Ho appena sparato a John Lennon

Ho appena sparato a John Lennon” è un viaggio nella “mente” di Mark David Chapman, l’assassino di John Lennon, che da ossessionato fan, diventa suo giustiziere e carnefice, nel momento in cui si autoconvince, che Lennon ha tradito lui e gli ideali della sua generazione.

 

Questo viaggio viene raccontato in occasione del 30° anniversario della morte di John Lennon attraverso un film di circa 50 minuti, realizzato da Contaminarte con la collaborazione del Centro Servizi Santa Chiara, per la regia di Francesco Ghilardi.

Il film viene presentato intervallato dall’esecuzione dal vivo di alcuni dei brani più rappresentativi di Lennon, sia nel periodo Beatles che in quello solista. La direzione musicale è affidata a Luca Casagranda, che ha già collaborato con Ghilardi in diversi progetti multidisciplinari, e prevede la presenza di un gruppo musicale e diversi cantanti che si alterneranno sul palco.

Nel film non viene presentata la figura di John Lennon se non attraverso le proiezioni di Chapman che per mezzo di un interminabile monologo interiore che tenta di inondare lo spettatore con elucubrazioni narcisistico – ossessive. Molti dei presenti hanno trovato il risultato deludente. L’analisi del personaggio Chapman risulta a tratti infantile e ridondante, le immagini, apprezzabili per alcune intuizioni fotografiche, ripetitive e “già viste”, la voce narrante troppo influenzata da gerghi locali. Nota positiva per l’accompagnamento musicale, puntuale e pulito, con alcuni arditi arrangiamenti moderni di note canzoni. Compito ardito in cui cimentarsi, considerata la notorietà delle canzoni, ma gradevole.

Lo spettatore è spinto a riflettere sull’impatto che possono avere parole e comportamenti dei personaggi pubblici su una mente fragile e disturbata. Ma per una mente fragile e disturbata tante furono le menti nutrite dal messaggio di pace di Lennon. In tanti furono a cantare “Give peace a chance”, in tanti si lasciarono entusiasmare, in tanti trovarono in quelle parole e in quel personaggio dai piccoli tondi occhiali la forza e il coraggio di alimentare i propri sogni. Molti dei presenti hanno trovato lo spettacolo un po’ scontato. Forse avrebbero preferito ampliare lo sguardo sui molti che hanno avuto la forza di cogliere il significato positivo delle parole e delle melodie delle opere di Lennon invece di focalizzare l’attenzione sul narcisismo adolescenziale del singolo.

Nel film Chapman rimanda spesso al giovane Holden (J.D.Salinger) del quale lo stesso si riteneva l’incarnazione.

Non ha nulla da condividere né con i compagni, né con i professori; il suo rapporto con gli altri è sempre problematico, conflittuale. Simula indifferenza perché pensa di suscitare indifferenza. E’ intelligente e acuto, ma non sopporta il mondo bigotto, arrivista e classista che lo circonda. Si rifiuta perciò di vivere nel mondo che crede convenzionale e conformista, falso ed ipocrita. Un enorme disagio lo pervade; non c’è niente che gli piaccia, non c’è niente che abbia senso fare.

Concludiamo quindi con una frase di Holden: “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.” (R.R.)