Quattro chiacchiere con lo psicologo!

Il Servizio di Consulenza Psicologica dell’Università di Trento ha risposto alle nostre domande in merito alle paure più frequenti degli studenti universitari in questo periodo.

Quattro chiacchiere con lo psicologo!

di Martina Bartocci

Inutile dire che negli ultimi dodici mesi la nostra vita è diventata un perenne confronto con noi stessi. Le occasioni di socialità sono state relegate a pochi momenti davanti ad un pc e la paura dell’altro è ormai costante. Dinnanzi a tutto ciò, la nostra psiche non può rimanere indifferente e tutti ci siamo riscoperti “problematici”. La Dott.ssa Carolina Coco, psicologa e psicoterapeuta e coordinatrice del Servizio di Consulenza Psicologica dell'Università di Trento, ha risposto alle nostre domande insieme al Dott. Ezio Elasdi.

1. Il Coronavirus ha sicuramente stravolto la vita di tanti universitari. Molti studenti fuorisede hanno dovuto lasciare la città di Trento e tornare a casa dai propri genitori, per motivi economici o semplicemente per paura di “rimanere soli” in una città priva di punti di riferimento affettivi. Di fronte a questa situazione di immobilismo, come si fa a reinventarsi in un altro contesto sociale e territoriale?

Molti studenti hanno avuto imprevisti di vario genere, dal non sapere se e come rientrare in famiglia durante il lockdown a come completare i tirocini con le disposizioni che stanno limitando alcune attività. Un anno di lockdown mette a dura prova tutti, in particolare le persone con fragilità come sono i nostri studenti. In una situazione del genere è molto importante mantenere vivi i propri progetti e obiettivi e continuare a coltivare le relazioni, rivedendo i modi in cui possiamo farlo: come quegli studenti che si trovano a fare un brindisi su zoom dopo un esame. È richiesta una buona dose di pazienza, di tolleranza, di flessibilità emotiva e mentale, risorse che ci permettono di essere resilienti davanti agli ostacoli impegnativi, come è questo periodo.

2. Tanti ragazzi, in questo momento, soffrono di attacchi di panico. L’università è molto cambiata: ormai è priva di qualsiasi contatto umano. Ci sono gli esami e ci sono poche occasioni di svago. Come si può “controllare” l’ansia?

Dedicarsi solo ed esclusivamente allo studio in questo periodo rischia di limitare gli orizzonti e porta a focalizzarsi solo su un aspetto della propria vita. In questa situazione, il proprio benessere rischia di dipendere solo dalla riuscita all’esame. Tutto questo ha favorito lo sviluppo di sintomatologie ansiose di vario grado e intensità, più della minaccia del Covid 19. L’ansia non si può controllare, si può gestire. E’ fondamentale sforzarsi di dedicare tempo nella propria routine ad altre attività: fare attività fisica, leggere un libro per svago, approcciarsi ad uno strumento musicale. Nel caso di attacco di panico, è importante considerare che è una reazione improvvisa che si manifesta con una attivazione di sintomi fisiologici e pensieri negativi e catastrofici. E’ una sensazione molto brutta che però dura un tempo limitato. Durante un attacco di panico non si muore ma è fondamentale, dopo che i sintomi sono passati, consultare uno specialista.

3. Molti ragazzi hanno preso il Covid-19 e tanti altri hanno familiari e amici (spesso lontani) che sono ammalati. In questi casi la paura per sé e per i propri affetti è tanta, ma nei fatti si può fare ben poco contro il virus. Cosa direste a questi ragazzi per arginare i loro timori?

Utilizzando il buon senso e seguendo le disposizioni sanitarie possiamo ridurre al minimo i rischi a cui esponiamo noi stessi e i nostri cari, in termini di contagio. Al contempo, occorre cercare di evitare eccessi in senso opposto. Ci sono studenti che, senza essere in condizioni di salute cagionevole, non escono di casa da mesi. L’idea di proteggersi di più evitando ogni contatto o azzerando le relazioni con il mondo esterno è più pericolosa del virus Covid 19. Dobbiamo fare attenzione a non esagerare con la protezione, in modo che il rimedio non sia peggiore del male. Quando i nostri familiari stanno male, ciò che ci affligge di più è l’impossibilità di essere vicini fisicamente e l’angoscia della solitudine che loro vivono. Non ci sono soluzioni, è vero, ma ciò che aiuta in questi momenti sono le parole di incoraggiamento e di vicinanza: mantenere il dialogo e la condivisione con i familiari e amici, ricercare l’ascolto e chiedere aiuto.

4. Tanti studenti lamentano il fatto che quando escono “non sono più come prima”. Hanno una maggiore difficoltà nel relazionarsi con gli altri, come se ormai fosse più normale vivere soli con se stessi piuttosto che condividere del tempo con altri ragazzi. Torneremo ad avere di nuovo voglia di uscire e di incontrare persone?

Per molti studenti questo periodo ha avuto degli effetti regressivi. È come se si fosse creata una sorta di abitudine a stare in una zona comfort, dove è richiesta meno iniziativa sociale. Essere in casa fa sentire protetti e viene a mancare la possibilità di scoprirsi capaci di stare con gli altri. Al contempo, ci si è assuefatti all’uso di dispositivi tecnologici, cercando in questi la possibilità di trovare stimoli ed emozioni, ma anche vivendoli come oggetti di rifugio e consolazione. Per sfuggire ai rischi del Covid 19 ci si è disabituati all’apertura all’altro, al contatto con il mondo fuori di casa, a quella parte di rischio che ogni relazione sollecita. E’ importante ritrovare e custodire il piacere vissuto e il senso di efficacia sperimentato nelle esperienze universitarie di autonomia, socialità iniziate ed interrotte. 

Ringraziamo la Dott.ssa Coco ed il Dott. Elasdi per la loro disponibilità e professionalità. Ci auguriamo che questa intervista serva a quanti si sentono soli nelle loro ansie e nelle loro paure, al fine di comprendere che gli effetti psicologici del Coronavirus non vanno sottovalutati e non sono meno importanti dei disagi fisici. 

Per accedere al Servizio di Consulenza Psicologica gratuito:

- Telefonare allo 0464 808116 o inviare una email a consulenzapsicologica.studenti@unitn.it.

 

img.source: Umberto Scotti

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