di Lorenzo Zaccaria
Luciano Canfora è stato invitato all’Incontro nazionale di Emergency per parlare di accoglienza e valori identitari. Per la precisione, accoglienza mancata e valori negati. Il tema quindi è stata la migrazione di massa degli ultimi anni e la sua gestione da parte dell'Unione Europea.
Tuttavia Canfora non è un giornalista ma uno storico e infatti per riflettere su questo tema ha parlato di storia. Più precisamente si è concentrato sul secolo scorso, in cui è sì nata l’UE, ma al contempo si sono affermati i regimi nazifascisti. E i due fatti non sono affatto irrelati.
Piero Gobetti ha scritto “fascismo come autobiografia della nazione” per avvertire che la particolare situazione attuale non fosse un’eccezionalità nella storia ma frutto di un processo violento di cambiamenti sociopolitici. Addirittura nel caso italiano il partito del Duce non si è affatto affermato illegalmente; il fascismo è stato incubato nell’ordine vigente che è anzi rimasto fino alla sua caduta. Non è un caso infatti che il fascismo di Mussolini riscuotesse molti elogi anche da parte delle democrazie occidentali come il Regno Unito (almeno prima dell’invasione dell’Etiopia) poiché questo sembrava la migliore reazione alla diffusione del socialismo, già partito in Russia e pronto a diffondersi sull'intero continente. Questo serve ricordarlo per capire come la storia non sia fatto di bianco e nero, di liberatori democratici e tiranni liberticidi (ma questa non vuole nemmeno essere una legittimazione dell'orrore fascista).
Canfora ha fatto notare la contraddizione dell'attualità la quale è cominciata con la distruzione del muro di Berlino ma senza poi proseguire su questo cammino. Anzi, al contrario l'edificazione di muri sta proliferando: non soltanto nell’America di Trump ma in Turchia, in Ungheria, in Israele e si aggiungono tutti quei paesi che pur non avendo una separazione fisica sono comunque ostili all’accoglienza (e noi che abitiamo in Trentino abbiamo ben presente l’Austria). Al contrario sembra vi sia una regressione; termini come “Fortezza Europa” non sono nuovi ma sono stati usati a lungo dalla propaganda nazi-fascista. Eppure molti leader oggi non disdegnano queste retoriche ducesche, sia al di fuori come entro i confini. Canfora ha fatto il paragone tra la sfida del Ministro degli Interni ai giudici per l'indagine del caso Diciotti e il celebre discorso “cercar farfalle sotto l’arco di Tito” di Mussolini dopo l’assassinio Matteotti, entrambi sfidano l’ordine, uno giuridico e l’altro legislativo, assumendosi le responsabilità di un atto criminoso. Nessuno dei due nega la responsabilità, ma si legittima grazie alla volontà popolare. È la retorica del nemico oggettivo, quello che minaccia l’intera comunità di cui il capo carismatico si fa portavoce e difensore.
E questi sono soltanto alcuni dei paralleli che Canfora ha dimostrato, a esempio ha parlato anche del fenomeno dello schiavismo europeo e della condizione disumana di molti lavoratori a cottimo, e il centro del discorso è sempre lo stesso: è difficile comprendere il cambiamento quando lo si vive, la crisi che stiamo vivendo oggi non è eccezionale ma sistemica e l’incertezza di molti paesi lo dimostra.
C’è chi però potrebbe ribattere di non lasciarsi trascinare dalla foga dei parallelismi perché questa regolarità nella storia non l’ha mai trovata nessuno. È essenziale conoscere il proprio passato ma senza dimenticarsi da dove si sta guardando, oggi la società non è la stessa degli anni Venti. Questo può sembrare lapalissiano ma è importante. Capire la contemporaneità è un esercizio difficile e la storia è soltanto uno dei punti di partenza. Enrico Mentana per esempio è stato invitato a parlare poche ore dopo l’intervento di Canfora e, trattando dello stesso tema, ha argomentato il suo discorso rimanendo nell'attualità (ma non stupisce perché dove lo storico cerca la storia, il giornalista la cronaca).
Non c’è un metodo vincente, non è l’uno a vederla più chiara dell’altro ma nella riflessione critica di tutti i punti di vista si può cominciare a comprendere un fenomeno in tutta la sua complessità. Probabilmente i risultati li vedremo soltanto a posteriori, ma intanto è necessario riflettere su di sé, il proprio passato e i propri valori. E difenderli.