e l’opera tradotta è forse la più peculiare grazie allo stile dell’autore tradotto.

Jaro je tady, titolo originale dell’opera, è stata scritta da Ludvík Vaculík, intellettuale dissidente Cecoslovacco, secondo a nomi come Milan Kundera e Václav Havel, ma che ha animato il panorama intellettuale dagli anni '70 nel paese mitteleuropeo. È stato protagonista della Primavera di Praga, e del fermento democratico in quel breve periodo. In seguito all’invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del patto di Varsavia, decise di portare avanti la sua lotta democratica in maniera celata, fondando nel 1971 “Edice Petlice”, cioè Edizioni Chiavistello.

Grazie a questa casa editrice si permette la continuazione del lavoro a diversi autori con la circolazione clandestina dei testi. Grazie a questo lavoro si permette lo sviluppo di un movimento di dissenso molto particolare e interessante.

Inizia a produrre lui stesso annualmente testi di tre pagine, generalmente pubblicate a marzo, dove si intreccia l’arrivo della primavera stagionale con la sua accezione metaforica di sfondo politico, derivante da quella di Praga.

A differenza di Kundera che ambienta i romanzi con questo sfondo in modo molto lineare, Vaculík, intreccia e rende ambiguo quel periodo, evidenziando l’ambiguità del termine Jaro nella lingua Ceca.

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