di Nicola Pifferi
Lotta contro il terrorismo e il crimine. Sono queste le parole chiave della relazione mensile sullo stato di sicurezza dell’Unione, presentato dal neo-Commissario europeo all’Unione della Sicurezza Julian King, lo scorso 12 ottobre. Un concetto su tutti viene sottolineato da King, serve più collaborazione tra gli Stati membri. "La frammentazione del nostro contesto di sicurezza ci rende vulnerabili”, ha aggiunto il Commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza Avramopoulos.
Due, quindi, dovranno essere le priorità dell’Unione sul tema: migliorare il quadro giuridico, prevenire e combattere la radicalizzazione, da una parte, migliorare lo scambio di informazioni, potenziare i sistemi informatici e rafforzare la sicurezza alle frontiere esterne, dall’altra.
Entro la fine dell’anno la Commissione spera di trovare un accordo parlamentare su due direttive: quella sulla lotta al terrorismo, che creerà un quadro legale adatto a fronteggiare gli attentati, e quella sul posessso delle armi da fuoco. L’obiettivo è quello di vietare la vendita delle armi semiautomatiche più pericolose. Le direttive, come da diritto europeo, andranno però ratificate dai Parlamenti nazionali.
Per raggiungere l’obiettivo di scambio di informazioni, la Commissione ha deciso di aiutare finanziariamente gli Stati. Settanta milioni di euro, per velocizzare il processo di lancio del sistema UIP: Unità d’Informazione sui Passeggeri, che permetterà di scambiare informazioni sui passeggeri in transito per l’Unione. Il Centro Europeo antiterrorismo di Europol, già attivo da gennaio 2016, fornirà sostegno continuo agli Stati membri nel fronteggiare i momenti di crisi. È inoltre in sviluppo un sistema UE di informazione e autorizzazione ai viaggi, ETIAS, che attiverà i controlli sui cittadini di Paesi extra UE in arrivo verso l’Unione, e un sistema di controllo ingressi/uscite dell’UE (EES) per i confini esterni. L’idea sarebbe quella di creare un unico software in grado di gestire tutte le informazioni relativa alla protezione dei confini esterni all’Unione, nonché al controllo degli accessi dei cittadini non comunitari, sia provenienti da Paesi per cui è richiesto un visto d’ingresso (come Russia o Cina), sia da Stati con cui esistono accordi, come Australia, Giappone, Stati Uniti o Canada.
Infine sono stati attivati procedimenti di infrazione contro gli Stati membri che non hanno ancora attuato le decisioni prese a Prüm cittadina tedesca al confine con Belgio e Lussemburgo dove nel 2005 è stato firmato l’accordo sulla lotta alla criminalità organizzata
Patto che avrebbe dovuto essere attuato entro l’agosto del 2011. All’appello oltre a Croazia, Grecia, Irlanda e Portogallo manca anche l’Italia.