Estasi nel passato con Beethoven e Mendelssohn

Un magnifico arrangiamento dell'orchestra Giovani in Sinfonia fa risorgere opere classiche e riti dimenticati

di Massimiliano Beghini

Nella serata di Giovedì 25, si è tenuto il concerto di apertura del ciclo “Giovani in Sinfonia”, all’interno della chiesa del Seminario Minore, progetto di formazione orchestrale promosso dall’Associazione Ensemble Zandonai. I concerti hanno avuto la partecipazione della Associazione ONLUS Asia Trento, impegnata in azioni di beneficenza in Tibet e nelle regioni limitrofe, e dall’istituto diocesano di musica sacra. Gli appuntamenti successivi saranno Giovedì 22 novembre nella chiesa di Mezzolombardo e Lunedì 17 dicembre nella chiesa Arcipretale di san Marco a Rovereto.

Il progetto è nato per avvicinare giovani talenti al mondo del professionismo musicale, con l’orchestra guidata dal Direttore Giancarlo Guarino e dal maestro per il coro Tarcisio Battisti ha interpretato la quinta Sinfonia di Beethoven e l’opera 73 “Lauda Sion” di Mendelssohn.

L’orchestra sinfonica ha arrangiato in modo impeccabile la Quinta sinfonia del compositore tedesco, con un crescendo di passione ed enfasi in tutti i quattro movimenti da un celeberrimo Allegro con Brio, in cui risaltava la passionalità di quell’epoca, fino a raggiungere l’ultimo movimento, l’Allegro in cui si denota tutta la genialità e magnificenza indiscussa di Beethoven.

L’esecuzione del secondo pezzo è stata accompagnata dal coro “in dulci jubilo” dell’Istituto Diocesano di Musica Sacra di Trento. Costituito da alunni ed ex alunni Trentini, è stato costituito per diffondere il repertorio sacro. Orientato alla riscoperta della estesa letteratura dei secoli XIX e XX, soprattutto di composizione trentina, che date le differenti esecuzioni odierne dei riti religiosi sono inadatte alle esecuzioni durante le cerimonie. Per questo motivo si è vista la necessità di impedire la caduta all’oblio di questi notevoli pezzi cantati.

L’opera suddivisa in otto movimenti è basata sugli scritti di Tommaso d’Aquino, e fa trasparire tutta la suntuosità di epoche passate. La notevole interpretazione corale e singola del soprano evidenziano l’esperienza mistica e la complessità di riti anacronistici e spettacolari, anche agli occhi di un profano, con picchi di particolarissimi in pezzi come: “In hac mensa novi Regis”, “Caro cibus, sanguis potus” e in gran finale “Sumit unus, sumunt mille”

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